A cura di Gordiano Lupi
Sylvia Kristel (Utrecht, 1952 – Amsterdam, 2012)
Sylvia Kristel è una modella e attrice olandese, recita Wikipedia. Vero, quelle erano le sue professioni, il modo in cui l’incantevole figlia di Piet e di Jean Nicholas, educata con rigore secondo le regole della disciplina cattolica, si guadagnava da vivere. Indossatrice, chi l’avrebbe mai detto. Miss TV Europea, nel 1973. La sua bellezza apre molte porte, prime tra tutte quelle del cinema.
Sylvia debutta nel film erotico L’amica di mio marito (1973) del regista olandese Pim de la Parra, ma non ha intenzione di fermarsi in patria. Conosce lo scrittore belga Hugo Claus, gira il mondo, apprende diverse lingue: inglese, francese, tedesco e italiano. Per la carriera cinematografica le saranno utili. Just Jaeckin è il regista della sua vita che la consegna ai posteri e alla fama immortale con il personaggio di Emmanuelle, alla base del cult movie omonimo uscito nel 1974, girato sull’onda emotiva dello sconvolgente romanzo di Emmanuelle Arsan. Celebre “la scopatina in volo” di Sylvia Kristel, rimasta nell’immaginario giovanile, citata persino da pellicole italiane come Cattivi pensieri di Ugo Tognazzi.
Emmanuelle, croce e delizia della sua vita, proprio come il personaggio interpretato da Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi di Bertolucci, perché la Kristel non si libererà più dello stereotipo erotico, sarà condannata a replicare il ruolo di Emmanuelle per tutta la sua carriera. Nessuno la chiama per ruoli importanti, ma continua a sconvolgere turbe di adolescenti inquieti con un personaggio ricco di sequel: Emmanuelle l’antivergine (1975), Goodbye Emmanuelle (1977) ed Emmanuelle 4 (1983). L’Italia è nel futuro della bella olandese, molto amata dal pubblico maschile che sogna con lei, si lascia cullare da uno sguardo dolce e sensuale, candido e perverso.
Walerian Borowczyk la vuole come protagonista de Il margine (1976), un erotico d’autore, ma subito dopo ecco due pellicole italiane: Letti selvaggi (1979) di Luigi Zampa e Amore in prima classe di Salvatore Samperi (1980). Letti selvaggi, ultimo film di Zampa, è commedia erotica a episodi che presenta molte dive sexy del periodo. L’arabo, interpretato da una stupenda Sylvia Kristel e un impacciato Orazio Orlando, racconta la storia di un venditore di tappeti ripetutamente truffato da un’avvenente cliente. La moglie giovane, il secondo episodio interpretato da Sylvia Kristel insieme a un improbabile Enrico Beruschi, vede una bella consorte legare il marito noioso e scappare a Parigi. Le altre bellezze del film sono Laura Antonelli, Ursula Andress e Monica Vitti. La pellicola si compone di otto episodi dal buon contenuto erotico, girati con cura ed eleganza, mai volgari e molto femministi.
Amore in prima classe è un film minore di Samperi, una commedia modesta che si avvale della bella colonna sonora di Paolo Conte e Gianfranco Manfredi. Gli interpreti sono Enrico Montesano, Franca Valeri, Sylvia Kristel, Luc Merenda, Felice Andreasi, Gianfranco Manfredi e Christian De Sica. Montesano è un ragazzo padre che durante un viaggio in treno per andare in Calabria cerca di conquistare la disponibile paleontologa Sylvia Kristel, ma il figlio rovina tutto. La componente erotica è garantita dalla presenza della Kristel, si ride grazie a Montesano e Valeri, mentre De Sica fa un cammeo come venditore ambulante in frac.
L’amante di Lady Chatterley (1981) segna il ritorno della Kristel a farsi dirigere dal suo regista preferito, Just Jaeckyn, nel ruolo perverso di Lady Costanza, una Emmanuelle del passato, ma il film non produce lo stesso effetto conturbante del romanzo. La carriera della bella Kristel prosegue negli Stati Uniti con Lezioni maliziose (1981) di Alan Myerson, ma è un lavoro sfortunato, perché veste i panni di una bella francese che deve educare sessualmente il figlio di un ricco imprenditore. Molte scene vedono amoreggiare la trentenne Kristel con il sedicenne Eric Brown, per questo attrice e regista vengono denunciati per corruzione di minore. I fan di Sylvia, invece, sono delusi dal fatto che nella pellicola non si mostra mai nuda, ma è controfigurata dalla statunitense Judy Sheldon.
