Renato Caccioppoli, O’genio 3


Caccioppoli_2A cura di Augusto Benemeglio

1. ‘O genio A Napoli lo chiamavano semplicemente “‘O genio”.
Un matematico dalle capacita’ davvero geniali, che a soli ventisei anni vinse il concorso per la cattedra di Analisi Algebrica all’Universita’ di Padova. E nel 1934, appena trentenne , fu chiamato alla prestigiosa Università federico II di Napoli, dove rimase sino alla sua tragica fine.

2.Figlio di una Bakunin
Era nato a Napoli il 20 gennaio 1904 da Giuseppe Caccioppoli e Sofia Bakunin (figliadell’anarchico russo Michele Bakunin), si era laureato a 22 anni e fin dai suoi primi lavori aveva affrontato problemi di analisi funzionale, la nuova branca della matematica che allora si andava elaborando, in cui si considerano spazi di dimensione infinita, studi che lo avrebbero portato ad elaborare il teorema di punto fisso di Banach-Caccioppoli, la teoria geometrica della misura, la teoria dell’integrazione, le equazioni differenziali e integrali, cose assolutamente incredibili per un ragazzo di ventesette anni. Infatti , chi non lo conosceva, leggendo le sue prime pubblicazioni , pensava che avesse almeno il doppio degli anni.

3. Coglieva l’elemento essenziale
Ma l’arte di uomini come Renato Caccioppoli – ricorda il prof. Ennio De Giorgi – e’ in fondo la capacita’ , eccezionale in lui, di muoversi in questi spazi di dimensione infinita con estrema sicurezza intuitiva , comprendendo , a prima vista , dove l’analogia col finito funziona e dove l’analogia con gli spazi di dimensione finita cessa di funzionare.Renato era uno che coglieva l’elemento essenziale, a scorgere la prima radice delle cose. Lui tracciava due o tre segni abbastanza sommari , univa a questi segni un discorso abbastanza sintetico, ma estremamente profondo, e dava, in tempi brevi l’idea di come in realta’ stavano le cose a proposito di un certo problema.

4. Le sue stravaganze
Caccioppoli ha dato contribuiti fondamentali alla moderna analisi matematica. E su questo sono concordi tutti gli esperti che non esitano ad ammettere che si tratta di uno dei matematici italiani più importanti della prima metà del Novecento, uno dei più rappresentativi di quella generazione formatasi tra le due guerre mondiali, e tuttavia per quanto fosse matematico profondo e originale, che ci ha lasciato un\’ottantina di lavori di grande importanza, la sua fama e la sua popolarità la deve più alle sue stravaganze, alle sue prese di posizioni “politiche”, alla sua complessa personalità culturale e umana, che gli ardeva dentro come un fuoco che lo divorava, come risulta dalla testimonianza di un suo ex allievo.

5. Rimbaud e Galois
Di tutto ciò che gli ardeva dentro come un “fuoco”, Renato aveva tentato una sorta di compendio iconografico esposto allo sguardo di tutti: aveva piazzato sul proprio scrittoio, in due portaritratti d’argento, il volto di un poeta e quello di un matematico, Rimbaud e Galois, destinati a tenersi diuturna compagnia e a colloquiare tra loro, nonché con lui stesso, nella comune consapevolezza di parlare tutti la medesima lingua, di perseguire tutti, per vie soltanto in apparenza diverse lo stesso scopo: rintracciare lembi di quell’armonia che si nasconde sotto la pesante crosta del caos.”Scava, scava, – spiegava- alla fine che cosa scopre, al di là dei confini del disordine, colui che ha occhi per vedere? Scopre frammenti di armonia, di perfezione. E ce li regala. Questo fa il genio, si tratti di un matematico, di un musicista o di un poeta”.

