A cura di Gordiano Lupi
Un giorno in pretura (1954) è un film memorabile che gode di molti sequel e pessime imitazioni, basato sui casi di cronaca quotidiana che si presentano al giudice Peppino De Filippo. Commedia a episodi sceneggiata da Lucio Fulci, Sandro Continenza, Alberto Sordi, Giancarlo Viganotti e Steno, collegata da alcuni personaggi ricorrenti come il giudice e il testimone. Molto bravi gli attori: Alberto Sordi, Leopoldo Trieste, Walter Chiari, Ubaldo Lay, Sophia Loren e Silvana Pampanini. Momenti sexy cominciano ad affiorare: Armenia Balducci tradisce il marito, l’ex soubrette Pampanini adesca clienti e Walter Chiari redime Sophia Loren. Alberto Sordi è protagonista di un episodio molto originale con il personaggio di Nando Moriconi, il povero borgataro con il mito del Kansas City, che nuota nudo in un fiumiciattolo. Gualtiero Jacopetti interpreta – non accreditato – un affascinante avvocato.
La pellicola rappresenta un esempio imitato negli anni Settanta e Ottanta, un raccoglitore di casi giudiziari che fanno da cartina di tornasole per raccontare la vita italiana. Peppino De Filippo ascolta casi di abbandono del tetto coniugale, preti che fanno a botte nei bar, resoconti di tradimenti, storie di ex ballerine che adescano clienti e altri esempi di varia umanità. Gli episodi sono un vero e proprio spaccato di vita italiana del dopoguerra, trasudano neorealismo da ogni fotogramma, ma percorrono una via propria, quella della commedia a episodi che racconta la vita.
Un giorno in pretura segna la nascita della commedia a episodi ed è pura commedia all’italiana che fa sorridere con amarezza e al tempo stesso fa pensare. La pretura è vista come il luogo dove gli italiani confessano i loro vizi, si dirimono piccole controversie di ogni giorno, si svelano retroscena di un mondo piccolo fatto di tradimenti, furti, prostituzione e arte di arrangiarsi. Affiorano i primi elementi di commedia erotica alta con le sequenze rubate di Armenia Balducci che tradisce il marito e si mostra parzialmente senza veli mentre riceve l’amante in casa propria. Altri elementi sexy una borseggiatrice come Sophia Loren che nasconde il malloppo nelle giarrettiere e Silvana Pampanini, affascinante ballerina che canta per i soldati in succinti abiti di scena.
Mi faccia causa (1984) di Steno è una sorta di stanco remake di Un giorno in pretura, interpretato da Christian De Sica, Stefania Sandrelli, Gigi Proietti, Enrico Montesano, Giorgio Bracardi, Franco Fabrizi, Maurisa Laurito e Franco Javarone. Il pretore Pannisi (De Sica) vede sfilare una serie di sfortunati casi umani, piccoli delinquenti e truffatori sui quali è chiamato a decidere con indulgenza. Questo abusato meccanismo mostra la corda sin dalle prime sequenze e dà vita a una prevedibile commedia a episodi che si regge sulla bravura degli interpreti. Stefania Sandrelli rappresenta la componente erotica della pellicola come impiegata statale che arrotonda lo stipendio facendo massaggi molto particolari. Gigi Proietti è un ladro che diventa amico del figlio del derubato, mentre Enrico Montesano è un pugile suonato che porta sfortuna… Tra i protagonisti della varia umanità incontriamo un disoccupato che tira a campare, un mafioso, due tifosi di calcio, ladruncoli, imbroglioni e falsi testimoni. Non tutti gli sketch sono riusciti. La sceneggiatura è di Enrico Vanzina, ma il film non ha lo smalto del lavoro di riferimento e i collegamenti con l’attualità sono modesti. Non sarà l’ultimo, né il peggiore degli imitatori di un modello inimitabile.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
www.gordianol.blogspot.com
http://cinetecadicaino.blogspot.com/
Regia: Stefano Vanzina detto Steno.
Soggetto: Lucio Fulci.
Sceneggiatura: Lucio Fulci, Steno, Alessandro Continenza, Giancarlo Viganotti e Alberto Sordi.
Interpreti: Peppino De Filippo, Walter Chiari, Sophia Loren, Ubaldo Lay, Silvana Pampanini, Alberto Sordi, Leopoldo Trieste, Armenia Balducci, Paolo Carletti, Tuti Pandolfini, Virgilio Riento, Amalia Pellegrini, Vincenzo Talarico, Maurizio Arena, Maria Piazzai, Venantino Venantini, Tania Weber, Giulio Calì e Cesare Bettarini.