Khaled Hosseini – Il cacciatore di aquiloni


A cura di Anifares

I libri che hanno troppo successo scatenano in me timori, è stato sempre così quindi metto in pratica un’antica strategia, cerco di farmeli prestare. E così è stato per “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini. La strategia ha funzionato anche questa volta? Per me si, avrei speso euro 17,50 per un discreto libro. Sarò forse l’unica voce al dì fuori del coro? Sembrerebbe di si, ma non ho detto che è da buttare ma non è nemmeno da indicarlo come capolavoro o indispensabile nel cammino da lettore. Ma basta critiche, passiamo alla storia. Amir è sunnita e padrone e Hassan è sciita e servo, ma sono amici in una città profumata com’era Kabul trent’anni fa. Poi succede qualcosa e da lì la loro storia d’amicizia finisce e cambia anche l’Afghanistan. Amir ed il padre sono costretti a scappare in America ma poi Amir tornerà a Kabul perché viene chiamato per aiutare un bambino (chi è il bambino? Facile, troppo facile). Kabul, una città in cui volavano gli aquiloni ed ora aspetta tempi migliori. Il libro è molto scontato, prevedibile, si una storia scritta bene ma prevedibile, in questo libro mi è capitato sempre, insomma uno strazio. Sapevo Hassan con chi si sarebbe sposato e con chi? Con l’unica donna descritta in tutto il romanzo come una dea scesa in terra. E poi il tipo di scrittura non è proprio da chi ha talento, semplice che scivola bene ma niente di più, siamo lontani da quello che può essere un capolavoro. Ma nonostante questo non posso dire che è un libro da non leggere, anzi lo raccomando a quelle persone che durante la guerra in Afghanistan affermavano che gli afghani erano dei selvaggi. Lo consiglio a quelle persone che quando in televisione ci sono immagini da quel paese cambiano canale. Lo consiglio a quelle persone che prendono la vita “easy” e che non s’indignano per niente. È un buon libro per incuriosirsi ad una terra lontana con una sua storia e con le sue tradizioni, anche se lo scrittore poteva soffermarsi più sul regime talebano e la paura che ha portato. Insomma se è una storia in Afghanistan, raccontalo meglio. È un buon libro per avvicinare l’essere umano ad un cammino lungo che è la lettura. Un libro che può scuotere una coscienza e far conoscere una terra che deve avere tutto il rispetto che merita. Però aggiungo una cattiveria: ma se non fosse ambientato in un paese sotto i riflettori avrebbe avuto questo successo mondiale? Sono consapevole di essere molto esigente come lettrice.

Khaled Hosseini (Kabul, 4 marzo 1965) è uno scrittore e medico afghano. Dal 1980 vive negli Stati Uniti ed è l’autore del libro campione di vendite, Il cacciatore di aquiloni, edizioni Piemme (2004). Nel 2007, ha pubblicato il suo nuovo libro intitolato Mille splendidi soli (già 1° in classifica dei best-seller) che, solo in Italia, ha venduto più di un milione di copie.
La casa di produzione di Steven Spielberg, DreamWorks, ha acquistato i diritti di entrambi i romanzi, per trarne dei film.
In dari (la lingua persiana dell’Afghanistan) il suo nome si scrive خالد حسینی.

Titolo: Il cacciatore di aquiloni
Autore: Khaled Hosseini
Traduttore: Vaj I.
Editore: Piemme
Collana: Bestseller
Prezzo: € 12.00
Data di Pubblicazione: Giugno 2009
ISBN: 8838483558
ISBN-13: 9788838483554
Pagine: 362
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea

Biografia
Hosseini è nato a Kabul, in Afghanistan, ultimo di cinque fratelli. Suo padre era un diplomatico in servizio presso il Ministero degli Esteri afghano e sua madre insegnava persiano e storia in un liceo femminile di Kabul. Nel 1970 il Ministero degli Esteri mandò la sua famiglia a Teheran, in Iran, dove il padre lavorò presso l’ambasciata dell’Afghanistan. Nel 1973 tornarono a Kabul. Nel luglio 1973, nella stessa notte in cui nacque il fratello più piccolo di Hosseini, il re afghano, Zahir Shah, fu spodestato in un colpo di stato dal cugino, Mohammed Daoud Khan.
Nel 1976 il Ministero trasferì ancora una volta la famiglia Hosseini, questa volta a Parigi. Nel 1980 sarebbero dovuti tornare a Kabul, ma nel frattempo (1979) in Afghanistan il potere era nelle mani di un’amministrazione filo-comunista, appoggiata dall’Armata Rossa. Temendo l’impatto della guerra sovietica in Afghanistan, la famiglia Hosseini chiese e ottenne l’asilo politico negli Stati Uniti e, nel settembre 1980, si trasferirono a San Jose, in California. Dato che avevano lasciato tutte le loro proprietà in Afghanistan, per un breve periodo vissero di sussidi statali, fino a che il padre riuscì a risollevare le sorti della famiglia intraprendendo numerosi lavori.

Influenze

Da bambino, Hosseini lesse molta letteratura persiana, insieme a traduzioni di romanzi occidentali. I ricordi di Hosseini del pacifico periodo pre-Sovietico dell’Afghanistan, come le sue esperienze con gli hazara afghani, lo hanno portato a scrivere il suo primo romanzo, Il cacciatore di Aquiloni. Un hazara, Hossein Khan, aveva lavorato per la famiglia dello scrittore quando vivevano in Iran. Quando era in terza elementare Hosseini gli insegnò a leggere e scrivere. Nonostante la sua relazione con Hossein Khan fosse stata breve e piuttosto formale, i ricordi che lasciò ad Hosseini gli furono di ispirazione per la descrizione del rapporto tra Hassan e Amir.

Anifares

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