6. Al pianoforte, a quattro mani
Col professor Caccioppoli , anticonformista fino allo struggimento, anzi fino allo scandalo, le serate finivano per lo più all’osteria. Talvolta finivano a casa di Caccioppoli dove lui e Francesca Nobili Strada (la giornalista dell’Unità che morì suicida due anni dopo la morte di Renato) , si mettevano a suonare a quattro mani: pezzi per lo più dannatamente romantici, pezzi che non finivano mai, oppure finivano per congiungersi quasi senza soluzione di continuità ad altri pezzi, obbligando incalliti chiacchieroni ad un silenzio forzato, talvolta insopportabile, tanto che il gruppo si sfoltiva progressivamente, per successive defezioni in punta di piedi. Renato aveva una profonda cultura in campo letterario , musicale e cinematografico. A tutto ciò aggiunse una forte passione per quel clima politico che aveva respirato in casa fin da bambino.

7. Antifascista, a spasso con un gallo
Renato è un antifascista istintivo e spericolato, ugualmente motivato dall’avversione per un regime antidemocratico e dal profondo fastidio verso la sua grossolanità. Alcuni episodi sono ormai sufficientemente noti. Il regime sconsiglia caldamente agli uomini di uscire a spasso con un cane. Non è sufficientemente virile. E allora Caccioppoli si fa subito notare portando a spasso in via Caracciolo, al guinzaglio, un virilissimo gallo. Ben più grave l’episodio del maggio del ’38, quando Hitler è in visita a Napoli per riaffermare la grande intesa tra le due nazioni. In un ristorante all’aperto Caccioppoli convince l’orchestra a suonare la “Marsigliese”, inneggiando alla libertà e commentando l’esibizione con giudizi estremamente espliciti e duri nei confronti del regime. Per questi reati era previsto il tribunale speciale. Ma l’intervento della famiglia riesce a ridimensionare la bravata, riducendola al gesto di uno squilibrato che sconterà la pena prima nel manicomio giudiziario e poi in una clinica privata.

8. La sede dell’Unità.
E’ schierato a sinistra, ha una grande dirittura morale nascosta sotto una maschera d’ironia e nonchalance, ma non è “affidabile”. E’ un artista , un personaggio tutto genio e sregolatezza , e ciò ne farà il protagonista di molti libri, di interviste che rievocano lui e la Napoli a cavallo della guerra: “La sede de “L’Unità” era al quarto piano del maggior palazzo dell’Angiporto Galleria, covo di innocui trasgressivi che fu, centro di attrazione dove la sera convergevano, a ondate, scontenti, curiosi, naufraghi bisognosi di una zattera cui aggrapparsi, giovani e meno giovani “promesse”, qualche bella donna, qualche campione del catalogo degli “intelligenti”, ma la stella più brillante si chiamava senz’ombra di dubbio Renato Caccioppoli”.

9. Morte di un matematico
Su di lui è stato fatto anche un bel film di Mario Martone, “Morte di un matematico napoletano”, dove viene rinverdita la leggenda del “vestivamo alla Caccioppoli” del logoro trench bianco, sporco, portato in giro, alla Tenente Colombo , per le strade di Napoli , con sempre maggior sciatteria; e poi quella del matematico geniale e insuperabile che si perde sempre più nell’alcool e (forse) nella droga; dell’intellettuale colto e raffinato, intransigente e spietato avversario dell’ignoranza e delle banalità, che affida le sue lunghe notti a compagnie non sempre raccomandabili; del borghese illuminato, e da ultimo del “comunista” che si vede abbandonato dalla moglie che gli preferisce l’importante dirigente del partito.

10. Un uomo disabitato
Io me ne son fatto un’idea guardando il bel film di Martone , splendidamente interpretato da Carlo Cecchi, un altro napoletano atipico , come lui, dove se ne traccia una personalita’ complessa e tormentata, disperata , emintemente tragica. Un uomo notevole , di grande cultura letteraria e filosofica, con uno straordinario esprit de finesse e una rara sensibilita’ musicale ( era un ottimo pianista e avrebbe potuto diventare un eccellente direttore d’ orchestra, se si fosse dedicato completamente alla musica), ma soprattutto un uomo – come appare nel film di Martone –disabitato, in un paese assente, un uomo scisso, che si porta dietro tutte le dilacerazioni e conflitti sia interiori che della città di Napoli, mai risolti, un uomo col sentimento della tragedia e della disperazione nel cuore, un uomo già assente e con la morte addosso. “Ho cercato di rappresentare – dice il Regista Martone – la doppia natura del rapporto di Renato con Napoli . Da un lato c’è l’enorme generosità con cui essa si dà ai suoi figli, quasi che personaggi come Renato potessero essere partoriti solo dal ventre di una città così complessa e ricca. D’altra parte c’è invece il lato oscuro di Napoli, quello che ti deruba e ti nega ogni consolazione, quando questa ti è necessaria…Parlavo della doppia natura del rapporto dei napoletani con la loro città. Ecco, sicuramente per questo film si è manifestata la prima di queste due nature, quella generosa. La città si è data continuamente, attraverso le persone, gli ambienti, la luce …

