ArteRecensione: Rodin e la danza


In natura non c’è nulla che possieda più carattere del corpo umano. Con la sua forza o con la sua grazia esso evoca le immagini più diverse. A volte assomiglia a un fiore: la flessione del busto imita lo stelo; il sorriso dei seni e del viso e lo splendore dei capelli corrispondono allo sbocciare della corolla. (Auguste Rodin. Parigi, 12 novembre 1840-Meudon, 17 novembre 1917)

Respinto tre volte dalla École des beaux-arts. Questo incredibile particolare è nel curriculum vitae di uno dei maggiori scultori della storia, alias Auguste Rodin, parigino. Non è detto che per forgiare un genio serva necessariamente una formazione accademica.
Rodin fece comunque il suo bell’apprendistato (fino al 1872) presso la bottega dello scultore Albert-Ernest Carrier-Belleuse e al suo perfezionamento contribuì anche il viaggio in Italia, compiuto nel 1876, allorché il 36enne artista scoprì tale Michelangelo e maturò la passione per le antiche rovine. Seguirono numerose commissioni pubbliche, ma fu la sua ricerca inesausta a marchiarne i giorni e a segnare una nuova indelebile era per l’arte plastica.
Affascinato dalle infinite possibilità del corpo e del movimento, della sua evoluzione nello spazio, da posture, tensioni e linee di forza, non poteva rimanere estranea agli studi e alle realizzazioni artistiche di Rodin la danza (Nella nostra arte, l’illusione della vita si ottiene con un buon modellato e col movimento). Un’influenza che ci ha lasciato una grande e meravigliosa eredità di disegni, ritratti, sculture, bozzetti. E un patrimonio di immaginazione infinita.
Al rapporto fra Rodin e la danza dedica una splendida mostra il MUDEC di Milano, con una varietà di lavori dello scultore della Ville Lumière e una serie di “effetti collaterali” quali documenti e reperti avvicinabili a tale legame, comprese, in una sorta di gioco a specchio, le interpretazioni, da parte di danzatrici e danzatori della contemporaneità, degli elaborati rodiniani.
Dal 1903 al 1911 Rodin lavorò sui Mouvements de danse-Movimenti di danza. Nel 1900 Isadora Duncan, giunta a Parigi, aveva incontrato Rodin, danzando per lui nel suo studio. Fra le modelle preferite va ricordata Alda Moreno: movenze da ginnasta, una sorta di contorsionista. Nell’Esposizione universale del 1889, nella capitale francese, si esibì una troupe di danzatori e di danzatrici giavanesi. Rodin fu fra gli spettatori entusiasti (vedi gli schizzi conservati al Musée Rodin) e, soprattutto, nel 1906 ebbe modo di ammirare 70 danzatrici cambogiane, sempre a Parigi, colà arrivate con il re cambogiano Sisowath e figlia, la principessa Symphady… incanto della mia vita e figure danzanti in marmo concepite da Michelangelo. Finì per seguirle anche a Marsiglia. Ne scaturirono 100 o più disegni, sovente acquerellati, cui vanno aggiunti i circa 50 ritratti della giapponese Hanako.
La mostra si apre con il filmato (1897), sempre sorprendente, della Danse serpentine di Loïe Fuller: una fantasmagoria di colori e movimenti, il corpo e la veste che divengono fiore o farfalla. Il visitatore si muove nella suggestiva alternanza delle 53 opere, fra cui i marmi Ossessione, Danzatrice stante con il piede in mano, Le benedizioni, i bronzi Torso dell’adolescente disperato, L’età del bronzo (fusa nel 1928), La toilette di Venere detta anche Fauna inginocchiata o Il risveglio (stupenda!), I borghesi di Calais: Jean de Fiennes, L’uomo che cammina (più avanti nel tempo ci sarà un certo Giacometti…), vari gessi, 17 disegni (orientabili in più modi), 15 terrecotte dei Mouvements de danse (mai esposte prima), con tanto altro materiale: filmico, documentario, oggettuale, tutto di grandissimo valore storico.
Per quel che concerne le figurine di terracotta… “Ognuna di esse raffigura un passo, una ‘figura’ di danza in cui molti ballerini potrebbero ritrovare ancora oggi una posizione fondamentale, congelata nell’attimo della scultura. Ogni figurina è stata però modellata anche per essere vista da più angolazioni, come se la posizione fosse in realtà il frame di un unico movimento fluido fatto di ‘figure’ di danza infinite; il senso di non-finito è dato anche dalla tecnica dell’assemblaggio utilizzata dallo scultore per la creazione delle danzatrici. Uno studio sperimentale del movimento fatto attraverso il materiale modellabile per eccellenza, la terracotta, che in alcuni punti ancora lascia intravvedere le impronte digitali del suo artista […] queste piccole statuette esploravano per la prima volta le nuove, infinite possibilità di movimento del corpo umano in un atto così armonioso come quello di un passo di danza, eppure contemporaneamente anche così disarticolato, nella scelta dell’istante del movimento rappresentato.”
Nella seconda sezione vengono esplorati i rapporti e le influenze, di cui si è detto, esercitate dall’Estremo Oriente su Rodin. Vi sono 5 disegni originali di danzatrici cambogiane, manufatti vari, fra cui il busto di una divinità maschile, risalente alla metà dell’XI secolo, una serie di statuette lignee dalla Birmania (personaggi del Ramayana), un copricapo da danza thailandese.
La terza sezione indaga con un suggestivo confronto i rapporti che legano alcuni capolavori di Rodin – Il pensatore, L’età del bronzo, Donna accovacciata, L’eterno idolo, Jean de Fiennes, L’uomo che cammina, Il risveglio – a coreografie poste in essere negli ultimi decenni per opera di Elizabeth Schwartz, Boris Eifman, Anna Halprin (il bellissimo Viaggio nella sensualità), Julien Lestel, Anne Teresa De Keersmaeker, e Alessandra Cristiani in una performance fra l’ipnotico, il plastico e lo ieratico. “… la lezione di Rodin oggi costruisce un ponte spazio-temporale imprescindibile tra l’Europa e le culture extraeuropee, tra l’Ottocento e il nuovo millennio”. All’insegna, nel suo senso più nobile, della contaminazione.
Nel 1916 avvenne da parte di Rodin la donazione delle proprie opere (beni, diritti patrimoniali e diritti morali) allo Stato francese e nel 1919 fu aperto il Musée Rodin nel quartiere degli Invalides, 18 sale con un tesoro immenso di bozzetti in terracotta, calchi in gesso, sculture in bronzo e in marmo.
Fino al prossimo 10 marzo potremo ammirare alcuni di questi capolavori in un contesto raffinatissimo, avvolgente e coinvolgente.
Il catalogo della mostra Rodin e la danza è edito da 24 ORE Cultura (186 pagine, 100 illustrazioni, 29 euro).

Alberto Figliolia

Rodin e la danza. Fino al 10 marzo 2024. MUDEC, via Tortona 56, Milano. A cura di Aude Chevalier, Elena Cervellati, Cristiana Natali. Mostra prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura, in collaborazione con il Musée Rodin di Parigi.
Info: sito Internet www.mudec.it, tel. 0254917 (lun-ven 10-17) Orari: lun 14,30-19,30; mar, mer, ven, dom 9,30-19,30; gio, sab 9,30‐22,30 Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.

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