Capitolo IV
silenziosa, con le finestre chiuse dalle quali non trapelava il minimo chiarore. Bisogna che mi imprima tutto esattamente nella memoria, fu il suo primo pensiero. Devo ri-trovare la casa, il resto verrà da sé.
La notte lo circondava; sopra di lui, a una certa distanza, nel punto in cui la carrozza doveva attenderlo, una lanterna mandava un bagliore cupo e rossastro. Dal fondo della via avanzò il carro funebre, come se l’avesse chiamato. Un servitore aprì la portiera.
– Ho la mia vettura, – disse Fridolin. Il domestico scosse il capo. – Se invece se ne fosse già andata, tornerò in città a piedi.
Il domestico rispose con un gesto della mano così poco servile da escludere qualsiasi obiezione. Il cilindro del cocchiere svettava ridicolmente lungo nella notte. Il vento soffiava impetuoso, nubi violacee passavano in volo nel cielo. In base alle sue esperienze precedenti, Fridolin non poteva illudersi che gli restasse altro da fare se non salire sulla carrozza, che anche questa volta si mise in moto immediatamente.
Fridolin si sentiva risoluto, sfidando qualsiasi pericolo, a ricercare appena possibile una spiegazione di quell’av-ventura. La sua esistenza, così gli sembrava, non aveva più il minimo significato se non gli riusciva di ritrovare la donna enigmatica che in quel momento stava pagando il prezzo della sua salvezza. Che genere di prezzo, era fin troppo facile da indovinare. Ma che motivo aveva di sa-crificarsi per lui? Sacrificarsi… ? Era davvero una donna per la quale ciò che incombeva su di lei, ciò che ora su¬biva, potesse rappresentare un sacrificio? Se partecipava a quei trattenimenti (e oggi non era certo la prima volta, dato che si mostrava così iniziata a ogni usanza), cosa do¬veva importarle di darsi a uno solo dei cavalieri oppure a tutti? Sì, cos’altro poteva essere se non una prostituta? Cos’altro potevano essere tutte quelle femmine?
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