per facilitarne l’espulsione. Una volta a casa, Giulia si era assunta la responsabilità dell’arrivo di quel fumo di prima scelta, regalo di amici, lo aveva messo generosamente a disposizione di noi tutte e la cosa era finita lì. Almeno finché non ebbe la necessità di usare quell’episodio, così come molti altri, per distruggere la nostra amicizia.
***
Elisa continuava a scrutarmi con patetica espressione da cagnolino ferito. Se non avessi provato sulla mia pelle centinaia di volte la sua ipocrisia, avrei quasi creduto di averla ferita davvero. Invece ero sicura che volesse far leva su un mio indiretto e antico senso di colpa, trascurando però un piccolo dettaglio: che io non provavo alcun senso di colpa.
Ma non c’era solo l’offesa, nel suo sguardo. Io vi potevo già scorgere il trionfo, perché Elisa sapeva benissimo che sua sorella era una buona, do¬potutto, che bastava ingraziarsela un po’ e non avrebbe detto di no, in fondo si trattava di fare una telefonata.
Mi alzai per prendere tempo, mentre al piano inferiore infuriava la soita violenta litigata tra i due inquilini del primo e secondo piano.
«Un giorno di questi mi ritrovo Silvio morto ammazzato sul piane¬rottolo» commentai.
Benché Elisa non fosse minimamente interessata, le raccontai l’assurda situazione condominiale in cui mi trovavo. Ero stata coinvolta, in veste di mediatrice, nell’eterna diatriba tra i miei due vicini: Silvio Pedrini, secondo piano, operaio, fumatore incallito di MS, fissato con il culturismo (lo vedevi, estate o inverno che fosse, tutti i sabato mattina nel garage, dove aveva allestito una vera e propria palestra, a fare su e giù con pesi as¬surdi emettendo un “Uah!” fortissimo e liberatorio ogni volta che l’attrezzo crollava a terra con un tonfo; o col suo petto peloso, sudato e muscoloso che ansava e grugniva facendo flessioni prima su un braccio e poi sull’altro) e Onelio Buscaglia, piano terra, bidello, uomo metodico, lindo e ordinato (lo vedevi, estate o inverno che fosse, ogni sabato mattina a lavare la sua auto grigio metallizzato, potare le piante, sistemare il giardino fischiettando i successi degli anni sessanta).
I due si odiavano per il seguente motivo: Pedrini fumava quotidianamente circa quaranta sigarette, la cui cenere e mozziconi gettava regolar¬mente sul balconcino di Buscaglia. Buscaglia, che mi aveva qualificato come persona affidabile e di grande carisma, dopo infiniti tentativi di arrivare
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