Giuliano Biagetti e Piergiorgio Ferretti


A cura di Gordiano Lupi

Il regista dai due nomi e la commedia erotica
Giuliano Biagetti (1925 – 1998) comincia come aiuto regista e documentarista, lavora con Roberto Rossellini, debutta alla regia nel 1953 con Rivalità (scritto e supervisionato da Rossellini), seguito da Ragazze al mare (1954), per fermarsi sino al 1968, anno in cui gira L’età del malessere, un film sui cambiamenti dell’Italia del dopo boom tratto da un romanzo di Dacia Maraini. Interrabang (1969) è un thriller girato su uno yacht a base di sesso, situazioni scabrose, melodramma e omicidi, mentre Ancora una volta prima di lasciarci (1972) è un dramma matrimoniale piuttosto erotico interpretato da Corrado Pani e Barbara Bouchet.
La prima commedia sexy firmata da Biagetti, scritta con Giorgio Mariuzzo che svolge compiti di aiuto regista, è La svergognata (1974), interpretata da Philippe Leroy, Leonora Fani, Barbara Bouchet, Pupo De Luca, Dana Ghia, Stefano Amato, Dante Cleri e Maria Pia Conte. Il tema di fondo è quello della Lolita (Leonora Fani, vero nome Eleonora Cristofani) che seduce un maturo scrittore in crisi (Leroy) e compagno infedele di Barbara Bouchet. Non è il massimo della originalità, perché le citazioni al romanzo di Nabokov e al film di Kubrick sono molte, ma l’ambientazione sull’Isola d’Ischia è suggestiva, i panorami marini ben fotografati e le situazioni erotiche abbastanza pruriginose. Leonora Fani è perfetta nel ruolo della teenager che manda in crisi l’uomo maturo, interpretazione che nel corso della sua carriera la vedrà spesso all’opera (Nenè, Bestialità…), così come Barbara Bouchet interpreta bene la donna innamorata che viene a riprendersi il suo uomo.
Pupo De Luca è un cumenda milanese che tradisce la moglie ma non vorrebbe subire la stessa sorte, ma non sa che l’amico Philippe Leroy – scrittore playboy – ha già colpito. Maria Pia Conte è la moglie insoddisfatta e alcolizzata, un personaggio stereotipato e non troppo approfondito. Leonora Fani si concede a Philippe Leroy, vergine e disinibita, quando si rende conto che non si lascia più irretire dai giochi erotici perché è tornata la sua donna. “Vorrei tanto fare un buon film, non quelle porcherie che mi propongono”, dice la Bouchet che sembra interpretare se stessa nel ruolo di attrice insoddisfatta. Stefano Amato è giovanissimo, interpreta uno dei coetanei della Fani che hanno il compito di far ingelosire il maturo scrittore. Alla fine Leroy resta solo a Ischia, dove cerca l’ispirazione per un romanzo, lascia partire amici, compagna e persino la ragazzina che per un momento l’ha fatto vacillare. Il film presenta qualche fugace nudo di Leonora Fani ma non nasconde ambizioni esistenziali non sempre riuscite. L’attrice è al debutto nel cinema italiano, ha poco meno di vent’anni ed è una bella trevigiana che non lascia indifferenti. Ottima la colonna sonora di Berto Pisano, suggestiva, romantica, a tratti persino drammatica. Alberto Moriani realizza un montaggio compassato, da film psicologico, molto anni Settanta, adesso improponibile. Anton Giulio Borghesi regala una fotografia intensa che mette in primo piano la bellezza dell’Isola d’Ischia.
