Air – 10.000 Hz Legend


A cura di Gustavo Tagliaferri

I sogni sono l’espressione, nel sonno, di pensieri che la coscienza tende a negare e a non accettare, quei pensieri che agiscono nella parte oscura contenuta nel nostro io, l’inconscio, e cercano di penetrare proprio all’interno della stessa coscienza. Ma può anche succedere che quei pensieri possano agire dentro di noi sotto forma di BPM, battute capaci di entrare sottopelle, sintetizzatori angelici, atmosfere fiabesche, voci ipnotiche, chitarre morbide, e tutt’intorno un qualcosa di confusionario che ruota intorno a noi. E forse è anche così che può riaffiorare la concezione della parola “sogno”.
Questo CD ne è la prova. Tutti sanno che per i francesi Jean-Benoit Dunckel e Nicolas Godin, in arte gli Air, fare di nuovo un altro disco come quella perla chiamata “Moon Safari” non era di certo cosa facile, come non era allo stesso tempo facile continuare tale viaggio lunare, tra donne argentee, si chiamino pure Kelly, adoratrici delle stelle, o Penelope, continuamente ad aspettare il ritorno del loro amato, oltre l’ignoto. Ma “10.000 Hz Legend”, loro quarto lavoro in studio, includendo anche “Premiers Symptomes” e la colonna sonora del film “Il Giardino Delle Vergini Suicide”, può essere considerato come un vero e proprio sequel di “Moon Safari”. Se, però, in quest’ultimo, c’era un connubio ben riuscito di elettronica e psichedelia, qui prevale maggiormente la seconda. Sì, la psichedelia. E, assieme ad essa, l’ecletticità. Le due parole chiave che ruotano intorno a 11 canzoni.
Tra pop di classe (la malinconica e “spellingata” “People In The City”, “How Does It Make You Feel?”, l’eterea “Lucky And Unhappy” e l’allegra “The Vagabond” con alla voce il pazzoide Beck) e un po’ di rock (“Don’t Be Light”, anch’essa cantata da Beck, e “Radio #1”) sorprende anche la presenza di piccoli richiami ai Jethro Tull e al kraut-rock, tra le tante passioni del duo (“Radian”, “Caramel Prisoner”), schizofrenici esperimenti elettro-acustici (“Sex Born Poison”, con le voci delle Buffalo Daughter) e addirittura un’allucinata e stralunata fantasia finto-blues da film western (“Wonder Milky Bitch”). Un’ora di musica che si trasforma in un desiderio onirico di felicità, una felicità movimentata. La voglia di rilassarsi e a volte anche di muoversi, tirando fuori la nostra parte più elettronica, che non può non risiedere in ognuno di noi (“Electronic Performers”). Tutto questo è “10.000 Hz Legend”, un capolavoro su tutti i fronti, uno dei più alti picchi raggiunti non solo dagli Air, ma anche dall’elettronica moderna in generale. Dopo seguiranno dischi forse un po’ manieristici, ma comunque contenenti brani assolutamente degni di menzione (“Cherry Blossom Girl”, “Run”, “Alpha Beta Gaga”, “Once Upon A Time”…), ma non sarà più facile raggiungere i livelli dei primi lavori. Mancanza di inventiva? O il troppo manierismo di cui sopra? Questo non si sa. Intanto, nell’attesa di saperlo prima o poi, chiudiamo gli occhi, e viaggiamo…

Gustavo Tagliaferri


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