Una giornata con Maria Luisa Spaziani


spazianiA cura di Augusto Benemeglio

Ho conosciuto Maria Luisa Spaziani a Piano di Sorrento, nel 2002, ad un concorso letterario in cui eravamo entrambi vincitori, lei per la poesia edita, io per quella inedita . Era bellissima e intensa nei suoi settantanove anni ingialliti e quasi essiccati dalla nicotina.
Le ho chiesto l’onore di fare una fotografia insieme e ora ogni tanto me la guardo , rivedo la sua immagine di grande donna del nostro secolo.
Non ho esitato a dirle, in quella lunghissima giornata trascorsa in una sorta di happening , con declamazioni di poesie, musiche, canti e danze, e naturalmente “simposio finale” ( ci siamo ritirati a notte fonda) che era per me – unitamente a Alda Merini (allora ancora viva e vegeta) – la più grande poetessa italiana.
E lei ha assentito, accendendosi l’ennesima sigaretta, consapevole del suo valore. Del resto basta leggere il suo ultimo libro di poesie ” La Traversata dell’oasi”, Mondadori, 2002 – per avere la conferma piena della sua grandezza.

Maria Luisa rimane sempre “quell’ombra più ombra di fatica e d’ira” che continua a riposarsi ” innalzando cattedrali” , come scrisse in un famoso verso di ” Chiusa”, ma si è come alleggerita di tutto ciò che c’era in lei di cattedratico ( è stata una famosa conferenziera che ha girato il mondo, New York Boston
Parigi , città in cui ha vissuto a lungo) , di intellettuale , di paludato.
Ha diradato quel simbolismo ermetico facendosi capire da tutti , o quasi …La sua poesia è
sempre quel sacro riposo del sabato, serena distensione, o catarsi, ma s’è fatta più umana, più vicina al cuore della gente , più immediata, semplice, scabra, essenziale. Dopo aver attraversato la “luna lombarda”, l’ebbrezza visionaria dell'”occhio del ciclone”, l’universo verbale di “Transito con catene”, la corrusca icasticità del “Gong”, le parole sembrano come risvegliate e ti si riversano come acqua fresca o latte appena munto.

Ora la guardo, quasi assopita, come dimentica di sè . Maria Luisa si smemora , dimentica le sue onerose fatiche intellettuali , i suoi titoli onorifici , le cattedre universitarie , le centinaia di libri che ha tradotto dei maggiori autori francesi americani e inglesi , le riviste letterarie che ha diretto , i Movimenti che ha fondato per la poesia , la presidenza dell’Istituto Internazionale Eugenio Montale ,( suo amante non troppo segreto e piuttosto impacciato , ma anche suo grande estimatore , che scrisse di lei cose sublimi) , dimentica i premi , le medaglie e gli onori che le sono state tributati in tutto il mondo, dalla Francia all’Inghilterra, alla Russia, alla Grecia, negli Stati Uniti, , dimentica di essere stata nel novero dei candidati al premio Nobel per la letteratura , e si fa piccola , umile e devota vittima della poesia, in cui fonde il suo sangue e aspetta che avvenga il miracolo, come per il sangue di San Gennaro. E – statene certi – il miracolo avviene.

Roma, 14 febbraio Augusto Benemeglio

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