Favole raccolte, curate e riadattate da Simone
Nei tempi antichi, prima che arrivassero gli uomini bianchi, nel centro Africa viveva un cacciatore al quale capitò un avventura molto strana. Mentre era a caccia nella giungla, s’imbatté in un grosso pitone che si era attorcigliato attorno ad una antilope per soffocarla tra le sue spire. Ma l’antilope, con uno sforzo sovrumano, aveva infilato un corno aguzzo nel collo del pitone trapassandolo di lato e do lì in un tronco d’albero, così profondamente che né l’uno né l’altro potevano muoversi.
– Aiutami! – gridò l’antilope quando vide il cacciatore. – Non facevo male a nessuno eppure se non mi fossi difesa, costui mi avrebbe già presa e mangiata.
– Aiutami! – sibilò il pitone. – Io sono Insato, il re dei serpenti, e saprò ricompensarti a dovere.
Il cacciatore decise di procurarsi la ricompensa e con un colpo energico della sua zagaglia abbatté l’antilope.
– Ti ricompenserà senza dubbio – ansimò l’antilope – ma sarà una ricompensa che si abbatterà che porterà alla rovina a te e alla tua gente.
Poi morì, il pitone la mangiò e disse al cacciatore:
– Vieni con me nel regno dei serpenti ed io ti farò scegliere tra i più belli quello che ti piacerà di più.
Si inoltrarono nella giungla più fitta, finché giunsero alla prossimità di un buco che sprofondava sottoterra.
– Tieniti alla mia coda – disse il re dei serpenti – io andò avanti e ti trascinerò con me..
Il percorso fu lungo e buio, ma alla fine si trovarono all’aperto, in un paese ridente coperto da una bella erba verde dove pascolavano mucche, pecore e capre. In distanza si vedevano file di case alte e quadrate con le mura di pietra ed i tetti di ferro e d’oro splendente.
Il cacciatore si volse verso il compagno ma si trovò accanto un uomo alto, avvolto in una pelle di serpente, con anelli d’oro purissimo al collo ed ai polsi.
– Sono Insato, il re dei serpenti. – Lo rassicurò l’uomo, ma nel mio paese prendo l’aspetto umano, come vedi. Questo è il mio regno: vieni ed osservane le meraviglie.
Quando giunsero in città il cacciatore si accorse che anche i granelli di polvere per la strada erano d’oro e tutto quello che un uomo poteva desiderare era lì a portata di mano. Nel palazzo trovò ancelle pronto a servirlo ed in suo onore fu preparata una grande festa.
– Domani, disse Insato, il re dei serpenti – sceglierai la tua ricompensa, ti darò qualunque dei miei beni ti piaccia di più.
Quella notte il cacciatore trasse fuori il sacchetto di giunco che portava appeso al collo, l’aprì e parlò a Zenzi-mizi, la vespa che sapeva tutto. In Zenzi-mizi infatti risiedevano tutta la saggezza della sua tribù e gli spiriti dei suoi avi.
– Dimmi Zenzi-mizi – disse il cacciatore – che dono devo chiedere ad Insato, il re dei serpenti?
– Chiedigli Sipao, lo specchio magico – ronzò Zenzi-mizi. – Chiediglielo più di una volta. E’ la cosa di maggior valore che esista al mondo, perché è lo specchio dei desideri e potrà procurarti tutto quello che vorrai. Se il re esita a dartelo, chiediglielo il giorno seguente e quello dopo ancora: alla fine te lo darà, perché tu gli hai salvato la vita.
Così avvenne. Insato esitò per parecchi giorni ma infine, con le lacrime agli occhi, dette lo specchio magico al cacciatore, che afferrò lo specchio di metallo e disse:
– Sipao, Sipao, desidero ritornare alla mia terra.
Vi si ritrovò sull’istante e camminò fino alla porta della sua capanna dove sua moglie e sua figlia lo attendevano.
Il giorno dopo egli riprese in mano lo specchio magico e disse:
– Sipao, Sipao, desidero una città grande come quella di Insato, il re dei serpenti, e voglio esserne il capo.
Subito, lungo le rive del gran fiume Zambesi, sorse una città con case di pietra dai tetti di metallo e oro splendente: la popolazione era ricca, perché possedeva greggi di pecore e branchi di mucche e tutti furono felici di acclamare come loro capo il cacciatore.
Sua moglie e sua figlia lo pregarono di rivelar loro come aveva fatto ad ottenere tutte quelle meraviglie, ma per parecchio tempo egli mantenne il segreto. Alla fine però, mostrò lo specchio magico a sua figli, le rivelò come l’aveva avuto ed aggiunse:
– Sipao sarà più sicuro in mano tua, figlia mia, perché tu abiti da sola. Mentre vicino a me ci sono sempre molti uomini che vengono a consultarmi. Perciò nascondilo e tienilo al sicuro.
Sua figlia nascose lo specchio magico sotto il cuscino e per diversi anni vissero tutti felicemente.
Un giorno però arrivarono in quel paese gli uomini bianchi e combatterono duramente ed a lungo per conquistarlo. Ma non vi riuscirono a causa dello specchio magico e dovettero indietreggiare fino alla costa.
Allora Rei, il re degli uomini bianchi, mandò un servitore fidato a scoprire il segreto. Questi venne davanti al cacciatore, tutto vestito di stracci e d disse:
– Grande Capo, abbi pietà di me: io non ho più casa: Rei mi ha spinto a morire di fame nella giungla, perché mi sono rifiutato di combattere contro di te, ben conoscendo il tuo valore.
Il vecchio cacciatore credette nella storia dell’uomo bianco e gli diede un tetto per ripararsi e cibo per nutrirsi. Ma l’uomo bianco ingannò la sua figliola con false parole d’amore ed essa gli parlò dello specchio magico e glielo fece vedere. Allora egli lo prese in mano e disse:
– Sipao, Sipao, vorrei essere dove si trova Rei.
E in un istante dopo era già sparito. Ben presto gli uomini bianchi tornarono all’attacco della città ed il vecchio cacciatore disse a sua figlia:
– Figlia mia, portami Sipao, lo specchio magico, perché i bianchi stanno per entrare in città.
– La maledizione sulla mia testa! – singhiozzò la fanciulla. – Lo specchio magico non c’è più perché l’uomo bianco che stava qui era un traditore e me l’ha rubato!
Allora il vecchio cacciatore aprì il sacchettino di giunco che portava appeso al collo e disse:
– Zenzi-mizi, dimmelo tu: cosa devo fare?
– Non c’è proprio niente da fare – ronzò la vespa – perché si sono avverate le parole dell’antilope che tu uccidesti.
– La ricompensa porterà la rovina su di me sulla mia gente! . gridò il cacciatore. – Siamo tutti perduti …
In quel momento gli uomini bianchi irruppero nella città ed uccisero il cacciatore e molti dei suoi, mentre gli altri furono fatti schiavi.
Da quell’epoca gli uomini neri sono stati sconfitti e ridotti in schiavitù, mentre gli uomini bianchi sono diventati i padroni della terra.
Perché possiedono Sipao, lo specchio magico.
Simone
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