Teatro: Rosalyn di Edoardo Erba


Una scrittrice di successo, molto concentrata su sé stessa, socialmente arrivata. Una donna delle pulizie, stralunata, apparentemente ingenua, discretamente ignorante. Un incontro fortuito, un’amicizia femminile fra quelle due individualità dai profili e dalle appartenenze tanto differenti e dissimili che sboccia inaspettata, come un fiore selvaggio: l’una complementare all’altra, l’una avvolta dall’/nell’altra. High society da un lato e bassifondi dall’altro. Cultura contro degrado. Uno sbilanciamento che sembrerebbe insostenibile, eppure fra Esther O’ Sullivan, l’autrice di Detroit in trasferta canadese, a Toronto, per presentare un suo libro, e la goffa debole istintiva Rosalyn (il cui nome dà il titolo alla pièce) si accende da subito una scintilla, in un gioco di emulazione (e simulazione) reciproca.
Ma questo strano improvviso idillio viene presto cancellato dall’omicidio del proprio violento amante commesso da Rosalyn, la quale poi coinvolge Esther nella sepoltura dello scomodo cadavere. Rosalyn confessa inoltre che l’idea di ammazzare l’uomo le era stata ispirata dalla lettura del libro di Esther che le aveva mosso dentro, con una presa di coscienza, un sentimento di rivalsa.
Invero la storia parte dall’interrogatorio cui qualche anno dopo quegli eventi Esther viene sottoposta dalla polizia. E di qui attraverso il ricordo si dipana il racconto. Ma è tutto vero quel che si dice, che è avvenuto, che accade? O è distorsione, camuffamento, menzogna? La penna stilografica della scrittrice, ritrovata nel risvolto dei pantaloni dello sventurato Ben, il manesco e ubriacone amante di Rosalyn, sembra, anche a distanza di anni, inchiodarla a un reato che lei sa di non aver commesso. Allora chi era, chi è Rosalyn? A che gioco giocava la sprovveduta donna delle pulizie incontrata da Esther per puro caso, quasi per un errore da Sliding Doors? Che sia stata tutta una macchinazione ai danni di Esther la narcisista, Esther la vera ingenua nella “imprevista” circostanza?
Ma la realtà è sovente circo di illusioni. Ciò che sembra non è ciò che è. Formidabili le due attrici protagoniste – Alessandra Faiella/Esther e Marina Massironi/Rosalyn –  in quel gioco di specchi e nel variare il registro, dal comico al macabro, dal grottesco al tragico. Muovendosi fra commedia nera e dramma, la scrittura di Edoardo Erba coinvolge nella lenta metamorfosi dei fatti, nel disvelamento della verità (vien da pensare, come analogo cinematografico, a Shutter Island di Martin Scorsese). “Ho voluto parlare di quel grumo compresso e segreto che tutti abbiamo dentro – commenta l’autore – Una bomba pronta ad esplodere per mandare in frantumi le nostre fragili vite”. Concetto ben ribadito dalle parole della regista Serena Sinigaglia: “Rosalyn è un thriller psicologico. Rosalyn ti disorienta. Rosalyn è quando pensi di aver capito tutto e invece no, non avevi capito niente. […] Rosalyn è una sfida, un quiz, un meccanismo che si inceppa e tutto precipita”.
Assolutamente scabra (e funzionale) la scenografia di Maria Spazzi: un piano inclinato fatto di cubi dissestati, con dei vuoti, una sedia, e il circolo di quella luce da interrogatorio che balla, che scava spietata dentro le viscere dell’anima fino a trarne la più scomoda e crudele delle verità. Ossia… nessuno è al sicuro da sé stesso.

Alberto Figliolia

Rosalyn di Edoardo Erba. Regia di Serena Sinigaglia. Con Marina Massironi e Alessandra Faiella. Teatro Carcano, Corso di Porta Romana 63, Milano (M3 Crocetta). Fino al 21 gennaio.
Orari: mar, mer, gio, sab 20,30; ven 19,30; dom 16; lun riposo.
Info: tel. 0255181377/62, e-mail info@teatrocarcano.com; sito Internet www.teatrocarcano.com.

 

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