Un corpo da spiare (1984) è un altro erotico spinto che racconta la biografia a luci rosse di Mata Hari. Infine la Kristel partecipa a un lavoro nostalgico come Emmanuelle 7, noto come Emmanuelle forever (2001), ma è l’ultimo Emmanuelle della sua vita, dopo alcuni episodi realizzati per la televisione. Sylvia Kristel si trasferisce ad Amsterdam, con il figlio Arthur, pure lui attore. Nel 2006 pubblica la sua autobiografia, Nue (Nuda), per festeggiare i 54 anni, dove racconta per la prima volta la storia di una violenza carnale subita all’età di nove anni. In Italia il libro esce un anno dopo, con il poco consono titolo Svestendo Emmanuelle, e non gode di grande diffusione. Lavora ancora in Italia, nel 2009, per la precisione a Torino, nel cast del film TV Le ragazze dello swing, dove interpreta la madre delle tre sorelle olandesi Lescano. Il film va in onda nel 2010, su Rai Uno, in due puntate. È l’ultima occasione per vedere Sylvia Kristel, non più sogno erotico dei ragazzi italiani, ma signora cinquantasettenne segnata nel fisico da una grave malattia di cui soffre da tempo.
Il 12 giugno 2012, colpita da ictus, viene ricoverata ad Amsterdam. Nella notte tra il 17 e il 18 ottobre, muore nel sonno, lei che per anni ci aveva fatto sognare, lieve come una pioggia di primavera, come un mito di celluloide dei fatidici anni Settanta. Sylvia Kristel ha solo sessant’anni, eternamente giovane, bella e affascinante. Muor giovane colui che al cielo è caro, diceva qualcuno un po’ di tempo fa.
Emanuelle nera e l’erotismo anni Settanta
Mi sono occupato di Sylvia Kristel indirettamente, nel libro Erotismo, orrore e pornografia secondo Joe D’Amato, parlando della serie apocrifa Emanuelle, interpretata da Laura Gemser. Ripropongo in questa sede una parte del capitolo.
Il filone esotico-erotico viene inaugurato in Italia da film come Bora Bora di Ugo Liberatore (1968) e da Io Emanuelle di Cesare Canevari (1969) con la bella Erika Blanc. Prosegue con Incontro d’amore a Bali sempre di Ugo Liberatore (1970) e con il mitico Il dio serpente di Piero Vivarelli (1970) che vede per la prima volta sul grande schermo la reginetta sexy Nadia Cassini. Poi vengono tutti i film con protagonista Zeudi Araya (soprattutto La ragazza dalla pelle di luna del 1972 e La peccatrice del 1975). Per una trattazione completa della materia consigliamo il bel volume di Antonio Tentori e Antonio Bruschini dal titolo Malizie perverse (Granata Press, 1993).
La serie di Emanuelle nera viene affidata a Joe D’Amato sulla scia del successo del film francese Emmanuelle (l’originale va scritto con due emme!), diretto da Just Jaeckin nel 1973 e interpretato dall’affascinante Sylvia Kristel. Il film è una diretta filiazione dei romanzi sconvolgenti di Emmanuelle Arsan e dà il via a una serie di pellicole francesi, che hanno per protagonista una ricca e annoiata signora sposata con un uomo d’affari che passa le sue giornate esperimentando le gioie del sesso. La serie italiana è apocrifa e per evitare l’accusa di plagio il regista ribattezza la protagonista Emanuelle (con una emme sola) e la raffigura come una bella giornalista di colore che gira il mondo a caccia di scoop e di avventure erotiche. L’attrice simbolo di questa serie è Laura Gemser, una stupenda indonesiana dal corpo perfetto, generosamente esibito pellicola dopo pellicola.
La Gemser fu la prima attrice a interpretare questo ruolo ma non fu Joe D’Amato a inventare la serie apocrifa. Il primo film è Emanuelle nera (noto in tutto il mondo come Black Emanuelle per merito della canzone) di Albert Thomas (l’italianissimo Bitto Albertini), girato nel 1975. La pellicola fu un successo, soprattutto per la bellezza sconvolgente di Laura Gemser (che viene citata con il nome d’arte Emanuelle nei titoli di testa e di coda) e per la stupenda musica di Nico Fidenco. Albertini prelevò la bella indonesiana da un film della serie originale Emmanuelle dove interpretava il ruolo di massaggiatrice nuda di Sylvia Kristel (si veda Emmanuelle l’antivergine di Francis Giacobetti). Laura Gemser è Mary Johnson, una fotoreporter che ama viaggiare e fare l’amore. La mitica canzone Black Emanuelle è eseguita dal gruppo dei Bulldog ma c’è anche Don Powell che canta Un amore impossibile. Il film è ai limiti dell’hard e Laura Gemser si serve di una controfigura per le scene più calde. Sul set di Black Emanuelle la Gemser conosce il futuro marito Gabriele Tinti.
