Il castello bianco di Orhan Pamuk


Il castello bianco
pagina 69

CAPITOLO QUINTO

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standola di colpi; fece dire al servo che non era in casa; poi, non potendo resistere, mi urlò dietro: era mai possibile ? Chiedevo adesso se fosse vera la voce della malattia ! ? Non vedevo le bare portate via ? Mi disse che avevo paura, me lo leggeva in faccia, e avevo paura perché mi ostinavo ancora nel cristianesimo ! Mi sgridò; se uno vuole essere felice qui, deve farsi musulmano; ma, prima di rintanarsi nell’oscurità umidiccia della sua casa, non mi strinse la mano, né mi toccò. Era l’ora della prghiera: alla vista delle folle che si accalcavano nei cortili delle moschee, preso dall’orrore, mi affrettai a rientrare. M’impregnavano quella stoltezza, quello stupore che s’ingenerano nell’uomo al momento della sciagura. Avevo dimenticato, si sarebbe detto, anche il mio passato: sbiadita la memoria, ero co¬me paralizzato. Vedendo nel quartiere un capannello di gente con una bara sulle spalle, mi inquietai ancor più.
Mi accorsi che il Maestro, tornato da scuola, notando il mio stato, se ne compiaceva: trovandomi vigliacco, rinvigoriva la sua fiducia in sé, e io m’innervosivo. Desiderai che si liberasse dal fatuo orgoglio della baldanza: tentando di valutare la mia inquietudine, tirai fuori tutte le mie conoscenze mediche e letterarie; descrissi le scene di peste rimaste impresse nella mia memoria dalle opere di Ippocrate, Tucidide, Boccaccio; dissi che il morbo era ritenuto infettivo, ma le mie parole non servirono ad altro che ad aumentare il suo disprezzo per me. Lui non la temeva, la peste, che la malattia era da Dio predestinata; se all’uomo era prescritto di morire, moriva; era dunque vano, quel mio arrabattarmi, tappandomi in casa e troncando le relazioni con l’esterno, o cercando di scappare da Istanbul: se cosi stava scritto, la morte sarebbe venuta a coglierci fin laggiù. A che tanta paura ? Per quelle colpe che da giorni stendevo sulla carta ? Sorrise, pronunciando queste frasi; i suoi occhi luccicavano di speranza.
Fino a quando non ci perdemmo di vista, non fui capace di risolvere se credesse davvero in quello che predicava. Per un attimo, la sua audacia mi aveva intimidito, ma poi, conversando come facevamo ai due capi del tavolo, mi ero insospettito, al ricordo

Titolo: Il castello bianco
Autore: Orhan Pamuk
Traduttore: Bellingeri G.
Editore: Einaudi
Prezzo: € 11.00
Collana: Super ET
Data di Pubblicazione: Giugno 2006
ISBN: 8806183753
ISBN-13: 9788806183752
Pagine: 172
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea

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