11. Il bidello matematico
Dice un suo ex allievo: “Sono stato alunno del Prof. Caccioppoli. Ho seguito le sue lezioni di Analisi matematica e ho studiato sui suoi testi. Anche se sono passati quasi 50 anni, il ricordo dell’uomo, dell’insegnante, della figura complessa e contraddittoria, delle sue lezioni e delle sue battute, è in me ancora molto nitido. Era un mito. Eravamo fieri di appartenere al suo corso, ma anche un po’ terrorizzati all’idea di dover sostenere l’esame con lui. Il prof. Caccioppoli aveva un solo assistente , Don Savino Coronato. Figura simpatica, Don Savino, e neanche lui sfuggiva alle pungenti battute del professore. E anche il “prete”, assistente d’ ‘o prufessore cumunista, faceva parte del mito, del “paradosso” Caccioppoli e alimentava la “leggenda metropolitana” di questa figura così stravagante e contraddittoria quanto stupefacente, affascinante e misteriosa. Durante le lezioni diceva: “in questo Istituto solo tre persone sanno la Matematica: Gigino Allocca, Carlo Miranda e, modestamente, il sottoscritto”. Gigino Allocca era il capo Bidello, custode di tanti segreti e unico distributore della carta igienica : Nessun studente poteva permettersi il lusso di litigare con il bidello matematico che ti diceva : “ signurì, avite studiato ‘o teorema ‘e Schwarze?… no? … allora è inutile ca ve presentate!.

12. Un comunismo tenero e beffardo
Renato Caccioppoli era un comunista un po’ sui generis , e la sua presenza veniva vissuta con sofferenza, con malcelata sopportazione, da parte del PCI , a causa della sua naturale vocazione alla trasgressione e all’iconoclastia. Averlo alleato costituiva un grande vantaggio sul piano propagandistico. Ma che peso e che preoccupazione doversi portare appresso un “simpatizzante” simile, genio sin che si vuole, ma così imbevuto di decadentismo, così diverso, così distante. E così pericoloso, per via del grande ascendente che aveva soprattutto sui giovani …E lui non era affatto inconsapevole d’essere fonte di apprensione e anche di fastidio. Stava semplicemente al gioco, replicando a modo suo: con la forza dell’ironia. “Quanti hanno avuto la fortuna di avere maestri così?”, ci dice Carmine Greco, un suo ex allievo ormai anziano. “Attraverso la sua persona pian piano ci parve a noi giovani di intravedere come una possibilità, quasi un sogno che non avevamo neppure osato sognare: quello di un comunismo trasandato, spettinato, stretto in un impermeabile un po’ liso, un comunismo insieme tenero e beffardo, divorato dalla passione per tutte le cose belle e giuste che esistono sulla terra, un comunismo privo di pregiudizi, tollerante, nutrito di tutte le linfe presenti nel grande albero della vecchia cultura europea. Soprattutto, un comunismo non separato dalla libertà”.

13. Era quasi l’alba.
Ma gli ultimi anni della sua vita furono i più tristi: Caccioppoli probabilmente vide molte delle sue aspirazioni politiche disilluse, sentì forse venir meno la sua vena matematica, soffrì l’abbandono della moglie, Sara Mancuso, cui era profondamente legato. Prese a bere sempre più e si isolò progressivamente, finchè rientrando a casa , l’8 maggio 1959 ,si sparò un colpo di pistola nella sua abitazione di Palazzo Cellammare .Era quasi l’alba e si preannunciava una splendida giornata di sole.

Augusto Benemeglio

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