A cura di Lucia Cucciolotti
Elogio Dell’umanità e nostalgia dell’Amore
Una analisi scientifica e lucidamente razionale quella che nel suo “Le particelle elementari” Houllebecq fa del cammino dell’Umanità dagli anni Cinquanta ad oggi fino alla pre-visione di un possibile futuro e la salvifica liberazione dal gretto individualismo della razza Umana, procreatrice dell’uomo-nuovo. E’ paradossale e lancinante leggere e rispecchiarsi nella condizione umana ritratta senza mezzi termini nella cruda esistenza quotidiana , sentirsi inglobati nel gioco sprezzante della vita e della morte. E alla fine arrivare a giustificare un elogio dell’Uomo, individuo libero senza Dio e senza fede, carne da macello e pura corporeità per soddisfare i piaceri terreni nella incessante battaglia contro lo spettro dello scorrere del tempo, della angoscia della malattia fino alla sconfitta finale della morte.
In questo quadro dipinto a tinte forti, con un linguaggio scabro e reale e uno stile asciutto e superbo fra ricordi, monologhi interiori, teorie scientifiche e rumoreggiamenti filosofici ci si ritrova in una posizione scomoda e quasi si stenta a riconoscere il proprio posto in questa umanità: “ovunque sulla superficie del pianeta l’umanità stanca, stremata, diffidente di sé e della propria storia, si apprestava bene o male a entrare in un nuovo millennio”. La lenta e tenace distruzione progressiva dei valori morali trae la sua origine negli anni 50 con gli azionisti viennesi e la loro volontà dionisiaca di liberazione della bestialità e del male per poi proseguire nel corso degli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta attraverso le generazioni beatnik, gli hippy e i figli degli stessi, i Serial Killer: tutti perfettamente accomunati nell’essere dei libertari integrali, nell’esaltazione dell’affermazione dei diritti dell’uomo di fronte a tutte le norme sociali e a tutte le ipocrisie quali la morale, il sentimento la giustizia e la pietà.
In questo scenario non stupisce affatto l’ossessione di Bruno Clément per il sesso e la ricerca di una adeguata posizione in questa umanità: il godimento sessuale ad ogni costo, il sogno di diventare scrittore, la separazione e l’incomunicabilità di un padre con il proprio figlio, il marcato senso di invecchiamento già a 40 anni e la volontà assurda di infilarsi nel gioco sociale, con adeguata posizione intellettuale, finanziaria o mediatica. L’uomo-consumatore dunque che si consola con psicofarmaci e sedute psichiatriche, con vacanze in paradisi del sesso e locali di scambisti, ingolfato sempre più dalla società erotico-pubblicitaria in cui vive che si accanisce per alimentare il desiderio e controllarne la soddisfazione nella sfera privata. Nessuna possibile religione, le relazioni familiari si sciolgono ed eccola qui la malinconia dell’uomo occidentale, che soffre senza conoscere la realtà dei sentimenti, che sguazza nel cinismo e nella fredda solitudine, che forse ha una minima possibilità di essere felice – se riesce ad averne coscienza – ma si ritrova nella incapacità di amare.
All’opposto il fratellastro Michel Djerzinski , uno scienziato dedito alla biologia molecolare e vicino al Nobel, che soffre anche lui dell’abbandono della madre, anch’egli vittima di quella “madre snaturata”. Tuttavia a differenza di Bruno, Michel si dedica completamente sin dall’adolescenza allo studio e alla rigida chiusura alle emozioni e alle sensazioni di piacere tipiche della cultura giovane, tutta sesso e violenza, degli anni ’70. Unico stimolo alla vita è il desiderio di conoscenza tralasciando del tutto le relazioni umane e affettive, impermeabile ad ogni tipo di emozione. Il suo sogno è di riuscire a clonare gli esseri umani per garantire ad essi il sogno di una vita perfetta e felice. A quaranta anni la possibilità di tornare a vivere abitando il suo corpo la relazione con Annabelle, la donna della sua vita. Dopo 23 anni di separazione si incontrano e accettano una relazione di tenerezza e dolcezza, una consolazione al duro gioco della vita passata: due individui in avanzata fase di invecchiamento, con valore genetico mediocre, mammiferi intelligenti con facoltà di amarsi. Michel, in pieno suicidio dell’Occidente, sa di non avere alcuna speranza né possibilità, ma accetta di vivere, la sua e quella di lei, ultima vera relazione umana: lui che prova compassione per lei e per le sue riserve di amore, per l’illusione che malgrado tutto ancora nutriva per l’Amore. E Michel è felice, anche dinanzi all’impervio della malattia e alla morte di lei, perché “almeno per qualche settimana, Annabelle aveva forse provato la sensazione di essere amata”.
In questa desolante allucinazione della vita dell’uomo occidentale resta lo spazio per la nostalgia dell’Amore e della bontà, quale isolante alla ruvidità del gioco della vita, che si dispiega fra l’angoscia dell’invecchiamento e della morte e la ossessiva ricerca materiale o la totale estatica separazione dal mondo e impermeabilità all’esistenza quali possibili vie di salvezza.
Lucia Cucciolotti
Titolo: Le particelle elementari
Autore: Michel Houellebecq
Traduttore: Perroni S. C.
Editore: Bompiani
Collana: Tascabili. Best Seller
Prezzo: € 10.90
Edizione: 15
Data di Pubblicazione: Luglio 2000
ISBN: 8845244571
ISBN-13: 9788845244575
Pagine: 316
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea