I mangiatori di sabbia
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averlo preso d’infilata con le mitragliatrici, facendo fuori almeno una decina di paisà.» «Scherzi?» lo interruppi allibito. «Aspetta, non è finito. Quando il fronte avanzò, ci spostarono a Caserta e ci sistemarono in una grande casa, fuori della città, che si raggiungeva percorrendo un lungo viale alberato. Un tale dei nostri, che lavorava nei servizi logistici e che era stato un buon ascoltatore ed emulo del pilota che sparava sui funerali, raccontava che, ogni qual volta che incontrava un paisà lungo il viale, lo investiva con la jeep, ne fotografava il corpo e la sera mostrava le fotografie ad altri individui come lui, che sghignazzavano divertiti.» Credo che Tom abbia letto sul mio viso un’espressione di rabbia e di stupore perché si affrettò ad aggiungere: «Un giorno venne una comunicazione di vari incidenti che potevano essere attribuiti alle nostre jeep e fu anche fatta un’inchiesta, ma finì nel nulla, ognuno preferì farsi i fatti propri.» «E io che pensavo ai soldati americani come i buoni yankees che re¬galavano chewing gum e cioccolata a bambini!» «Ci sono sia gli uni che gli altri, come in tutte le comunità di uomini c’è sempre la belva! Non credi che i soldati italiani abbiano le loro colpe da farsi perdonare in Africa o negli altri posti dove sono stati?» «Non lo so, Tom, preferisco non pensarci.» Le parole di Tom furono un’altra dura lezione di vita in quel brutto Natale del 1950. Rimasi in silenzio a guardare il deserto con la sua luce abbagliante, con la sua piatta monotonia e con il suo fascino accattivante. Nella mente, però, martellava un pensiero: ‘Dio, come si cresce in fretta qui e quanto costa diventare adulti.’ Ed era un pensiero che faceva paura.Verso le due del pomeriggio facemmo una sosta riparandoci all’ombra delle grandi condotte della Tapline da quaranta pollici. Fu una sosta istruttiva, imparai a usare un fornello a benzina, il valore inestimabile della water bag, la sacca di tela che attraverso la traspirazione mantiene l’acqua fresca e, soprattutto, imparai ad apprezzare il piacere di stendersi a un po’ d’ombra dopo una mattinata di sole del deserto. Eravamo in un tratto di deserto assolutamente piatto, intorno a noi non si scorgeva alcun segno di vegetazione o, comunque, di vita; se non ci fosse stato quel lunghissimo verme nero, fatto di tubi, che in lontananza si sperdeva svolazzando nel cielo, potevamo sembrare due naufraghi in un mare prosciugato. Consumammo in fretta la nostra razione da campo e ci rimettem¬mo in marcia. Alle cinque del pomeriggio, Tom tentò di mettersi in 69 |
Titolo: I mangiatori di sabbia. Anno 1950: l’avventura di un giovane italiano nel deserto saudita
Autore: Elio Romano
Editore: L’Autore Libri Firenze
Collana: Biblioteca 80. Narratori
Prezzo: € 20.80
Data di Pubblicazione: 2008
ISBN: 8851715777
ISBN-13: 9788851715779
Pagine: 352
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea