A cura di Pietro Romano
“Penso che ci si possa innamorare di chiunque perché abbiamo bisogno
d’amare o di illuderci d’amare qualcuno.
Si può essere innamorati dell’amore? Il mio desiderio d’amore me lo fa vedere dappertutto, mi sento viva se amo. Il mio Dio devo vederlo, accarezzarlo,
sentirlo parlare per poterci credere. Devo sentire la vita intorno
a me per sentirla dentro di me.”
“Ho fatto pace con me” di Censa Cucco è un diario in cui si snoda il racconto di un lungo e difficile percorso di pacificazione interiore. Alla descrizione di una Sicilia primordiale che santifica solo chi è capace di accogliere in sé i suoi valori ancestrali si contrappongono con forza passioni smisurate e spesso inconfessabili. La ricerca del Sé passa per la raffigurazione del dissidio volto all’affermazione dell’io contro tutto quello che vorrebbe confinarlo. Il solo modo di convertire la rottura in armonia è riunire tutti i frammenti di una vita spezzata per infine permettere a mente e corpo di espandersi. Amori delusi, fantasmi del passato, motivi di tensione esistenziale e inquietudini vengono così neutralizzati nella prospettiva del superamento.
-Censa, perché la scelta di raccontarti attraverso un diario?
Quando l’ho scritto ero giovane e tenere un diario mi è stato suggerito da una psicologa per seguire i miei sogni, le mie emozioni, i miei ideali ed il mio divenire quotidiano. All’epoca scrivevo sui classici quaderni e per fortuna negli anni li ho conservati attraverso le mie peregrinazioni a Firenze.
-Nel corso della lettura ho notato l’accuratezza con cui hai rievocato alcuni dei tuoi conflitti giovanili. Sebbene siano trascorsi molti anni, sono ancora custoditi all’interno del bagaglio delle tue esperienze. Com’è stato ricordarli? La scelta del genere diaristico ha in te comportato una profonda riflessione sul senso del ricordare. Guardando al tuo presente, quali sono state le tue conquiste?
Quando ho iniziato a scriverli avevo 21 anni e mi hanno accompagnato durante il periodo universitario. Nel momento in cui li scrivevo l’adolescenza e ricordi dell’infanzia erano vicini e bruciavano. Quindi pubblicarli non è stata una nostalgia del passato ma un dare alla luce qualcosa che avevo scritto nella gioventù e trasmettere ai giovani d’oggi la mia esperienza degli anni 70′. Cercando un confronto tra generazioni diverse e con la mia stessa generazione che all’epoca non conoscevo. Ricordare adesso quei tempi mi sono guardata con tenerezza.
Se dovessi fare un resoconto della mia vita, posso dire di essere riuscita a realizzare quasi tutti i miei sogni di allora. L’autonomia economica, vivere un grande amore, pubblicare libri, viaggiare molto e avere molti amici speciali come me.
-Sopra ho citato un passo del tuo libro. Il bisogno di affermare la propria identità in una Sicilia che a quel tempo – e, malgrado gli anni, ancora oggi in alcune zone e/ contesti- limitava le tue libertà individuali poiché donna ha in qualche modo formato la tua personale visione del mondo. Com’ è iniziato il tuo percorso di consapevolezza? E come è proseguito dopo il tuo trasferimento a Firenze?
Il mio percorso di consapevolezza è iniziato sin da bambina nel confronto con mia sorella. Lei sapeva ricamare, cucire, stirare, tutte cose io detestavo. Io adoravo i libri. All’età di 14 anni avevo capito di dover andare via da tutto e da tutti, da una Sicilia troppo vecchia e mentalità troppo ristretta per me. Ero troppo piccola e non sapevo dove andare e cosa fare. Ho sofferto molto in quegli anni. Poi ho fatto come il “Principe Siddartha” <<Io resterò qui senza mangiare, senza bere, senza dormire finché non mi darai il permesso di andarmene disse Siddartha a suo padre. Il quale prima si arrabbiò, poi si calmò infine si commosse e gli dette il permesso di andarsene>>. La mia lotta dolorosa è durata cinque anni. Una lotta estrema e penosa. Alla fine i miei genitori hanno capito che dovevo andarmene. E mi hanno lasciata andare.
A Firenze ho continuato a liberarmi dei limiti interiori che il passato mi aveva imposto. Ed ho cercato di crescere nella libertà e nella consapevolezza attraverso lo studio ed il confronto con gli altri.
-All’interno del tuo diario vengono rievocati i molti sogni che hanno accompagnato le tue gioie e inquietudini. Dal loro racconto, lasciami dire davvero suggestivo, mi sono un po’ interrogato sui tuoi modelli letterari. Vi ho ritrovato una certa tensione tragica nonché una autentica urgenza espressiva con spunti di realismo. Qual è il tuo sogno più grande? E quali libri hanno segnato il tuo percorso di vita?
Il mio sogno più grande è la realizzazione del “Sorgente Mondo nuovo di Domani” una visione pacifica e giusta e pulita del mondo e dell’umanità. Ho scritto di questa ideale nel libro omonimo che spero tu possa leggere. La mia formazione letteraria è passata attraverso Pirandello, Verga nell’adolescenza. E poi attraverso gli autori russi. Leggevo Dostoevskij, Gogol, Puskin anche se per motivi di studi mi dedicavo alla lingua e letteratura inglese e tedesca.
Ricordo con affetto un libro che mi ha segnato, “l.’idiota” e “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij di cui ricordo in particolare “Il grande Inquisitore” dello stesso autore.
-«Per il siciliano la vita è una traggedia, per il toscano una commedia!». In quanto tuo corregionale ho riflettuto a lungo su quest’affermazione. E in effetti, la trovo veritiera. Quanto del retaggio culturale siciliano porti ancora con te? E di quali aspetti della Sicilia hai nostalgia?
Non ho nostalgia né rimpianti. Porto con me l’amore per la natura ed il sole, ed il giallo dei limoni.
-La tua è una scrittura chiara e limpida. In che modo si rapporta al tuo percorso di ricerca spirituale? E come definiresti il tuo rapporto coi lettori?
La mia ricerca spirituale è tuttora in corso, non è mai finita, sono sempre convinta <<che Dio perviene dentro la nostra coscienza se siamo svegli>>. A me è arrivata la visione della luce di cui parlo nel Sorgente Mondo Nuovo di Domani.
Il mio rapporto con i lettori è chiaro e diretto come se parlassi con me stessa, in fondo i miei più affezionati lettori sono anche i miei più cari amici.
Credo che la forma diaristica permetta di parlare con se stessi e lo stesso fa il lettore nel momento in cui legge il diario. Un diario come specchio dell’anima.
-“Sono una colomba bianca che vola in alto, ma allo stesso tempo sono su una collina e guardo la colomba. è come se fossi a terra a recitare i versi alla colomba che me li ispira e sono io stessa la colomba.” In questo passo la natura diventa rispecchiamento e ispirazione al contempo. C’è una certa tendenza lirica all’interno del tuo libro? E in esso che posto occupa la natura?
La natura nel diario è fondamentale. Io sono vissuta in campagna tra gli alberi e gli animali e appena posso ricerco al natura. Amo fare passeggiate nel verde e conosco il nome di piante ed alberi. Per me è identificarmi con il Vivente, l’amore per tutto ciò che è vivo. La natura per me è amica e compagna di viaggio, che io rispetto molto. E’ la mia principale ispiratrice la natura. Sento una profonda unione tra Creatore, Creazione e Creatura. Lo sento tutt’ora come ispirazione che mi permette di tradurre il linguaggio della natura attraverso la poesia. Anche se il diario è in forma di prosa, c’è molta poesia.
-Parliamo ai nostri lettori del modo in cui “Ho fatto pace con me” si connette alla tua produzione letteraria precedente e di quali progetti letterari hai intenzione di sviluppare per il futuro.
Per me tutte le mie opere sono connesse e compenetranti l’una nell’altra. In tutte c’è sempre “ l’Io” che pensa, vive e ama ed è sempre lo stesso “Io” sin da bambina dal primo momento che ho preso coscienza di me, quale essere unico e universale. L’ “Io” è il nostro tempio interiore non in senso egoistico ma nel senso di “ quello che Dio dice a Mosè: Io sono, Io sono>>.
Per il futuro mi piacerebbe scrivere favole ed altre poesie.
Pietro Romano
Titolo: Ho fatto pace con me…
Editore: Rupe Mutevole
Collana: D’amor si vive
Data di Pubblicazione: 2015 gennaio
Prezzo: € 10.00
ISBN: 886591503X
ISBN-13: 9788865915035
Pagine: 160
Reparto: Narrativa