Chi fu, che cosa fu, Margherita Sarfatti nata Grassini nel 1880 a Venezia? Socialista e anarchica, poi musa e biografa di Benito Mussolini. Giornalista, critica d’arte e scopritrice di rari talenti, organizzatrice culturale e scrittrice di amplissima versatilità, intellettuale organica al regime, poi in quanto ebrea esule per via delle leggi razziali. Saggista, viaggiatrice, poliglotta, conferenziera e tanto altro ancora. La Sarfatti fu una personalità multiforme, una donna emancipata, con la macchia dell’adesione al fascismo da cui dopo tanti onori fu infine ripudiata. Un destino complesso.
Eppure la nata alle Fondamenta della Misericordia nel Ghetto Vecchio di Venezia fu un vero epicentro e motore d’idee e cultura. Alla Sarfatti viene dedicata una mostra divisa in due diversi luoghi museali: il Museo del Novecento a Milano e il MART di Rovereto. In esposizione nella magnifica città trentina una interessante e gran congerie di documenti e una splendida rappresentanza di opere d’arte, utile a ricostruire il percorso della protagonista e quei tormentati tempi: dalla Belle Époque alla Prima Guerra Mondiale, dall’avvento della dittatura in Italia al precipitare degli eventi e all’altro rovinoso conflitto, sino alla nascita di un nuovo mondo.
Cosi al MART si trascorre da Boccioni a Campigli, da Carrà a Casorati, e De Chirico, Dudreville, Funi, Licini, Martini, Morandi, Medardo Rosso, Severini, Sironi, Wildt… E lettere, libri, manifesti per definire la parabola esistenziale del personaggio Sarfatti (la morte avvenne nel 1961) e di tutta la temperie storica in cui fu immersa.
Sono sei le sezioni tematiche della mostra al MART: Ritratto di signora–La Collezione Sarfatti–Artisti allo specchio–Le mostre in Italia–Da “Dux” a “Acqua passata”–Le mostre all’estero.
E risalta in tutta la sua forza il movimento Novecento Italiano – artefice e madrina la Sarfatti – con “il recupero della tradizione dell’arte dopo le avanguardie di inizio secolo e, soprattutto, l’affermazione dei principi di bellezza e armonia contrapposti alle dissonanze dell’arte cubista, espressionista, futurista. Il nuovo linguaggio declina in chiave moderna i valori dell’arte antica e rinascimentale e reinterpreta i generi della pittura: ritratto, paesaggio, natura morta. In una sintesi rara e preziosa tra l’evocazione della classicità e le aspirazioni della modernità, Novecento insegue la perfezione, le sue regole, le armonie”.
Non si trattò dunque, per quel che concerne questa operazione intellettuale, di una mera operazione passatista, bensì di una sapiente coniugazione fra valori della tradizione e istanze della contemporaneità. Nonostante la soffocante (e talora gretta e grottesca) cappa della dittatura fascista. Fu Novecento Italiano un momento comunque alto per quegli interpreti e foriero di novità, idee e suggestioni, così come ricco e carico di istanze le più varie l’itinerario di Margherita Sarfatti nata Grassini.
Alberto Figliolia
Margherita Sarfatti. Il Novecento Italiano nel mondo, a cura di Daniela Ferrari, con la collaborazione di Ilaria Cimonetti e dell’Archivio del ‘900 del Mart. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Fino al 24 febbraio 2019.
Orari: mar-dom 10-18, ven 10-21, lun chiuso. Il servizio di biglietteria termina mezz’ora prima della chiusura.
Ingresso: intero 11 euro, ridotto 7 euro, gratuito fino a 14 anni e persone con disabilità.
Info: tel. 800397760, +39 0464438887; siti web www.mart.trento.it e electa.it.
Catalogo Electa: pagine 312, 360 illustrazioni, prezzo 40 euro.