Comunicato stampa
Considerato dalla critica internazionale artista di straordinarie qualità e dalla potente comunicativa, Safet Zec ha voluto ricreare negli spazi espositivi del Padiglione Venezia il suo studio, richiamandone le atmosfere e l’intimità artistica, dove si susseguono i soggetti a lui più cari, che caratterizzano l’intera sua opera: le figure umane, volti e corpi dolenti e disperati, in fuga, gli abbracci, le mani tese. E ancora, le grandi chiome d’albero, immense e potenti, le nature morte, le finestre, le vesti e i panni bianchi, abbandonati, testimonianza di presenza e assenza, i pani, di universale scralità. Opere dal segno personalissimo e inconfondibile, denso e poderoso (come negli artisti rinascimentali), di struggente autenticità e universalità.
Ad accogliere i visitatori nello spazio che conduce verso lo studio ricreato, la prima grande opera, Uomo e bimba (2016-2017) dal monumentale Ciclo pittorico Exodus, vibrante e potente testimonianza del grido di dolore di Zec contro l’orrore della guerra. L’opera si completa, sul retro, con una tela delle stesse grandi dimensioni, Donna o Madre con bambino (2024), realizzata appositamente dall’artista per il Padiglione, rappresentazione metafisica del dolore universale.
In particolare nell’ultimo decennio, l’opera di Zec si è concentrata su tematiche e soggetti di sempre più stringente e drammatica attualità, la guerra, la fuga e la migrazione, la sofferenza e l’alienazione della condizione di rifugiato, di profugo, l’accoglienza, condizioni che l’artista ha vissuto in prima persona quando, nel 1992, ha dovuto lasciare, fuggendo, Sarajevo e la Bosnia, martoriate dalla sanguinosa e fratricida guerra nella ex Jugolsavia.
Safet Zec – Note biografiche
Pittore e incisore, Safet Zec nasce nel 1943 a Rogatica, in Bosnia-Erzegovina.
Dopo gli studi compiuti alla Scuola di Arti Applicate di Sarajevo e all’Accademia di Belle Arti di Belgrado, Zec diventa la figura centrale del movimento artistico chiamato “Realismo poetico”. Vive e lavora a Belgrado fino al 1989. A partire dai primi anni Novanta si impone come uno degli artisti più importanti del suo paese, presente nelle maggiori e più qualificate esposizioni internazionali.
Negli anni che seguono è di nuovo a Sarajevo, fino al 1992 quando, a causa della guerra che colpisce la ex-Jugoslavia, è costretto a lasciare il proprio paese e arriva in Italia, prima a Udine e poi nel 1998 a Venezia, che diventa per lui una seconda patria, alla quale oggi “appartiene”, non solo come cittadino veneziano, ma come cittadino di nazionalità italiana.
In Italia Zec si ritrova a dover ricostruire non solo la propria esistenza, ma anche la sua produzione. Lavora alacremente a nuove tele, a disegni e incisioni, tanto che già nel 1994 è pronto per la prima mostra in Italia, nella quale espone le sue nuove creazioni. Solo una decina di tele arrivate da una galleria tedesca si pongono a testimonianza della precedente attività di Zec.
Nel corso del tempo espone in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, vantando all’attivo oltre cento mostre. A partire dalla fine del conflitto nell’ex Jugoslavia, Zec riprende a frequentare assiduamente la sua terra. Studio-Collezione Zec, nel cuore di Sarajevo, è stato riaperto ed è divenuto un centro di iniziative culturali, oltre che sede espositiva delle sue opere.
Oggi Safet Zec vive e opera tra Venezia e Sarajevo.