Capitale sociale, economia liberata, no al solo modello dell’auto-interesse
I cambi di rotta necessari per uscire dalla crisi
secondo il nuovo libro di Leonardo Becchetti, C’era una volta la crisi (EMI)
Cosa fare per uscire una volta per tutte dalla spirale di una crisi che prima di essere economica o finanziaria è morale e di pensiero, una deflagrazione che è costata tra i 10 mila e i 20 mila miliardi di dollari? «Se vogliamo risolvere la crisi c’è un’unica strada. Cambiare le regole di una finanza inutile, pletorica e dannosa che non fa che danneggiare continuamente l’organismo dell’economia reale con i suoi sussulti incontrollati».
È quanto scrive Leonardo Becchetti, tra i più noti economisti italiani, nel suo nuovo libro C’era una volta la crisi. Un paese in emergenza, le ragioni per sperare (Editrice Missionaria Italiana, in libreria dal 8 novembre). Un libro dal doppio registro: un’analisi sferzante del perchè si sia giunti ad una situazione di recessione, ma anche una disanima appassionata e mai retorica delle possibilità di riprendere la strada per un’economia dal volto umano.
Tre sono i passaggi che Becchetti vaglia nel suo saggio: anzitutto la certezza granitica che l’assioma dell’economia “classica” (massimizzare i profitti, ridurre le perdite) sia profondamente sbagliato: «Gli individui puramente auto-interessati finiscono paradossalmente per generare meno benessere per sé e per gli altri nelle relazioni economiche». Tale visione prospettica viene confermata da indagini sul campo: «Il ricercatore Christoph Engel ha raccolto le evidenze di 328 diversi esperimenti per un totale di 20.813 osservazioni da diversi paesi del mondo, dimostrando che solo il 36% degli individui si comporta da homo oeconomicus», ovvero colui che vuole unicamente massimizzare i profitti. «La quota degli individui solamente auto-interessati scende sotto il 20% nel campione dei soggetti di mezza età». Un esempio? «Il commercio equosolidale cresce nel mondo al ritmo del 27% all’anno e ha un giro d’affari di 6 miliardi di dollari. E un’indagine del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston ha rivelato che il marchio Fair trade fa aumentare del 10% le vendite di un prodotto».
Secondo. Per Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, è necessario un pacchetto di riforme strutturali per cambiare le regole di una finanza ormai angusta e miope: «Riduzione della leva bancaria delle banche troppo grandi per fallire, divieto per le banche di fare trading in proprio con i depositi dei clienti, tassa sulle transazioni finanziarie».
Infine, Becchetti individua nella formula “il volto con il portafoglio” il grande segreto nascosto per la società civile (“il mercato siamo noi” è uno degli slogan più convincenti dell’economista, presidente del Comitato etico di Banca Etica), appunto per cambiare e rendere più giusta l’economia: «Solo premiando con la nostra spesa le aziende all’avanguardia nel tutelare ambiente e lavoro mentre producono e creano valore possiamo costruire un’economia al servizio della persona».
Nel testo – curato da Emanuela Citterio, frutto dei vari articoli che Becchetti ha pubblicato sulle colonne di Avvenire negli ultimi tempi – si individuano anche diversi segnali di speranza e di possibilità concreta di riuscita individuandoli nelle pieghe della società civile: oltre 7.000 cooperative sociali solo in Italia, le esperienze di microcredito, il valore economico fenomenale del volontariato, il modello della finanza etica, … sono tutti esempi di quel “capitale sociale” e luoghi concreti di “economia liberata” che fanno concludere a Becchetti: «Dobbiamo far crescere quei pezzi di economia che stimolano le componenti solidali, relazionali di tutti noi. Producendo quel capitale sociale di cui la società e l’economia hanno bisogno per sopravvivere».
Leonardo Becchetti, C’era una volta la crisi. Un paese in emergenza, le ragioni per sperare, Collana Caleidoscopio, Editrice Missionaria Italiana, pp. 96, euro 9,00, in libreria dal 8 novembre.