Sylva Kristel è un mito internazionale. Ne è prova questo articolo pubblicato da El Nuevo Herald di Miami, scritto da Gina Montaner.
In ricordo di Sylvia Kristel
di Gina Montaner – da El Nuevo Herald
La prima e-mail che ho ricevuto lo scorso giovedì è stata di un amico spagnolo che si lamentava della scomparsa di uno dei miti erotici degli ultimi tempi. Sylvia Kristel, la protagonista del film Emmanuelle, era morta a soli sessant’anni. Per una questione di età e di comuni esperienze, il mio amico sapeva che poteva condividere con me un ricordo che oggi come oggi non significa niente per molti giovani. Quando il regista francese sconvolse il mondo, nel 1974, con le avventure sessuali di una modella nell’esotica Tailandia, in Spagna vivevamo gli ultimi anni del franchismo. Un anno dopo moriva Franco e i suoi oltre trent’anni di regime autoritario si stemperarono in una transizione verso la democrazia che portò, tra gli altri cambiamenti, la fine della censura e un’ondata di nudo al cinema. Mentre in gran parte del mondo debuttava Emmanuelle, in Spagna giungevano soltanto gli echi di un successo al botteghino e le immagini clandestine della bella e sensuale Kristel, un’attrice olandese dai grandi occhi azzurri e le movenze morbosamente languide. Gli uomini spagnoli, compreso il mio nostalgico amico, sognavano quell’oscuro oggetto del desiderio. Fu così grande il furore che scatenò la foto del cartellone pubblicitario, in cui Sylvia Kristel mostrava le sue grazie comodamente seduta in una sedia di vimini, che si moltiplicarono i pellegrinaggi verso il sud della Francia per vedere la bramata pellicola, con il desiderio di chi vuole addentare un frutto proibito.
Nel 1974, tre anni prima che fosse eliminata la censura in Spagna, frequentavo un gruppo di adolescenti snob dedito al cinema artistico e sperimentale. Con la pazienza che solo un giovane possiede, vedevamo per intere giornate le pellicole di Godard, Bresson e Pasolini. I miei genitori, in compenso, con spirito più giocoso, se ne andarono fino a Perpiñán per non perdersi le peripezie della sfrontata Emmanuelle. Di quell’epoca, che annunciava una ventata di libertà sul punto di arrivare dal sud dei Pirenei, ancora conserviamo una foto del poster di Emmanuelle nella bella località costiera del paese francese.
Sylvia Kristel è morta e poco più di un anno fa anche un’altra musa del cinema erotico, María Schneider, ci ha lasciato. Se la prima fu Emmanuelle per sempre, la seconda fu la ragazza che s’imbarcò in un’avventura con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi. Bernardo Bertolucci possedeva più talento di Jaeckin e nel 1972 provocò uno scandalo mondiale con la torrida storia d’amore tra la giovanissima Schneider e un maturo Brando disposto a impartire lezioni erotiche alla sua discepola. In Spagna abbiamo dovuto attendere cinque anni prima di vedere questo classico del regista italiano.
Alla fine degli anni Settanta esordiva la democrazia e la Movida madrilena muoveva i primi passi, coinvolgendo Pedro Almodóvar e gruppi musicali come Nacha Pop e Alaska y los Pegamoides. Sebbene con ritardo era giunta l’ora di vedere Ultimo Tango ipnotizzati dal sax di Gato Barbieri. E se i miei genitori fecero un’escursione fino in Francia per vedere Emmanuelle, un giorno io scappai di collegio per vedere al cinema Azul della Gran Vía l’impossibile storia d’amore tra un americano e una ragazza parigina. L’episodio del burro era solo un aneddoto negli incontri crepuscolari tra due persone in crisi in un appartamento parigino.
Comprendo la malinconia del mio amico nel ricordare la Emmanuelle dei suoi sogni giovanili. La perdita di Sylvia Kristel, e i suoi grandi occhi azzurri, è un modo per rammentare le cose che abbiamo fatto. La trasgressione di Perpiñán. La scoperta del maestro Bertolucci una sera che abbiamo marinato la scuola. La donna adagiata nella sedia di vimini. I nostri verdi anni …
Addio a Sylvia Kristel: http://video.corriere.it/addio-sylvia-kristel/23d5b58c-1931-11e2-b7ea-e60076599502
Lezioni Private: http://www.youtube.com/watch?v=xhirL4494FY&feature=related
Emmanuelle: http://www.youtube.com/watch?v=S1cbsHseOuk&feature=related
Articolo e Traduzione di Gordiano Lupi