Memoria delle mie puttane tristi
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tavolo qualcosa che non mi sembrò un corpo vivo ma una presenza sovrannaturale che mi sfiorò i piedi, e feci un balzo gridando. Era il gatto con la bella coda dritta, la sua lentezza misteriosa e la sua razza mitica, e non riuscii a evitare il brivido di essere solo in casa con un essere vivo che non era umano. Quando risuonarono le sette alla cattedra¬le, c’era una stella sola e limpida nel cielo color di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati. Non sopportai oltre. Presi il telefono col cuore in gola, composi i quattro numeri molto lentamente per non sbagliarmi, e al terzo squillo riconobbi la voce. Allora, mia cara, le dissi con un sospiro di sollievo: Perdona i miei capricci di questa mattina. Lei, tranquilla: Non preoccuparti, stavo aspettando la tua chiamata. L’avvertii: Voglio che la ragazza mi aspetti come Dio l’ha messa al mondo e senza pitture in faccia. Lei fece la sua risata gutturale. Ai tuoi ordini, disse, ma ti perdi il gusto di spogliarla pezzo per pezzo, come piace ai vecchi, non so perché. Io sì 69 |
Titolo: Memoria delle mie puttane tristi
Autore: Gabriel García Márquez
Traduttore: Morino A.
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Prezzo: € 14.00
Data di Pubblicazione: Gennaio 2005
ISBN: 8804544759
ISBN-13: 9788804544753
Pagine: 141
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea