Citazioni tratte da: L’arte di essere fragili

Della lettura di un pezzo di vera poesia, in versi o in prosa, si può dir quello che di un sorriso diceva lo Sterne; che essa aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita.
GIACOMO LEOPARDI, Zibaldone, 1° febbraio 1829

Arte è ciò che chi ha talento per la vita (tutti) può imparare e migliorare giorno per giorno, perché ogni tappa sia illuminata, guidata e riscaldata da un fuoco che non si spegne, quello della passione felice di essere al mondo come poeti del quotidiano e non stremati superstiti o pallide comparse. Non esclamiamo forse, di un momento di gioia: “È pura poesia”?

I ragazzi cercano case ancorate alle stelle nel contatto con una natura che racconta l’infinito e, con la sua bellezza schiacciante, richiama a una purezza al tempo stesso vergine, indomabile e pericolosa. Oppure nel contatto forte e reale con le vite degli altri, vite spesso fragili, per le quali fare qualcosa di buono.
Nessuno diventa uomo innanzi di aver fatto una grande esperienza di sé, la quale rivelando lui a lui medesimo e determinando l’opinione sua intorno a se stesso, determina in qualche modo la fortuna e lo stato suo nella vita. […] Il conoscimento e il possesso di se medesimo suol venire o da bisogni e infortuni, o da qualche passione grande, cioè forte; e per lo più dall’amore.
(Giacomo Leopardi Pensieri, LXXXII)

Un adolescente senza meraviglia è un adolescente senza rapimento, come un’arte senza meraviglia è tecnica fredda o provocazione effimera. Quando ci si meraviglia appare uno splendore ancora impreciso, che spinge la nostra attenzione ad andare oltre. Meravigliarsi è, infatti, come presentire o intravvedere un’intera storia in un primo sguardo quando ci si innamora.

L’immaginazione non è altro che continuare il profilo nascosto delle cose verso il loro compimento, a forza di considerarle con calma attraverso i cinque sensi. Non è fuga dal reale, ma piena immersione e penetrazione del reale.

…Eros che dà Platone nel suo dialogo sull’amore, dove lo immagina come un dio, figlio di Pòros (Ricchezza) e Penìa (Povertà), e lo descrive come potrebbe essere descritto ogni adolescente: “È sempre povero, e tutt’altro che bello e delicato, come dicono i più; al contrario è rude, sempre a piedi nudi, vagabondo, […] perché ha la natura della madre ed è legato al bisogno. D’altro canto, come suo padre, cerca sempre ciò che è bello e buono, forte, audace, risoluto, gran cacciatore”.

Ungaretti: “Poesia / è il mondo l’umanità / la propria vita / fioriti dalla parola / la limpida meraviglia / di un delirante fermento”

Le tue parole mi hanno fatto pensare a una ragazza che qualche anno fa, prima di suicidarsi, lasciò un biglietto in cui scriveva ai suoi: “Mi avete voluto bene, ma non siete stati capaci di farmi del bene; mi avete dato tutto, anche il superfluo, ma non mi avete dato l’indispensabile: non mi avete dato un ideale per cui valesse la pena di vivere la vita! Per questo me la tolgo!”.

Ecco cos’è la noia per te, Giacomo: la distanza tra il desiderio e la realtà, tra la ricerca della felicità e i limiti del mondo, tra la ricerca dell’infinito di là dalla siepe e la finitezza di ciò che c’è al di qua. La noia porta al “ristagnare della vita” stessa, soprattutto in chi questa vita la desidera nella sua interezza.
Cos’è, Giacomo, la vita, se non provvedere al proprio destino? Che cosa l’amore se non trovare un custode valido e affidabile di quel destino? Come si fa a vivere senza annoiarsi se non si dà pieno corso a quel destino, trasformandolo in destinazione?

La fragilità, prima vissuta come fame di infinito che riscatta il limite, adesso diventa tentazione di accettare di essere soltanto limite. Erotismo ed eroismo sono minacciati da tante piccole morti, e maturità è attraversare questo deserto di speranze disattese, rimanendo fiduciosi che esista una terra promessa e scoprendo che questa terra, più che fuori di noi, va trovata e coltivata dentro di noi.

… perché scrivere è scendere nel cuore del cuore per imparare ad abitare se stessi e quindi la vita. La penna diventa un piccone, la pagina una luce.

… la vita spesso sa essere crudele in modo chirurgico, preciso sino al sadismo.

