A cura di Gordiano Lupi
Un poeta cubano in Venezuela
Octavio Armand (Monte Ávila, Guantanamo – Cuba, 1946), saggista e poeta, ha fondato e diretto la rivista Escandalar.
Ha pubblicato, tra le altre, le raccolte di poesie Horizonte no es siempre lejania (1970), Entre testigos (1974), Piel menos mías (1976), Cosas pasan (1977). Altri titoli pubblicati in Vemezuela: la seconda edizione di Como escribir con erizo (prima edizione, 1979), Origami (1987) e la traduzione di 20 poemas di Mark Strand. I saggi El pez volador e El aliento del dragon e la raccolta di poesie Son de ausencia (1999) sono stati pubblicati – sempre in Venezuela – dalla Casa de la Poesia J. A. Perez Bonalde. I critici venezuelani affermano che Octavio Armand orienta il suo lavoro letterario in una sorta di poetica della sconfitta di origine chiaramente autobiografica. Son de ausencia (La musica dell’assenza) è una raccolta poetica che amalgama tradizioni millenarie e modernità attraverso un linguaggio decantato da un puro senso di osservazione e meditazione sulla realtà contemporanea. Clinamen è un libro più maturo che scava nelle ferite della vita, ricerca proustianamente il tempo perduto, le occasioni lasciate ad aspettare, i ricordi d’infanzia, i fiori non colti e cerca di afferrare il senso della vita. Il poeta cerca se stesso nello specchio dell’esistenza, ma non vede la sua immagine riflessa, non vede il suo presente, non vede il suo futuro. La conclusione è montaliana: “Solo questo posso dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Restano solo pugni di parole e tante pagine in bianco…
PICCOLA ANTOLOGIA DI TRADUZIONI
Album
da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)
In questa pagina ho cinque o sei anni
ma la scrivo a sessanta.
C’è un cortile, ci sono dei giocattoli, un quaderno,
con disegni e grandi numeri.
Come in uno specchio vedo il volto
del bambino che cerco. So di essere io.
Lo chiamo fino a quando non mi guarda
fisso negli occhi, come
se in essi leggesse il suo nome
dipinto a grandi lettere.
Dopo sorride, si gira e se ne va
oltre mezzo secolo avanti.
O alle spalle. Un pugno di parole
la pagina in bianco.
Caracas, 23 febbraio 2007
Edvard Munch
da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)
Odo un grido.
È mio.
Mi fa disperare.
Mi tormenta.
Per farlo tacere, lo ripeto.
Lo friggo in olio freddo.
Lo dipingo, lo vendo, lo regalo.
Caracas, 26 marzo 2010
Autoritratto
da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)
Osservo cieco
in uno specchio
pure lui cieco
quel che fui
e quel che sarò.
Non mi riconosco.
Nell’acqua
che scorre
tra le mie dita
cerco quel che sono.
Non lo trovo.
Caracas, 10 maggio 2009
Dedica
da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)
Alla fiamma perché fugge verso l’alto;
all’ombra perché cade senza fare rumore;
alle donne che corpo a corpo
ho conosciuto in corpo e anima
e a quelle che mi hanno conosciuto
corpo a corpo in corpo e anima,
che forse non sono tante, o non sono le stesse;
alla spina che ferisce e al petalo che duole;
agli amici che hanno imparato ad amarmi
nonostante le lezioni, così difficili;
agli uccelli, messaggeri del cielo;
a te che leggi queste parole confidando
che vogliono dire ciò che dicono;
e a chi invano le scrive per fuggire
verso l’alto o cadere senza fare rumore.
Caracas, 3 maggio 2008
Ultima luce
da Clinamen (Kalathos Editorial, 2011)
Una formica
trascina i resti
della notte.
Nella sua corazza brillano,
millimetriche,
mille costellazioni.
L’aria è luce.
Tutto è luce.
Persino l’oscurità è luce.
Caracas, 1 dicembre 2009
Vano 4
da Son de ausencia (1999)
Arrivare alla fine
E perdersi sulla porta
Che tu stesso apri
E andare avanti
Bruciarsi con il sale del cammino
Persistere come una cicatrice
O un dio in cui nessuno crede
Parlare ed essere vento
Tacere ed essere pietra
Trovare un nome per ogni cosa
Ed essere solo nome
Inutile
Particella di abisso
E andare avanti
Caracas, 2 dicembre 1992
Autoritratto per strada
da Son de ausencia (1999)
Il tuo corpo,
solo,
nel freddo
della brezza.
Solo,
sul bordo
perfetto,
interminabile,
della brezza.
New York, 15 marzo 1987
Altra poesia
da Son de ausencia (1999)
Ritorno in una casa vuota.
Le stelle sono incollate al tetto
e ardono gli specchi.
Sento freddo nella mia ombra
un senso di lontananza
che morde le finestre.
Io vengo da un’aria migliore:
occhi che fremevano luna guardandomi
pelle che piaceva alla mia pelle.
E niente mi brucia:
lo stesso cielo è una parola che tu non leggi,
soltanto poche righe che non dicono niente.
18 settembre 1983
Ecce homo
da Son de ausencia (1999)
Ritiro quel che ho detto
Lo ripeto
Queste sono le mie parole
Questo sono io
Cielo straniero
Fumo
Caracas, 11 novembre 1991
Conchiglia
da Son de ausencia (1999)
Ti avvicini alla mia pelle
La mia pelle sogna
Balli nella mia lingua
La mia lingua canta
Ti denudi nel mio orecchio
Odo il fondo del mare.
Caracas, 13 febbraio 1995
Passero
da Son de ausencia (1999)
Se lo odi pigolare,
se vedi una macchia azzurra
in questo cielo,
ricorda Octavio,
che visse i suoi giorni senza moderazione,
e a Luis, suo padre, che fu buono.
Caracas, 2 luglio 1989
Traduzioni e commento di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi