Recensione: Annie Ernaux – Guarda le luci, amore mio


Uno specchio della realtà sociale
L’origine di questo libriccino (112 pagine) è un incarico che Annie Ernaux ha ricevuto nel 2017 dall’editore francese Seuil di un libro per la sua collana “Raccontare la vita”. In pratica, con un tema così vasto, c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma la narratrice, recente premio Nobel per la letteratura, ha avuto un’idea originale e ha pensato che non ci può essere miglior specchio della realtà sociale parlando di ciò che si incontra e si vede in un grande polo d’attrazione quale può essere l’ipermercato. E’ così che Ernaux registra, come in un diario, le visite che effettua in un anno al suo Auchan, a questo tempio del consumismo in cui la gente affluisce nel corso di una giornata, gente di tutti i tipi. C’è chi deve fare i conti con il magro portafoglio, altri che sono attratti irresistibilmente da pseudo sconti e acquistano assai di più di quel che sarebbe necessario. Insomma, fra i richiami melliflui del capitalismo commerciale si aggira una varia umanità che l’occhio attento di Ernaux è riuscito a cogliere e che poi con la consueta abilità ha trasferito su carta. Le visite della scrittrice sono anche dovute alla necessità di acquistare i prodotti per l’indispensabile alimentazione, ma non manca mai l’ironia con cui riesce a cogliere le contraddizioni di questo grande mercato che affascina e disorienta, che invoglia a fare acquisti (penso che sia capitato a tutti che, entrati per acquistare due prodotti, se ne vedano altri in offerta, altri ancora a prezzo normale, ma che o per novità o per altro sono un richiamo irresistibile; il risultato è che si finisce con l’arrivare alle casse con il carrello pieno o quasi). Con così tanta gente che vi accorre l’ipermercato sembrerebbe un luogo di aggregazione e invece non lo è,  è un posto dove chi si sente solo acuisce questa sensazione, perché tutto è attrezzato affinché il cliente entri, compri e paghi, senza che ci sia la possibilità di sedersi e parlare con qualcuno, dialoghi anonimi che invece si presentano puntuali nelle file delle casse.
Con questo libro Ernaux ci presenta i tanti difetti e i pochi pregi della nostra società, non facendo sconti nemmeno per se stessa, e lo fa con il solito garbo, con quella scrittura scorrevole, semplice, ma anche efficacissima, che la contraddistingue. Certo non siamo ai livelli del superlativo Una donna, ma si tratta di un’opera piacevole in cui troveremo anche tanto di noi.

Titolo: Guarda le luci, amore mio
Autore: Annie Ernaux
Prezzo copertina: € 13.00
Editore: L’orma
Collana: Kreuzville Aleph
Traduttore: Flabbi L.
Data di Pubblicazione: marzo 2022
EAN: 9788831312844
ISBN: 8831312847
Pagine: 112

Annie Ernaux  (Lillebonne, 1 settembre 1940) è una scrittrice francese vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2022. Di famiglia operaia, ha vissuto fino all’adolescenza in Normandia, mantenendo in seguito un forte legame con l’ambiente sociale d’origine e le tematiche della differenza di classe. Ha esordito con il romanzo Gli armadi vuoti (Les Armoires vides, 1974), nella tradizione del realismo sociale, cui è seguito Il posto (La place, 1984), ricostruzione del proprio ambiente familiare. Nei romanzi successivi ha continuato a indagare, in un linguaggio «vero», che si vuole oggettivo e depurato da evasioni stilistiche o di finzione romanzesca, i luoghi e le sensazioni della propria autobiografia al femminile: Passione semplice (Passion simple, 1991), La vita esteriore (La vie extérieure, 2000, nt), Perdersi (Se perdre, 2001, nt), L’uso della foto (L’usage de la photo, 2005, nt), L’altra figlia (L’autre fille, 2016). Gli anni (Les années, 2008), pubblicato da L’orma nel 2016, è vincitore del Premio Strega Europeo 2016 e finalista del Premio Sinbad 2015 – Narrativa straniera. Con L’Orma ha pubblicato Memoria di ragazza (2017), La vergogna (2018) e La donna gelata (2021).
Nel 2022 è vincitrice del Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui scopre le radici, le estraneità e i vincoli collettivi della memoria personale”.

Renzo MontagnoliSito

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