La notte prende il sopravvento anche interiormente. Non si “esce fuori di sé” per trovare se stessi, ma per perdersi del tutto. Eppure questo fuori di sé è diretta conseguenza del rapimento, che non ha trovato terreno in cui farsi realtà, o almeno così appare. Ma proprio questa caduta è necessaria, proprio questo è maturità.

la mancanza di conoscenza di se stessi porta all’infedeltà a se stessi. Questa infedeltà può imboccare due strade, una meno rumorosa dell’altra, ma ugualmente disperata.

Quegli occhi che fra milioni si posano su di noi e solo su di noi, come a dirci “scelgo di guardare te, tra tutti”, ci tirano fuori dall’anonimato, dalla terra degli sbagliati e degli invisibili, aggiungendo la dimensione della profondità alla nostra vita, perché ci raggiungono dove originiamo. Quello sguardo ci perdona di essere come siamo, ci permette di abbassare le difese per lasciarci amare, ci rivela che andiamo bene così, con le nostre insufficienze e fragilità. E la prima cosa che racconteremo a quegli occhi a tu per tu non sarà certo quanto siamo bravi e belli, i nostri risultati, ma proprio quanto siamo piccoli e fragili, perché finalmente abbiamo trovato qualcuno capace di guardare la nostra nudità senza farci sentire nudi, bensì vestiti proprio di noi stessi. Quello sguardo ci aiuta a indossare la vita, la nostra vita, come il più bello degli abiti, a superarci e a raggiungere la nostra altezza e bellezza, come lo sguardo del giardiniere permette al seme di rosa di diventare fiore.

Il cuore riconosce la vita e desidera amare ed essere amato di più, non a caso è un organo cavo, che deve tutto ricevere e tutto dare. Ciò non significa che sia irrazionale, ma che non ha bisogno di percorrere tutti i passaggi della logica: riconosce la bellezza di un panorama, di un viso, di un quadro senza dimostrazioni, e quella bellezza lo desta e lo invita al movimento di tutto l’essere perché si impegni ad accogliere, difendere e far esistere ancora di più quel valore, come accade a un insegnante che si impegna per i suoi alunni, a uno scrittore per i suoi personaggi. In questo senso l’amore non si riduce a un moto di reazione; è azione: risponde a un appello e prende l’iniziativa, liberamente, lotta per rendere quel valore ancora più reale.

Dalla terra degli sbagliati scampano temporaneamente quelli che mentono a se stessi costruendo corazze di perfezione, ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire, come te, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili. La leggerezza degli uccelli dipende proprio dal peso delle loro ali: è una leggerezza forte, non frutto di superficialità, ma di aspra lotta.

“L’amicizia è uno specchio in cui l’uomo si riflette. A volte, chiacchierando con un amico impari a conoscerti e comunichi con te stesso […] Capita che l’amico sia una figura silente, che per suo tramite si riesca a parlare con se stessi, a ritrovare la gioia dentro di sé, in pensieri che divengono chiari e visibili grazie alla cassa di risonanza del cuore altrui […] L’amico è colui che ti perdona debolezze, difetti e vizi, che conosce e conferma la tua forza, il tuo talento, i tuoi meriti. E l’amico è colui che, pur volendoti bene, non ti nasconde le tue debolezze, i tuoi difetti, i tuoi vizi. L’amicizia si fonda dunque sulla somiglianza, ma si manifesta nella diversità, nelle contraddizioni, nelle differenze. Nell’amicizia l’uomo cerca egoisticamente ciò che gli manca. E nell’amicizia tende a donare munificamente ciò che possiede.” (Vasilij Grossman, Vita e destino)

Nutre la mente soltanto ciò che la rallegra, e ciò che la rallegra è la scoperta dei legami che uniscono cose e persone, che rendono viva la vita. Cogliere quei legami, accrescerli e ripararli è la felicità del cuore e della mente.

L’uomo è un animale che vuole durare, l’artista sa che può provarci facendo qualcosa di bello al mondo, perché la creazione artistica è speranza di dare vita, di essere, contro ciò che lo impedisce, è la ricerca di ciò che ci fa rinascere.

Titolo: L’ arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita
Autore: Alessandro D’Avenia
Prezzo copertina: € 19.00
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Edizione: 1
Data di Pubblicazione: ottobre 2016
EAN: 9788804665793
ISBN: 8804665793
Pagine: 209

Share This:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.