La nostra epoca postmoderna e relativista
è un’occasione positiva per l’annuncio cristiano
La tesi controcorrente di John Sivalon, teologo americano, in
Il dono dell’incertezza. Perché il postmoderno fa bene al Vangelo (EMI)
Arriva da un missionario americano di lungo corso, con importanti studi in teologia, una posizione «rivoluzionaria» nel pensiero teologico cattolico attuale: l’era postmoderna, segnata da un certo relativismo in campo conoscitivo e morale, non è il nemico che il credente deve combattere bensì può diventare un campo propizio e addirittura istruttivo per il compito di annunciare il Vangelo e testimoniare l’amore incondizionato di Dio verso l’umanità.
È questa la tesi di John C. Sivalon, teologo americano, missionario della Società di Maryknoll, nel suo nuovo saggio Il dono dell’incertezza. Perché il postmoderno fa bene al Vangelo (Editrice Missionaria Italiana, pp. 144, euro 13,50, in libreria da giovedì 8 maggio). Sivalon presenterà in anteprima italiana il suo libro durante il convegno Dire il Vangelo oggi nel tempo dell’incertezza promosso il 10 maggio a Brescia da Missione Oggi, il mensile dei missionari saveriani (info su http://missioneoggi.saverianibrescia.it).
Nel suo argomentare Sivalon parte da una considerazione molto cara a papa Francesco e alla spiritualità di Ignazio di Loyola: «Credo fermamente nella presenza di Dio in tutte le culture, compresa la nostra cultura postmoderna. Dobbiamo vedere e discernere la sapienza e la volontà di Dio in tale cultura».
Ma quali sono gli elementi del postmoderno? Sivalon, sulla scorta degli studi del teologo gesuita americano «dissidente» Roger Haight e del celebre filosofo francese Jacques Derrida, li sintetizza così: «Un forte senso dello sviluppo storico delle idee e dei punti di vista; un’accettazione indiscussa della costruzione sociale della conoscenza e dell’influenza delle culture sulla comprensione; una chiara consapevolezza dell’immensità, diversità, complessità e misteriosità del mondo fisico e sociale».
Attraverso una sagace rilettura dei principali dati della tradizione teologica cattolica (la Trinità, la persona di Cristo, il mistero della sua morte e resurrezione) alla luce di alcune conoscenze dell’era postmoderna (la fisica quantistica, il dramma di Auschwitz, il valore delle differenze, …) Sivalon tratteggia una nuova presenza cristiana nel tempo di oggi che si riassume in un dato essenziale: «Vivere per l’altro». Per poi sottolinearne alcune esemplificazioni concrete: «La mia esperienza con gli studenti universitari mostra che, sebbene siano profondamente influenzati dalla disaffezione della cultura postmoderna per le istituzioni e l’autorità, ogni espressione autentica del “vivere per l’altro” ha su di loro un’attrazione magnetica. Essi sono più che disposti a legittimare chiunque percepiscano vivere autenticamente il valore della “vita per l’altro”».
Sivalon infine rilegge alcune esperienze di missione in contesti diversi – Sud Sudan, Guatemala, Bangladesh, Cambogia -, raccontate nel libro da alcuni missionarie e missionari, per rilanciare una nuova idea di missione che si rifà al Concilio Vaticano II e non più secondo la visione dei «conservatori romantici» che anche nella Chiesa, a suo giudizio, sognano un ritorno ad un annuncio ad gentes che non fa i conti con la realtà della nuova cultura contemporanea: «Noi annunciamo per la bellezza del mistero trinitario in sé stesso; nessun altro motivo è necessario. La rivelazione ci ha condotti a credere in un Dio radicalmente diverso da tutte le nozioni che potremmo averne».
Titolo: Il dono dell’incertezza. Dire il Vangelo nell’era postmoderna
Autore: John C. Sivalon
Editore: EMI
Collana: Le nuove caravelle
Data di Pubblicazione: Aprile 2014
Prezzo: € 13.50
ISBN: 8830721999
ISBN-13: 9788830721999
Pagine: 192
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