La colpa del mare non era
e l’onda sembrava cullare
l’azzurro intenso parlava
la barca si mise a ballare.
In bilico corpi ammassati
sull’orlo del baratro nero
sostavano stanchi e stremati
in mente un pensiero.
La barca è oltremodo gremita
un fuoco ad un tratto s’attacca
migranti si gettano in acqua.
Ancora una sorte vigliacca
si scaglia su povera gente.
Scafista crudele e negriero
che ruba la vita, la mente
e spegne il pensiero
Nel mare galleggiano lievi
quei miseri corpi perduti.
Il cielo pudico s’arrossa
un forte strillar di gabbiani
rasenta quel gran cimitero.
Poi giungono uomini umani
si schianta il pensiero.
Un numero lieve si salva
un numero vasto perisce.
La fila di sagome uguali
protetta da identici teli
supina in terreno straniero
rivolge a limpidi cieli
un fioco pensiero.
Chiedevano solo rifugio
da guerre, soprusi e conflitti.
E gocce di tregua e speranza
non certo una morte fallace
del corpo, dell’io veritiero
adesso né guerra né pace
estinto è il pensiero.
Serenella Menichetti