A cura di Gordiano Lupi
Non mi occupo molto di cinema statunitense, ma faccio un’eccezione per questa deliziosa commedia sofisticata, forse la madre di tutte le commedie, interpretata da un grande Humphrey Bogart e un’affascinante Audrey Hepburn. Billy Wilder confeziona un prodotto che Carlo ed Enrico Vanzina hanno spesso cercato di importare in Italia senza mai riuscirci. La commedia sofisticata non sembra nelle italiche corde, perché i nostri lavori finiscono sempre nello scadere in un esercizio di stile e in un lezioso romanticismo. Billy Wilder utilizza le figure retoriche della commedia rosa: la festa danzante, le notti di luna piena, la gita in barca (girata in studio), ma l’ironia che pervade il film non fa mai scadere di livello un lavoro ancora oggi godibile. Humphrey Bogart interpreta un ruolo a lui non molto congeniale (doveva essere di Cary Grant) da compassato imprenditore, ma ne esce fuori alla grande, come innamorato di Sabrina (Hepburn) e rivale dello sciocco fratello (Holden). Il regista è bravo a raccontare la vita dei ricchi e le loro convenzioni, esercitando anche una certa critica sociale. Abbiamo anche riferimenti al sogno americano, quando Bogart afferma di voler produrre un nuovo materiale plastico per dare un futuro ai bambini di Porto Rico e un lavoro ai loro padri. Il padre di Sabrina (Williams), autista della ricca famiglia, pronuncia la farse simbolo del film: “La vita è come una limousine: c’è chi si siede dietro, chi si siede davanti. E in mezzo c’è un vetro”.