Lezioni di chimica di Bonnie Garmus è un manifesto di emancipazione, un inno alla forza intellettuale delle donne in un’epoca che le voleva relegate a ruoli marginali. Ambientato nell’America degli anni ’50 e ’60, racconta la storia di Elizabeth Zott, chimica brillante e determinata, che si trova a lottare contro un sistema che non le concede spazio, né riconoscimento. Una protagonista fuori dagli schemi, tanto affascinante quanto indomabile, che non accetta compromessi e non si piega alle convenzioni imposte dal patriarcato.
Elizabeth Zott ha un unico grande amore: la chimica. Un amore sincero e profondo, che si scontra con una realtà ostile e sessista. Dalla sua esperienza all’università, segnata da un abuso traumatico, fino alle difficoltà nell’affermarsi nel mondo della ricerca, il percorso della protagonista è una continua battaglia contro pregiudizi e soprusi. Pur essendo dotata di un’intelligenza straordinaria, viene trattata come un’assistente, privata della possibilità di vedere il suo lavoro riconosciuto. Gli uomini prendono credito per le sue scoperte, la direzione del laboratorio la sottovaluta, e ogni tentativo di far valere la sua voce si scontra con un muro di disinteresse e ostilità.
L’unico uomo che la considera alla pari è Calvin Evans, uno scienziato brillante e solitario, che la ama non per il suo aspetto, ma per la sua mente acuta e il suo spirito libero. La loro storia d’amore è fuori dagli schemi: due anime affini, due menti che si riconoscono e si rispettano. Ma il destino non concede loro il tempo di vivere pienamente questo amore: Calvin muore in un incidente improvviso, lasciando Elizabeth sola, incinta della loro bambina.
La società la condanna, la considera un’anomalia: una madre single che non si conforma ai canoni dell’epoca, che non cerca un uomo per “sistemarsi” ma che continua a vivere con la stessa determinazione. Elizabeth si ritrova così a crescere Madeline, una bambina eccezionalmente intelligente, che eredita dalla madre il pensiero critico e la curiosità verso il mondo. Ma crescere una figlia come essere pensante, e non come una “bambina-donna” (ossia una futura casalinga e moglie) destinata a un futuro di sottomissione, è una sfida immensa. Madeline fatica a integrarsi nella società, non comprende i compromessi imposti dalla cultura dominante e lotta per trovare il suo posto in un mondo che non la comprende.
Paradossalmente, la grande occasione per Elizabeth arriva nel modo più inaspettato: la conduzione di un programma televisivo di cucina, un ruolo che inizialmente rifiuta, ma che si trasforma in una piattaforma rivoluzionaria. Cena alle sei non è solo un programma di ricette, ma un mezzo per insegnare chimica alle donne, per trasmettere conoscenza e consapevolezza, per dare loro gli strumenti per pensare e cambiare il proprio destino. Elizabeth usa il suo carisma e la sua intelligenza per sfidare il sistema dall’interno, conquistando un pubblico fedele e ispirando una rivoluzione silenziosa.
Bonnie Garmus riesce a intrecciare momenti di intensa emozione con un’ironia tagliente, rendendo il romanzo non solo un affresco storico, ma anche un racconto di resistenza, di autodeterminazione e di speranza. Lezioni di chimica è un libro che parla di lotta, di perdita, di amore, ma soprattutto della potenza della conoscenza. Elizabeth Zott è una protagonista che lascia il segno, e la sua storia risuona con forza anche nel presente, ricordandoci quanto sia importante non smettere mai di pensare, di studiare, di mettere in discussione le regole imposte.
Un romanzo che affascina, che sconvolge e che ispira. Un libro che, proprio come la chimica, trasforma e illumina.
Titolo: Lezioni di chimica
Autore: Bonnie Garmus
Prezzo copertina: € 19,00
Editore: Rizzoli
Collana: Varia narrativa straniera
Traduttore: Rusconi A.
Data di Pubblicazione: 3 maggio 2022
EAN: 9788817158176
ISBN: 8817158178
Pagine: 464
Citazioni tratte da: Lezioni di chimica di Bonnie Garmus
«Mi creda, la vita è sempre stata ingiusta (…) Lo vuole un consiglio?» (…) «Invece di mettersi di traverso, batta il sistema usando l’astuzia». (pag 39)
È molto più facile credere in qualcosa che non puoi vedere, toccare spiegare o cambiare, piuttosto che in qualcosa che puoi vedere, toccare, (…) In poche parole, se stessi. (pag 54)
Quando la vita ci serve continuamente fatiche e dolori, è difficile credere che altri possano riceverne in porzioni ancora più abbondanti. (pag 54)
Gli umani sono esseri ben strani, pensò Seiemezza. Per tutta la vita lottano contro lo sporco, la polvere e la terra, ma una volta morti ci si fanno addirittura seppellire dentro. (pag 126)
…così è il lutto: arbitrario. (pag 182)
«Gli esseri umani hanno bisogno di essere rassicurati.» (…) «A differenza di specie molto più brave a imparare dai propri errori, per comportarci bene a noi servono costanti minacce e promemoria. L’uomo non impara mai, sono i testi religiosi che cercano di tenerlo sulla retta via.» (pag 230)
Uomini e donne sono comunque esseri umani, e in quanto tali noi siamo il risultato di come veniamo cresciuti, siamo le vittime dei nostri tristi sistemi educativi e responsabili dei nostri comportamenti. Voglio dire che la riduzione delle donne è qualcosa di inferiore agli uomini e l’elevazione degli uomini a qualcosa di superiore alle donne non è biologica, ma culturale. E che comincia con due parole: rosa e azzurro. Da lì in poi, è già tutto fuori controllo. (pag 280)
«Preferisco la matita alla penna? Perché a differenza dell’inchiostro, la grafite è cancellabile. Le persone commettono errori, Signor Roth, e la matita permette di cancellare l’errore e andare avanti. Gli scienziati mettono in conto l’errore e accettano il fallimento.» (pag 378)
La normalità non è una cosa che puoi prevedere o aspettarti, e neanche simulare. A quel che vedo in giro, potrebbe non esistere proprio. (pag 412)
Chi ha voglia di credere che la vita sia esattamente ciò che sembra? (pag 412)
Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro