Peucezio 1943-1945. Diario
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veniva compilato nell’ombra e sottoposto ad ogni esame, la Corte dei Conti perdette ogni potere. Lo stesso Consiglio di Stato era manovrato a piacere, però con resistenza sempre maggiore da parte dei consiglieri e con critiche sempre più mordaci. Il disavanzo dilagava nei comuni e nelle province con un crescente aumento della tassazione. La soppressione delle cinte daziarie segnò una vera rovina per tanti comuni e di conseguenza una corsa verso un maggiore e progressivo indebitamento; ma l’ordine era venuto dal Duce in persona e ogni discussione in merito divenne oziosa. Far «rampollare» i bilanci, per conseguire un ipotetico pareggio, divenne la cosa più facile. Ne seppi qualcosa quando, nell’aprile del 1935, fui chiamato a reggere il Comune di Bari il cui ultimo bilancio era stato chiuso con un avanzo fittizio. Volli approfondire la questione ed emerse che il bilancio effettivo, reale, libero da ogni menzogna contabile, presentava un deficit di notevoli proporzioni. Il che, valutando le entrate ordinarie, che non superavano i 35 milioni all’anno, evidenziava una situazione economica molto seria. Le opere veramente capaci di risollevare l’economia di una regione venivano talvolta rinviate, mentre le opere di lusso, le costruzioni mastodontiche, le sistemazioni dispersive venivano invece eseguite in un baleno. Esempio tipico, il progetto Tramonte per l’irrigazione della Puglia, che avrebbe dato ancora vita e ancora ricchezza e prosperità alle popolazioni pugliesi e che non è stato mai preso in considerazione nel tempo stesso in cui si spendevano milioni su milioni per opere di abbellimento. Questo – beninteso – non avveniva dappertutto, come dimostrano le grandi opere di bonifica e di sistemazione idraulica, di avvaloramento di territori prima completamente abbandonati, la sistemazione della rete stradale, le nuove linee ferroviarie e tante altre opere insigni che sono lì a comprovare la capacità trasformatrice del regime. Però, se si farà il conto di quanto nel ventennio si è speso per opere di abbellimento, si giungerà a cifre inverosimili. Ciò che mancava, in altri termini, era il coordinamento e il controllo cui s’ispirava, per esempio, l’amministrazione napoleonica, i cui risultati finali furono riconosciuti giovevoli anche dagli avversari di Bonaparte. Lo stesso Cesare – per ricorrere a un riferimento molto in uso sotto Mussolini – non esitò a scacciare i pubblicani, cioè i grandi appaltatori. Invece, sotto l’egida del fascio littorio, i grandi appaltatori, 69 |
Titolo: 1943-1945. Diario
Autore: Michele Viterbo
Editore: Lupo
Collana: Caro diario
Prezzo: € 20.00
Data di Pubblicazione: Dicembre 2013
ISBN: 8866671657
ISBN-13: 9788866671657
Reparto: Storia > Storia regionale e nazionale > Storia d’Italia