Donna… cosa si fa per te (1975) vede Renzo Montagnani nei panni di un industriale che dà un passaggio a un’affascinante autostoppista (Jenny Tamburi) che si rivela una prostituta. Il film non è male e va oltre il registro della solita commedia sexy, perché intensi elementi drammatici caratterizzano la relazione tra i due protagonisti. L’appuntamento (Dove, come, quando?) (1977) è l’ultima commedia sexy di Biagetti con protagonista il grande Renzo Montagnani, innamorato di una collega (Maria Pia Conte), che per tutta la pellicola tenta di arrivare in orario a un appuntamento.  Soffermiamoci su questo film, non troppo erotico ma intriso di comicità genuina e originale. Nel cast spiccano nomi di rilievo come Renzo Montagnani, Orchidea De Santis, Barbara Bouchet, Mario Carotenuto, Maria Pia Conte ed Enzo Liberti. La pellicola nasce da un’idea di Riccardo Biagetti (aiuto regista), Nelli – Faller collaborano alla sceneggiatura, il montaggio è di Romeo Ciatti, la fotografia di Antonio Borghesi, mentre le musiche sono di Berto Pisano. Il film è una divertente pochade fiorentina che alterna sensuali e divertenti parti oniriche a una serie di contrattempi che complicano la vita al protagonista. Renzo Montagnani e Mario Carotenuto sono due colleghi di lavoro dediti alle avventure galanti, si contendono l’affascinante signora Picchioni (Mari Pia Conte) e danno vita ad alcuni duetti comici di tutto rispetto. Il film è costruito su misura per le battute sopra le righe di Renzo Montagnani: “Alle sei della tarda spingardo la bernarda!” (riferito all’appuntamento erotico), “O ti tagli i capelli o ti compri un violino!” (rivolto al figlio capellone), “Era meglio se stavano zitte e costavano un po’ meno!” (riferito alle rose che parlano vendute dalla fioraia), “Se le caccole fossero bandiere in Italia sarebbe sempre festa nazionale (riferito a un automobilista che si mette le dita nel naso al semaforo), “Bada com’è contento con la palettina! Il secchiello te lo copro io quest’estate!” (riferito a un vigile urbano zelante), “A te ti garberebbe sta’ cor cannolo in mano!” (rivolto a un pasticcere gay), “Ho pestato una merda. Meglio! Se puzzavo così di mio era peggio!”. Ne abbiamo citate soltanto alcune tra le più divertenti. La pellicola è ambientata a Firenze, Montagnani è bravissimo a interpretare il vernacolo toscano e regge quasi da solo la scena per un’ora e mezzo. La trama è un pretesto per inserire alcune situazioni comiche e siparietti da barzelletta movie fino alla conclusione a sorpresa. Le parti erotiche più spinte (ma non troppo) sono i momenti onirici che ritraggono Maria Pia Conte distesa su un sofà con una rosa in mano. Molto originale la trovata di far parlare l’attrice ricorrendo al fumetto, forse per sottolineare che si tratta di un sogno di Montagnani. Le sequenze erotiche intervallano parti esclusivamente comiche che raccontano le disavventure del protagonista, in ritardo all’appuntamento. Momenti di puro avanspettacolo sono un paio di scene dove Montagnani e Carotenuto recitano insieme e confermano la grande importanza dei tempi comici. Orchidea De Santis è molto brava nei panni della moglie piuttosto puttana di un collega di lavoro che vorrebbe portarsi a letto Montagnani. In una sequenza successiva la vediamo seminuda in una stanza di albergo insieme al capo ufficio Carotenuto, pure se la sua presenza è molto casta. Barbara Bouchet caratterizza bene una moglie annoiata di un console svedese che vorrebbe farsi un uomo normale italiano (Montagnani), ma non ci riesce. Pure lei non concede molto al pubblico maschile. La pellicola è costruita tutta sulla verve di Montagnani che è incontenibile, ma non presenta molte parti erotiche. Enzo Liberti è bravissimo nei panni di un tassista romano capitato per caso a Firenze che non conosce neppure le vie della città. Ci sono diverse scene a base di stornelli fiorentini, parti da documentario che immortalano la bella città toscana e sembrano commissionate dall’ufficio turistico. La commedia sexy fa di nuovo capolino in una classica sequenza voyeuristica con Carotenuto che spia la Bouchet dal buco della serratura, mentre Montagnani fa altrettanto con la De Santis. Assistiamo a una sorta di scambio di coppie non consumato, vediamo la Bouchet in alcune pose sensuali mentre mostra lunghe gambe nude, il seno prosperoso della De Santis e poco altro. Biagetti inserisce un paio di riferimenti alla situazione politica, parlando di Brigate Rosse e terroristi, ma mette anche l’accento sui vizi provati e le pubbliche virtù dei borghesi che tradiscono le mogli con donne disponibili. Alla fine Montagnani riesce a raggiungere la Picchioni, ma non la trova sensuale come immaginava. Tutt’altro… La donna è dimessa e mal vestita, forse più in disordine della moglie, soffre di mal di testa ed è piena di lavori domestici da sbrigare. Una bella delusione dopo tanto penare per arrivare in tempo. Montagnani esce sotto la pioggia e sente un passante mormorare: “Che giornata di merda!”. Scuote la testa e se ne torna a casa.
