Intervista a Gaspare Armato


Gaspare ArmatoA cura di Renzo Montagnoli

Che tu sia un appassionato di storia è fuor di dubbio, tanto che sul tuo blog Babilonia61 tratti solo argomenti che si inseriscono nel filone delle ricerche. Come ti è nata questa passione?

Fin da piccolo, da quando avevo appena una decina di anni mi sono interessato di storia, iniziando con il Risorgimento, proseguendo con la Prima guerra mondiale, poi ancora la Seconda, adesso mi sono buttato in quella Moderna. Particolare è il fatto che in ognuno di loro ho trascorso anni investigando, curiosando, dettagliando, spesso perdendomi in particolari poco noti.

In “Appunti della Storia”, ultimo tuo libro, procedi a delle interviste cosiddette “impossibili”, perché relative a personaggi ormai defunti da lungo tempo. Lo scopo qual’ è?

Ricercare il passato come fosse ancora presente, il passato visto con gli occhi dei protagonisti, quasi come incarnarsi in loro e vivere il momento. E non è facile, giacché dietro ogni intervista c’è ricerca, c’è indagine, e più di tutto c’è curiosità, quella curiosità senza la quale uno studioso non va da nessuna parte. Tutto ciò porta a capire, a comprendere e, cosa importantissima, a non giudicare.

Ritorniamo alla storia. Com’è il tuo approccio con i fatti del passato, come consideri l’attendibilità dei testi che ne parlano?

La storia è raccolta di informazioni realizzata tramite l’analisi di documenti, corrispondenze, archivi, dichiarazioni scritte e orali. E non solo è questo, ma è altresì psicologia delle testimonianze. L’attendibilità viene dall’esame di più testi, dalla lettura di più pareri. Ma non mi fermo lì, quello è solo il punto di partenza, giacché la storia cambia, varia, la storia è un continuo mutare.
Il compito dello storico è, quindi, analizzare anche la psicologia di una notizia, in che epoca si sviluppò, in che ambiente culturale, in quale circostanza storica, in quali caratteristiche mentali, in quale paese, in quale ceto sociale. Due o tre prove, che spesso possono sembrare vere perché concordanti, si possono rivelare false, vuoi perché l’una copiata dall’altra, vuoi perché si basano su un’artificiosa notizia, vuoi perché, ed è spesso accaduto, uno degli autori semplicemente non è mai esistito e gli altri due hanno copiato un… inesistente. Ciò che oggi si crede vero, domani può essere solo mezzo vero, o falso addirittura, la ricerca è continua, pedante, scrupolosa.

Dicono che la storia insegni, ma il comportamento degli uomini sembrerebbe disattendere questo principio. Quale è la tua opinione al riguardo?

Siamo uomini in fase di formazione, abbiamo tanto da imparare, imparare prima da noi stessi, nel senso capirci e sapere cosa in realtà siamo e desideriamo, poi imparare da coloro i quali hanno raggiunto un certo equilibrio, e qui mi piace guardare al mondo classico, ai greci, ai latini, a Seneca, per esempio, dove nel suo immortale De Brevitate vitae ci di rivela la fugacità della vita.

Noto che cambi sovente editore. C’è un motivo?

La ricerca è nel mio essere, la ricerca con lo scopo di scoprire, fare conoscenze, sapere, crescere. L’editore è una continua ricerca.

In un non lontano passato hai scritto anche poesie, peraltro in tutto o in parte pubblicate, nonché hai ottenuto dei risultati di tutto rilievo in premi letterari importanti.
Come mai hai abbandonato la poesia, o comunque, se ne scrivi ancora, non provvedi alla pubblicazione?

Le poesie sono state un momento, un periodo della mia vita, diciamo fino all’età di vent’anni, forse meno. Poi mi sono immerso anima e corpo nella storia e… anche la storia è poesia, basta solo leggerla ad alta voce e si noteranno stati d’animo, espressioni linguistiche, si paleseranno sentimenti…

Programmi letterari per il futuro ce ne sono e, se sì, ci puoi anticipare qualche cosa.

Confesso che non desideravo dirlo, ma a te lo paleso con piacere. Stiamo lavorando, giacché siamo in due – un libro a quattro mani – su un saggio che riguarda proprio la storia del libro, della stampa, quasi mille anni di fatti e misfatti, un libro sostanzioso che mi toglie il sonno, ma, nello stesso tempo, mi rende felice. E di questo vivo, della felicità della ricerca.
Desideravo ringraziarti, Renzo, per l’attenzione con la quale mi segui, mi lusinghi. Davvero.

E io ringrazio te per le risposte esaurienti che hai fornito. Auguro, ovviamente, che il tuo libro incontri il favore dei lettori.

Leggi recensione a Appunti della Storia

Renzo MontagnoliSito

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