Vorrei poter dare
un nome, un volto e nuance
a questa melanconia
che adduco nel cuore
che mi rende
allo stesso tempo
schiava e inquieta!
Cosicché possa
accusarlo
in volto con foga
di farmi stare così imprigionata
nella sua morsa d’amore, rendendolo colpevole
di tutte queste lacrime
senza luce che brilli
alla luce del sole
tra le sue avide mani
mai confortevoli
sul mio viso estenuato errabondo all’infinito,
oltre ogni lene percezione!
Ma che brucia
nel profondo dell’anima
questa immane malinconia
per un inetto amore
da stracciare e buttare
nel burrone
dei rivoli di seta
ad accarezzarlo come
suadente piuma
mentre si dissolve
come brillante
polvere di stelle
che raggiunge un cielo livido
in un frigido addio
che congeli quei gingilli
nello scrigno del mio cuore
che gelosamente conservo
in seno all’anima
ma nel contempo consegno
al trapasso atro compianto,
inflessibile della sua fine
nelle mie savie mani
quando realizzano
la fossa del suo
eterno struggimento.
Una fine preannunciata
fin dalla sua nascita.
Laura Lapietra