La legge è legge di Cristian-Jacque


A cura di Gordiano Lupi

La legge è legge (titolo francese: La loi… c’è la loi!) ricorda Guardie e ladri (1951) di Mario Monicelli e Steno, qualche critico ha voluto dire che è “una riedizione corretta, più moderna e più leggera” (Ennio Bispuri – Totò, principe clown, 1997) del film interpretato da Totò e Aldo Fabrizi. Non condivido, penso che sia ravvisabile una citazione della pellicola precedente, ma il film gode di una ben precisa originalità. Inoltre è l’unico caso in cui riusciamo ad apprezzare insieme due comici straordinari – ma diametralmente opposti – come Totò e Fernandel. Alcune sequenze indimenticabili citano il cinema muto, le comiche, sono prive di dialoghi e soggetto, basta il singolare modo di ridere dei due attori a strappare il sorriso. Il film viene presentato al Festival di Berlino, voluto dal produttore Alexandre Mnouchkine, padre di Ariane Mnouchkine, fondatrice del Théatre du Soleil. Alla base di tutto c’è la storia di un confine conteso, il comune di Briga Marittima, divenuto francese solo nel 1947, ma con un territorio diviso in due dalla linea di frontiera. Per questo alcune frazioni sono rimaste italiane, altre sono state annesse ala Francia, alcune sono piemontesi (provincia di Cuneo), altre liguri (provincia di Imperia). Il nuovo confine porta problemi, incomprensioni e soprattutto contrabbando. Il film è ispirato alla realtà degli arresti per contrabbando che si sono succeduti negli anni Cinquanta, delle richieste di documenti per i cittadini di Briga al comune francese e alle vicende di famiglie divise tra Italia e Francia. Fernandel si chiama Pastorelli, uno dei cognomi più diffusi a Briga Marittima.
Il film è ambientato nel paesino immaginario di Assola, ma in realtà viene girato a Venafro, in Molise. La situazione di frontiera che viene raccontata è di pura fantasia, può essere ispirata a Ventimiglia – Mentone, perché i due centri sono lontani dieci chilometri, ma la frazione di Grimaldi è vicina a Italia e Francia.
Vediamo la trama. Ad Assola, paese diviso a metà dalla linea di confine, vivono il doganiere francese Ferdinand Pastorelli (Fernandel) e il contrabbandiere napoletano Giuseppe la Paglia (Totò). Il film comincia con una serie di scenette legate al contrabbando e agli arresti che possono essere eseguiti solo in territorio francese. Il fulcro fondamentale della storia è legato alla nazionalità di Ferdinad, nato da madre e padre ignoti, nella cucina di una trattoria, al tempo territorio italiano, ma registrato dall’albergatore nel comune francese. La commedia diventa dramma personale per Ferdinad, che perde il posto di doganiere, deve registrarsi come cittadino italiano, finisce in galera, si vede negare nazionalità, moglie e famiglia… Per assurdo riprende validità il matrimonio con la prima moglie (consorte di Giuseppe) perché in Italia il divorzio non esiste, quindi è accusato di bigamia. Ferdinand subisce un arresto come disertore perché non ha fatto il militare in Italia, anche se ha combattuto in Francia per cinque anni come tiratore scelto. In preda alla follia, fugge sulle montagne e comincia a sparare sulle persone che gli hanno distrutto la vita. Giuseppe risolve una situazione che si è fatta difficile, dopo aver scoperto per puro caso che quando Ferdinad è nato la cucina della trattoria era in territorio francese. La vita torna alla normalità, con Giuseppe che fa il contrabbandiere e l’amico – nemico che gli dà la caccia per imprigionarlo.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Fiacca presa in giro della burocrazia in una commedia che sembra una variante della saga di Don Camillo e Peppone”. Non condivido il fiacca, perché il film realizza un’efficace stigmatizzazione della burocrazia. Inoltre Don Camillo e Peppone non hanno alcuna attinenza al film in oggetto, che – caso mai – presenta un nobile antecedente in Guardie e ladri. Il fatto che Fernandel sia protagonista insieme a Totò non può automaticamente indurre a pensare che ci sia di mezzo Don Camillo. La critica di Mereghetti è molto superficiale. Morando Morandini: (due stelle e mezzo) “Il doganiere francese Pastorelli e il contrabbandiere italiano Giuseppe vivono nel paese montano di Asola, tagliato in due dal confine. Deciso a fare un brutto scherzo al doganiere, Giuseppe riesce a provare che è nato in territorio italiano, mettendolo nei guai. Pacificazione finale. Unico film in cui i due celebri comici hanno fatto coppia. La storia è un pretesto per i loro duetti, ma è condotta agilmente. Anche i personaggi di contorno sono ben coloriti. Corredata di 6 firme tra cui Age & Scarpelli, la sceneggiatura è ispirata a Guardie e ladri. Fotografia di G. Di Venanzo, musiche di N. Rota”. Pino Farinotti concede tre stelle senza motivare, che condividiamo, aggiungendo che il film è una divertente presa in giro della burocrazia e che sfrutta al meglio le doti mimiche di due attori come Totò e Fernandel. Molte sequenze sono da antologia del comico, anche se il doppiaggio di Carlo Dapporto – che ricorre a un buffo francese italianizzato – non fa apprezzare al meglio la comicità di Fernandel.

Regia: Cristian-Jacque. Soggetto: Jacques Emmanuel, Jean-Charles Tacchella. Sceneggiatura: Age, Furio Scarpelli, Cristian-Jacque, Jean Manse, Jacques Emmanuel. Produttore: Franco Cristaldi. Fotografia: Gianni Di Venanzo. Montaggio: Jacques Desagneaux. Musiche: Nino Rota. Scenografia: Gianni Polidori. Durata. 98’. Genere: Comico – Drammatico. B/N. Interpreti: Totò, Fernandel (doppiato da Carlo Dapporto), Nino Besozzi (doppiato da Michele Malaspina), Leda Gloria, Nathalie Nerval, Nöel Roquevert (doppiato da Stefano Sibaldi), René Genin (doppiato da Nico Pepe).

Gordiano Lupi
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