Giuliano Biagetti firma tre pellicole con il nome di Pier Giorgio Ferretti che per diversi anni viene studiato come regista realmente esistente. Nessuno dei tre lavori fa parte delle commedie sexy, anche se un film vede all’opera Gloria Guida. Decameroticus (1972) dà il nome a un sottogenere ed è interpretato da Orchidea De Santis, Il sergente Rompiglioni (1973) è un modesto sotto – Buttiglione interpretato da Franco Franchi e La novizia (1975) è ascrivibile al filone delle “monache nel peccato”, ma anche al mini filone dei “peccati in famiglia” e dei “drammi erotici”, perché si tratta di una commedia familiare che si svolge tra le mura domestiche e che nel finale degenera in puro dramma.
La novizia è tratto dal bel romanzo La suora giovane di Giovanni Arpino e ne rispetta trama e situazioni in modo più che corretto. Lo scrittore Arpino e il regista Biagetti vogliono dire le stesse cose, descrivere la vita di provincia nella Sicilia degli anni Settanta, le vocazioni forzate, la chiusura di certi ambienti contadini, il tutto condito da un po’ di erotismo mai ingiustificato ma sempre funzionale alla storia. Gloria Guida è Maria, da novizia suor Immacolata, e veste il bianco abito monacale con una notevole carica erotica soprattutto nelle scene più piccanti. Il film è buono e si inserisce tra i migliori lavori di Biagetti per l’attenzione alla società, ai problemi dei rapporti tra i sessi, alla vita di provincia. Ben recitato da un ottimo Lionel Stander che confeziona una maschera esemplare da vecchio siciliano in attesa della morte. Meno interessante e più stereotipata la figura del giovane Vittorio resa con diligenza da un sufficiente Gino Milli. Femi Benussi è stupenda nelle sequenze erotiche ed è decisamente brava anche come recitazione. Gloria Guida se la cava bene ed è una presenza eccezionale in quell’abito da suora che le dà un’aria ingenua e timorata mai presente nei precedenti lavori. Quando poi si scatena presa dal vortice dei sensi ci lascia delle sequenze di strip memorabili e dei nudi integrali in abito da suora che parlano da soli. Per Mereghetti si tratta di un softcore all’italiana in cui la Guida si spoglia con disinvoltura per lo meno sospetta per una suora. Giovanni Buttafava invece trova il film sorprendente, totalmente svincolato da ogni credibilità, anche geografica, spaziando dalla Sicilia alla campagna veneta, combinando i pezzi dedicati alle varie dive impiegate per pura giustapposizione, arrivando a esaltare il cliché del vecchio libertino moribondo con una soggettiva della Morte. Non si comprende se sia una critica positiva o negativa. Ve la riporto per come l’ho trovata su Stracult di Marco Giusti, che commenta un film che non ha visto inventando una scena dove Gloria Guida si libera della tonaca e corre nuda su un prato.

Alcune scene de La svergognata. http://www.youtube.com/watch?v=Q7pSjBBFfZc<

Gordiano Lupi
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