A cura di Massimo Maugeri
È un romanzo molto particolare, questo di Giovanni Agnoloni: visionario e “avveniristico”. Ambientata nell’Europa del 2025 schiacciata dal peso della Macros (multinazionale informatica che da Berlino ha preso il potere privando il continente di internet e dell’energia), la storia di Agnoloni tratteggia le vicende dell’androide Luther e del programmatore cieco Christoph Krueger.
Ne parliamo con l’autore.
– Giovanni, solita domanda sulla genesi del libro. Come nasce “Sentieri di notte”? Da quale idea, necessità, o fonte di ispirazione?
È stata una genesi complessa. La primissima idea è stata del tutto occasionale, fermo restando che non credo nella casualità delle coincidenze. Ero fuori con un amico, Francesco Gori (co-fondatore di un blog con cui collaboro,www.postpopuli.it), a bere una birra in un bar all’aperto a Firenze. Ho alzato la testa e ho guardato il cielo notturno. Da qui l’idea della scena iniziale, che descrive il risveglio dell’androide Luther in una notte stellata. Questo risale a sei anni fa, più o meno. Poi ho raccolto altri spunti, che all’inizio dovevano essere dei racconti a sé, ma gradualmente hanno iniziato a “richiamarsi” tra loro, evidenziando filamenti d’interazione. E via via la trama mi si è manifestata. Certo, la brusca accelerazione (e il grosso del lavoro) è avvenuta nell’arco degli ultimi tre anni, dopo la tragica morte della mia fidanzata a fine 2009, che mi ha costretto ad affrontare il nodo del dolore, riflesso con evidenza in uno dei filoni narrativi del romanzo – che peraltro non è strettamente autobiografico.
Al di là di questo, i quattro filoni che compongono Sentieri di notte, e che vengono convergendo in un discorso unitario, sono figli di diversi aspetti della mia ricerca interiore, che da anni conduco sia come saggista (ne è testimonianza soprattutto Tolkien e Bach. Dalla terra di mezzo all’energia dei fiori, uscito sempre con Galaad nel 2011), sia come appassionato e studioso (oltre che paziente) di medicina naturale e spiritualità: si tratta di percorsi incentrati in particolare sulla psicologia del profondo di Carl Gustav Jung e sul concetto del Sé, del centro dell’identità, dove si annida il punto di contatto dell’uomo col Divino. Tendere a questo punto, prendendo progressivamente consapevolezza dell’Ombra per come si manifesta nella Ferita della vita, e quindi accedere alla Luce di cui siamo figli, è a mio avviso il senso ultimo della nostra esistenza terrena. È in questa ricerca che si rivela il nostro percorso. Proprio come mi si è rivelata la trama di Sentieri di notte.
Una menzione speciale va all’autore cubano Amir Valle, ottimo amico, del quale sono onorato di essere il traduttore italiano. Amir, che vive a Berlino, mi ha fatto conoscere dei luoghi della capitale tedesca che poi si sono rivelati decisivi per la costruzione del mio romanzo.
– Sappiamo che Luther è un androide che, in una notte del settembre 2025, si sveglia accanto al cadavere del suo creatore? Approfondiamo la conoscenza di questo personaggio. Chi è Luther?
Luther è un androide di ultimissima generazione, creato dal geniale scienziato Joseph Hermann, divenuto inviso agli ambienti accademici per le sue posizioni eterodosse e accanito oppositore del Sistema, il complesso apparato informatico e di erogazione energetica gestito dalla multinazionale Macros ormai da diversi anni, nel 2025. È un prodotto del tutto simile all’uomo, in apparenza, tanto da avere anche una specialissima sensibilità; ma ovviamente è un robot. Nasce alla vita sulle sponde del Lago di Lucerna una notte di settembre, e trova accanto a sé Hermann morto per ragioni misteriose, che in seguito si chiariranno, almeno in parte. Gradualmente prende coscienza di sé e del mondo, e comprende che deve andare in città a cercare una persona. Capirà ben presto che si tratta di Christoph Krueger, programmatore cieco dotato di una recettività straordinaria, e che insieme dovranno compiere un viaggio verso Cracovia, dove si sta verificando un fenomeno inquietante: una nebbia bianca, prodotto di esperimenti di architettura veicolati da potenti proiettori di ologrammi, dalle periferie si sta espandendo verso il centro, corrodendo la città, che ormai è in grave pericolo. Qui dovranno aiutare qualcuno che nel frattempo sta cercando di attraversare il Bianco: Desmond O’Rourke, uno studioso irlandese di teologia che tenta di recuperare la memoria persa anni prima, e che è da poco rimasto vedovo, conservando solo un oggetto della sua amata Leyla: l’infravisore, un paio di occhiali molto particolari, che lo dovranno orientare in quella nebbia. In questo contesto di eventi, direi che Luther è una sorta di “inviato”, un po’ come gli Stregoni della Terra di Mezzo. È un Aiuto. Con la differenza che lui non è immortale. Non è programmato per esserlo.
– L’Europa del 2025 che immagini viene privata dalla Macros, multinazionale informatica, di internet e dell’energia. Pensi che dipendiamo un po’ troppo dalla Rete?
Penso di sì, nella misura in cui questa ci sta allontanando dalla dimensione naturale, che è patrimonio essenziale dell’uomo, scrigno di benessere fisico e spirituale e sede di un possibile ritorno all’incontro dell’uomo con Dio. Ma è anche vero che un rapporto equilibrato con la tecnologia è fondamentale per la vita. Io, che oltre a scrivere sono un traduttore, senza internet non lavorerei. Solo che dobbiamo sempre ricordarci che internet è un mezzo, mentre la Natura è un fine. Ecco perché, nel mio romanzo, faccio una singolare scommessa: che cosa succederebbe se, una notte del prossimo futuro, per una ragione qualunque (qui, le brame di potere della Macros), internet si spegnesse? Riusciremmo a “respirare” senza questo “polmone d’acciaio” informatico?
– Tra gli altri personaggi figura il programmatore cieco Christoph Krueger. Parlaci un po’ di lui… E poi, è solo un caso che sia cieco, o questa scelta ha un valore simbolico?
Christoph Krueger è una sorta di “veggente”, nella misura in cui, per una singolare combinazione delle conseguenze della sua cecità congenita e di una serie di effetti collaterali di anni di assunzione di droghe, è rimasto con la straordinaria capacità di “sentire” e visualizzare interiormente la realtà virtuale. Laddove un avveniristico hacker in stile cyberpunk probabilmente utilizzerebbe un visore, – uno strumento ottico insomma – per orientarsi nelle dimensioni virtuali, lui mentre picchietta i tasti in braille della sua tastiera ha delle autentiche visioni, nella sua mente.
Quanto al fatto che Luther sia cieco, penso che dentro di me sentissi il bisogno di tornare a una percezione nuda del mondo. Devono essere state certe mie letture, come Riprendere i sensi di Jon Kabat-Zinn, edito da Corbaccio, o certi passi evangelici, come quello del “cieco nato” (Vangelo di Giovanni). Il “non vedere” è sinonimo di una prossimità all’acquisire un altro tipo di “vista”, ovvero di consapevolezza. Mi viene in mente un episodio, capitatomi a gennaio durante un viaggio a Fino del Monte (BG) per una performance letterario-musicale legata al libro La musica della neve di Davide Sapienza (il curatore della collana “Larix” di Galaad, di cui “Sentieri di notte” fa parte). Eravamo in gruppo a una cena vegetariana e c’era un piatto da assaporare con gli occhi bendati, per poi indovinare che cosa fosse. Beh, sicuramente ho apprezzato il sapore di quelle crespelle ben più di come lo avrei fatto se non me li avessero bendati.
Tengo poi a sottolineare che Cracovia, che Krueger dovrà raggiungere al termine del suo viaggio con Luther, è un luogo con un’energia del tutto particolare. Qui si trova il Chakra del Wawel (il complesso del castello della città, che comprende anche la Cattedrale): uno dei centri energetici più potenti del pianeta. Io e Francesco Gori, che mi venne a trovare quando vivevo lì con la mia ragazza, abbiamo toccato quel punto della parete esterna del cortile rinascimentale del Wawel. Non sono chicchiere: l’energia c’è. E la si sente ancor meglio se si chiudono gli occhi.
– Leggiamo che questo romanzo è figlio della poetica del Connettivismo. Cosa deve intendersi per “poetica del Connettivismo”?
Il Connettivismo è un movimento di avanguardia, nato nel 2004 dagli sforzi comuni di Sandro Battisti, Giovanni De Matteo e Marco Milani. È figlio del cyberpunk americano, ma anche del futurismo e del crepuscolarismo, e ha un suo manifesto, che peraltro contiene non tanto delle linee-guida, quanto delle suggestioni. Infatti amiamo definirci “i Connettivisti”, piuttosto che parlare di “Connettivismo”, nella misura in cui ognuno di noi confluisce spontaneamente in un filone di sensibilità comune, e da un diverso angolo visuale: il Manifesto, insomma, fotografa quello che già siamo, non ci vincola a “essere in un certo modo”.
I temi di fondo sono il rapporto dell’uomo con la macchina e con la Rete, la sua evoluzione in senso post-umano, ovvero dopo il punto di convergenza tra la sua componente naturale e quella sintetica, ma anche le profonde risonanze del cosmo, la percezione dell’unità del tutto (olismo) e il contatto con il profondo. Sentieri di notte viaggia soprattutto su queste ultime frequenze, privilegiando (come del resto tanti romanzi e racconti connettivisti – ma non tutti: penso all’appena uscito e notevolissimo Olonomico di Sandro Battisti, Ciesse Edizioni) ambientazioni reali (nel mio romanzo, soprattutto Cracovia e Berlino) e legate a un futuro prossimo. La poetica del Connettivismo, dunque, è fondamentalmente una suggestione, direi quasi una musica. Spero che il brano che sarà pubblicato domani, tratto da un capitolo diSentieri di notte che ritrae l’inizio del viaggio nel Bianco di Desmond, a Cracovia, lo sottolinei sufficientemente bene.
Giovanni Agnoloni, studioso di J.R.R. Tolkien, di Edward Bach e di spiritualità, è nato a Firenze nel 1976. Traduttore e blogger (http://lapoesiaelospirito.
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