Recensione: Ann Rule – Un estraneo al mio fianco


“Un estraneo al mio fianco” di Ann Rule è un libro inquietante che racconta la vera storia di Ted Bundy, uno dei più famigerati serial killer della storia. Ann Rule, che ha avuto una relazione di amicizia e collaborazione professionale con Bundy, offre una narrazione dettagliata dei crimini e delle tattiche manipolatorie di questo assassino spietato.
Il libro si apre con la presentazione di Ted Bundy come un affascinante e carismatico giovane uomo, che nasconde dietro la sua facciata affabile una personalità pervasa da una malvagità insondabile.
Ted Bundy è stato responsabile di una serie di crimini atroci che hanno scioccato il mondo, e Ann Rule condivide le sue esperienze personali con Bundy, offrendo una prospettiva diversa sulla sua vita e sulle sue azioni.
Ted Bundy si distinse per le sue abili tattiche manipolatorie, che gli consentirono di avvicinarsi alle vittime e di eludere l’attenzione sospettosa degli altri. Dotato di un fascino e di un carisma straordinari, Bundy riusciva a conquistare la fiducia delle sue vittime attraverso un approccio affabile e gentile, abbassando così le loro difese.
Inoltre, aveva la capacità di simulare bisogno o difficoltà, presentandosi come una persona in cerca di aiuto e attirando l’attenzione e la compassione degli altri. Questo gli permetteva di ottenere la collaborazione delle sue vittime o guadagnarsi la simpatia di estranei che potevano contribuire ai suoi scopi.
L’ abilità nel camuffare il suo aspetto e il suo stile di vestire, adattandoli alle circostanze, gli consentiva di passare inosservato e di evitare di destare sospetti, apparendo a volte come un uomo d’affari serio o un giovane studente universitario, a seconda del contesto; eccelleva nella manipolazione delle emozioni, sfruttando sentimenti come la pietà, la simpatia o l’empatia per ottenere ciò che desiderava. La sua capacità di percepire le debolezze degli altri gli permetteva di influenzarli e controllarli a suo vantaggio.
Attraverso una ricerca accurata e una scrittura coinvolgente, Rule ripercorre la cronologia dei delitti commessi da Bundy, offrendo dettagli sulle vittime, le circostanze dei crimini e le indagini che hanno portato alla sua cattura. L’autrice analizza anche le tattiche manipolatorie e gli stratagemmi che Bundy ha utilizzato per sfuggire alla giustizia per così tanto tempo.
Ciò che rende “Un estraneo al mio fianco” così avvincente è la capacità di Rule di immergersi nella mente di Bundy, l’autrice esplora le radici del suo comportamento deviante, offrendo una prospettiva psicologica sulle motivazioni che lo hanno spinto a commettere orribili atti di violenza.
La motivazione di Ted Bundy per commettere i suoi crimini orribili è un argomento complesso e ancora oggetto di dibattito tra gli esperti: Bundy stesso ha fornito diverse spiegazioni e motivazioni durante le interviste e le confessioni, ma è difficile stabilire la verità dietro le sue parole.
Una teoria suggerisce che Bundy fosse spinto da una profonda perversità e da un desiderio di potere e controllo sulla vita delle sue vittime, gli attacchi violenti e le sue azioni sadiche potrebbero essere stati alimentati da una combinazione di disturbi psicologici, tra cui la psicopatia, il narcisismo e la mancanza di empatia. Bundy sembrava trarre piacere dall’esercitare il controllo totale sulle sue vittime e dal manipolare le loro emozioni.
Gli esperti hanno esaminato diverse influenze ambientali che potrebbero aver contribuito al comportamento criminale di Ted Bundy, tuttavia, è importante sottolineare che l’interazione tra fattori genetici, biologici, psicologici e ambientali rende difficile attribuire con certezza una causa specifica al suo comportamento.
Rule cerca di comprendere come uno psicopatico come Bundy sia riuscito a celare la sua vera natura dietro una maschera di normalità.
Oltre alla narrazione dei crimini, Rule si sofferma anche sulle conseguenze emotive e psicologiche che l’amicizia con Bundy ha avuto su di lei. Con un’onestà disarmante, l’autrice riflette sul senso di colpa e sulla confusione che ha provato quando ha scoperto la vera natura di Bundy e ha realizzato che era stata ingannata da un assassino.
“Un estraneo al mio fianco” è un libro che tiene il lettore incollato alle pagine, con una suspense che si intensifica ad ogni rivelazione, è una lettura che affascina e spaventa allo stesso tempo, una testimonianza della complessità della natura umana e dei misteri che possono nascondersi dietro una facciata affabile.

Titolo: Un estraneo al mio fianco
Autore: Ann Rule
Prezzo copertina: € 16.00
Editore: TEA
Collana: I Grandi TEA
Edizione: 7
Traduttore: Togliani M.
Data di Pubblicazione: 7 luglio 2016
EAN: 9788850243884
ISBN: 885024388X
Pagine: 560

Citazioni tratte da: Un estraneo al mio fianco di Ann Rule

Perché aveva scelto Tallahassee? Per caso, più che altro. Ripensandoci, spesso capiamo che sono proprio le scelte casuali a segnare il cammino verso la tragedia.

Ogni genitore sa, come disse una volta John F. Kennedy, che «avere dei  figli è come consegnare degli ostaggi al destino». La perdita di un bambino a causa di una malattia o anche di un incidente può essere accettata, col passare del tempo. Ma perdere un figlio a causa di un assassino è più di quanto un essere umano dovrebbe sopportare.

L’uomo che aveva avvicinato queste ragazze aveva indovinato, chissà come, che si trovava davanti a persone particolarmente vulnerabili, a donne che in quel momento non pensavano con lucidità? Probabilmente sì. Il predatore isola l’animale più debole del branco prima di ucciderlo con comodo.

Scrissi a Ted il 4 ottobre, dicendogli che molte persone a Seattle lo sostenevano e che molti suoi amici mi avevano chiamato; gli riportai le dichiarazioni a lui favorevoli apparse sui quotidiani della città e gli promisi che avrei continuato a scrivergli. Terminai la lettera dicendo: «Nulla in questa vita è una tragedia irrimediabile, nulla. Cerca di ricordarlo». Ripensandoci, mi stupisco della mia ingenuità: alcuni aspetti della vita sono una tragedia irrimediabile. La storia di Ted Bundy ne è l’esempio.

La nostra corrispondenza continuò all’insegna di quella strana intimità che a volte si crea con la parola scritta, un’intimità – e talvolta un’onestà – che è difficile mantenere al cospetto di un interlocutore. Se fossi riuscita a mettere da parte i dubbi su di lui, avrei potuto sostenerlo, almeno con le lettere. La verità si trovava da qualche parte, in mezzo a una complessa ragnatela di sospetti, dinieghi e indagini, che continuavano.

Ad Aspen, Ted divenne una specie di Billy the Kid. Accidenti, Bundy ce l’aveva fatta. Aveva coperto di ridicolo la polizia. Un poeta armato di penna scrisse:

 Salutiamo allora il grande Bundy
 presente venerdì, sparito lunedì.
 Le sue strade lo allontanavano da qui:
 difficile imprigionare un brav’uomo così.

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

*Nelle citazioni riportate, non ci sono i riferimenti alle pagine, perché ho ascoltato il libro su Audible.

Share This:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.