CineRecensione: Il banchiere anarchico (2018) di Giulio Base


Il banchiere anarchico è un adattamento filologico – come dice lo stesso regista – del racconto omonimo di Fernando Pessoa. Non per niente viene invitato alla Mostra del Cinema di Venezia e ottiene il Premio Persefone come miglior adattamento di un’opera narrativa. Pura antitesi del cinema commerciale, Il banchiere anarchico è teatro ripreso con i mezzi cinematografici, due soli attori in scena e scenografie essenziali, da una tavola imbandita per il compleanno del banchiere a una scacchiera, passando per un divano e un mobile che contiene sigari e liquori, sfondo per una sorta di lungo monologo intervallato da domande. Giulio Base è il banchiere, sfoggia un’interpretazione straordinaria, reggendo il peso della storia per ben 82’, intervallato da alcune domande rivolte da Paolo Fosso, nei panni dell’amico invitato a cena. Il tema del film parte dalla considerazione di Pier Paolo Pasolini contenuta in Scritti Corsari: Nulla è più anarchico del potere, perché il potere fa ciò che vuole. Il film segue punto per punto la struttura del racconto di Pessoa, i dialoghi forbiti, le spiegazioni filosofiche, per far capire come il banchiere sia rimasto anarchico per tutta la vita, anche quando è diventato ricco e potente. La scena ha inizio con una partita a scacchi tra il banchiere e il suo unico amico nel giorno del compleanno, passato da capitalista solitario, individualista e – a suo dire – anarchico. Per il banchiere l’anarchia è soppressione di carte e autorità, ergo di ogni vincolo imposto, con il solo rispetto dei vincoli naturali, per questo prova a spiegare al suo amico di essere anarchico sia in teoria che in pratica. La fotografia del film passa da un iniziale bianco e nero a una colorazione pastello nel momento in cui il banchiere si accende il sigaro e approfondisce la spiegazione. Il racconto della vita del banchiere si dipana su un divano a due piazze, sfondo nero e riflettori ben puntati sul personaggio in scena, con accorgimenti molto teatrali. Il banchiere è stato povero ma si è ribellato al destino, ha scelto l’anarchia per superare le differenze sociali, non il socialismo o il comunismo che portano sempre a una fase dittatoriale, per lui non è mai stata importante la libertà come non ha mai avuto l’ossessione della Rivoluzione. Il banchiere spiega che il solo modo per realizzare l’anarchia è l’individualismo, perché se restiamo in un gruppo esiste il problema insolubile della tirannia interna tra anarchici. Finisce che se qualcuno comanda non c’è più anarchia, seguiamo l’idea dominante, quindi la soluzione è lavorare isolati, separati, divisi, per realizzare ognuno il proprio ideale anarchico. L’amico è allibito, insiste con le domande, finisce per perdere anche la partita da quanto è sconvolto, ma il banchiere spiega che ha sempre combattuto le convenzioni sociali e ha vinto grazie al metodo individuale, che ha un solo limite, porta a liberare solo se stessi. Il banchiere è libero ma solo, nella sua sgombra vastità assoluta, in una compiuta realizzazione filosofica e pratica dall’anarchismo scientifico individualista. Un film piccolo, dai costi produttivi limitati, ma potente nel testo e utile per aver riportato in auge le intuizioni filosofiche di un grande scrittore come Pessoa, ancora attuali, riprese dallo stesso Pasolini. Sceneggiatura rispettosa del racconto originale, scritta dal regista sulla falsariga del testo narrativo, riprese essenziali, da teatro, fotografia in chiaro scuro con poche variazioni al colore, montaggio compassato, come materia pretende. La pellicola dura 82’ ed è recitata da due attori che stanno sulla scena senza interruzione, ma non si sente la fatica del racconto. Un lavoro da vedere preparati, meglio se conosciamo Pessoa e la sua filosofia, ma in definitiva si apprezza anche se sgombri da ricordi intellettuali, per la potenza del testo e per la recitazione intensa. Reperibile su RaiPlay, senza alcuna spesa, adesso unico distributore del film. Da vedere.

Regia: Giulio Base. Soggetto: Fernando Pessoa. Sceneggiatura: Giulio Base. Montaggio: Gabriele Burchiellaro. Musiche: Pietro Freddi. Scenografia: Valter Caprara. Costumi: Cristiana Alagna. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2018. Durata: 82’. Genere. Drammatico. Produttrice: Tiziana Rocca. Case di Produzione: Agnus Dei Production, Rai Cinema, Solaria Film, G.B. Productions, AlberTeam Group. Distribuzione: Sun Film Group, RaiPlay. Interpreti: Giulio Base (banchiere), Paolo Fosso (amico).

Gordiano Lupi

 

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