Dal 30 gennaio in libreria “Matroneum” la vera storia di Camilla Faà Gonzaga edito Il Foglio
La prima autobiografia in prosa di una donna italiana
Un atto di denuncia di incredibile attualità, rimasto inedito per quattro secoli
Corte di Mantova, 1616. Una damigella di nome Camilla Faà sposa in segreto il duca Ferdinando Gonzaga. Ma il matrimonio risulta illegittimo, orchestrato dal duca e dai suoi collaboratori con lo scopo di convincere la giovane Camilla a concedersi a lui. Dalla loro unione nasce Giacinto, l’unico erede alla corte dei Gonzaga, mai riconosciuto.
Per evitare uno scandalo, su insistenza di Caterina de’ Medici, nuova moglie di Ferdinando, Camilla viene rinchiusa in un monastero e le viene tolto il suo bambino. Prima di prendere i voti, però, fa qualcosa di unico per la sua epoca: denuncia ciò che è avvenuto, e scrive la sua storia, che allora è solo all’inizio.
Il manoscritto originale, su cui si basa questo romanzo, è custodito tutt’oggi nel Monastero del Corpus Domini, a Ferrara. Si tratta di un testo molto breve, ma di un immenso valore letterario e sociale, trattandosi della prima autobiografia in prosa scritta da una donna in Italia. Un vero atto di coraggio e di libertà.
Matroneum è la storia di una donna che ha affrontato da sola un’intera società misogina e maschilista con l’unica arma a sua disposizione: la verità.
Titolo: Matroneum
Autore: Frank Iodice
Prezzo copertina: € 14.00
Editore: Ass. Culturale Il Foglio
Collana: Narrativa
Data di Pubblicazione: dicembre 2017
EAN: 9788876067112
ISBN: 8876067116
Pagine: 160
Un breve estratto:
“Voi duchi e marchesi, uomini politici, strateghi capaci di vendere e comprare paesi, artisti eccelsi e dotati di grandi intelletti, amatori esperti e mariti infedeli, voi, che vi illudete di conquistare una ragazza della mia età con l’inganno, raccontandole le vostre storie di domini e di ricchezze, attirandola con il luccichio dei vostri medaglioni di famiglia, su cui neanche si riconoscono più i volti delle vostre defunte mogli o dei vostri fratelli cui avreste dovuto rubarle, voi, pronti a sposare parenti e sorelle pur di non perdere i vostri regni, quando vi rendete conto di quello che state facendo, di quanto in basso siete caduti per non aver ascoltato l’unica vera natura dell’essere umano, che dovrebbe essere quella dell’amore, solo allora, eccovi qui, a inventare bugie, bugie e bugie”.
Matroneum, la storia “eccezionale” di Camilla Faà Gonzaga, o di ognuna di noi
A pagina 49 ho letto: “Una strana inversione delle posizioni; ciò che oggi succede è reale e ciò che si racconta sembra irreale, ma dopo molto tempo il racconto prende il posto della realtà, perché la gente muore e le parole no.” Ecco, da qui, ho iniziato ad avere seri brividi. Sapere che “solo” nel 1616 accadevano cose che non discostano poi così tanto dalla nostra realtà è davvero una visione surreale. Mi sono sentita partecipe e coinvolta, emotivamente simile alla povera Camilla. Se di “povera” dobbiamo parlare.
Un continuo di emozioni, dalla ingenuità con la quale Camilla ha accolto quello che le veniva offerto (vigliaccamente), all’amore immenso di madre, per il quale decide di arrendersi pur di preservare l’amato Giacinto. Una vita meravigliosa anche se al cospetto di gente balorda. Qui, mi sono fermata a piangere…a lungo.
“Per avere mio figlio vivo, abbassai ancora la testa e se a una prima analisi, quello che feci fu un errore, provate a pensare a quanti pavimenti conoscete a memoria, e a quanti soffitti invece, per capire che tutte noi, abbassiamo troppo la testa e ubbidiamo a qualcuno per il bene di qualcun altro.” Ero io che parlavo. Che parlo ancora con questo tono… “Ero decisa a gettar via me stessa per salvare mio figlio.” Ancora io.
Attualissimo. Mio e di tante donne vittime di follia aliena in cui di umano non c’è nulla.
“Il matroneum, un luogo circolare in cui ci è permesso passaggiare.” […] “Questo luogo mi ha permesso di fuggire senza fuggire, uscire senza uscire, essere libera, infine, pur avendo rinunciato alla mia libertà.” Simbiosi perfetta. Mi ci ritrovo e piango dalla commozione. La mia casa, il mio cuore. Matroneum.
E poi Giacinto, figlio di un’eroina, meraviglioso fanciullo nato e cresciuto da solo. Un piccolo grande uomo. L’incontro con la madre… l’ho vissuto malissimo. Tremavo, giuro, ed erano così tante le lacrime che ho dovuto lasciare per un po affinché i miei occhi riprendessero la loro forma. Ho la pelle d’oca solo a ricordare.
Il finale, ancora più sorprendente. Rivelazione che ancora una volta qualcuno ha infierito sulla persona di Camilla. “Spero che raccontiate questa [storia] alle vostre bambine e facciate in modo che almeno loro non ridano della mia ignoranza.”
Ti avrei voluto abbracciare Camilla e non puoi neanche immaginare con che forza e che amore.
Grazie Frank, per il tuo lavoro, per il tuo compito, per tutto. Un lungo, lunghissimo applauso per te.
Camilla ti è grata.