Recensione film “Una questione privata”, per la regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani
I fratelli Taviani rileggono Fenoglio
Liberamente tratto da. Ma stiamo parlando del «romanzo che tutti avevamo sognato… il libro che la nostra generazione voleva fare adesso c’è» (Italo Calvino), quel disperato melò d’amore di Beppe Fenoglio (1964, postumo) sull’inseguimento della verità negli anni della Resistenza partigiana, il tempo di una guerra civile che può lasciare ancora sgomenti noi figli oggi al solo pensiero. I “fratelli” del cinema italiano (“La notte di San Lorenzo”, “Cesare deve morire”) tengono duro sul bisogno di non perdere il sentimento del tragico annidato nella memoria di fatti collettivi ed emozioni private, e a 85 anni traducono Fenoglio combinando la distanza critica del palcoscenico e l’impatto neorealista del paesaggio (le langhe nebbiose della guerriglia tra Pavese e Rossellini). Sedotto dalla letteratura, innamorato della sfuggente Fulvia, forse già presa dall’amico Giorgio, Milton (un Marinelli ispirato) si trova col fucile in mano a combattere e inseguire un “vero perché”. Qualche stonatura di scena, ma prevale il racconto epico insediato nel monologo interiore del protagonista.
Silvio Danese
Titolo originale: Una questione privata
Conosciuto anche come:
Nazione: Italia
Anno: 2017
Genere: Drammatico
Durata:
Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Cast: Luca Marinelli, Anna Ferruzzo, Marco Brinzi, Francesco Turbanti, Lorenzo Richelmy, Giulio Beranek, Antonella Attili, Valentina Bellè, Antonio Folletto, Lorenzo Demaria, Mauro Conte