Il Detective
Russo.
“È vero, comincia a tremarmi la mano. Vi do ancora pochi secondi” replica l’anziano.
“Parker oggi è il tuo giorno fortunato, non dimenticarlo, potrebbe non ri¬petersi un’altra volta. Ti do un consiglio: stai alla larga!” Russo e il complice vanno via.
Il detective è rimasto lì, in quella posizione, impacciato, a sorreggere con fatica quell’inutile peso morto, e a pochi metri ha la canna del fucile che gli mette angoscia. Con un ultimo sforzo tira su l’uomo, lo adagia sul pianerottolo, volge lo sguardo verso l’anziano con l’arma in mano; poi, quasi in punta di piedi, si allontana.
Il detective esce dal palazzo, percorre alcuni metri, attonito si guarda intorno: “Dov’è Eddie?… Me la sono vista bruttar pensa. Fa pochi metri e alla sua destra, in un vicolo senza uscita, vede parcheggiata la sua auto con la parte anteriore rivolta al muro. Si avvicina circospetto e scorge riverso per terra Eddie. Si precipita a soccorrerlo: “Eddie!!!” lo aiuta a girarsi lentamente sollevandogli le spalle.
“Mi spiace ragazzo, mi hanno colto di sorpresa…” dice con voce sommessa l’amico, col volto tumefatto. “Come stai?” gli chiede il detective.
“Mi sento come se le ossa fossero leggermente frantumate… niente di preoccupante. Mi hanno solo dato un po’ di pugni e calci. Dimmi di te”. “Mi è andata bene. La fortuna mi ha assistito”. “Sono stato un idiota”. “Non pensarci”.
“Sì che ci penso. Sono un vecchio rincoglionito”.
“Beh, questa volta ce l’hanno fatta a entrambi. Poteva andare molto peggio”. “Riesci sempre a trovare il lato positivo…”
“Perché non dovrei. A parte un brutto spavento e qualche ammaccatura,
siamo ancora qua a goderci questa meravigliosa vita”.
“Le tue parole sono confortanti” dice Eddie.
“Sono contento che la pensi così. Ce la fai ad alzarti?”
“Sicuro…”.
“Ti porto in ospedale”.
“Sto benissimo ragazzo” replica Eddie, mentre lentamente si alza da terra aiutato dall’amico.
“Lo so che hai la pellaccia dura, ma è sempre meglio che sia un medico a dire l’ultima parola”.
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