Citazioni tratte da: Trilogia di New York di Paul Auster
«La maggior parte della gente non presta attenzione a queste cose. Considerando le parole oggetti immobili e senza vita, alla stessa stregua dei sassi, come monadi immutabili.»
«Anche i sassi cambiano. Subiscono l’erosione da parte del vento e dell’acqua. Possono essere frantumati. Possono essere ridotti in scaglie, ghiaia, polvere.»
«Humpty Dumpty: la perfetta incarnazione della condizione umana. Mi ascolti attentamente, signore. Che cos’è un uovo? E qualcosa che non è ancora nato. Un paradosso, cioè, giusto? Giacché come può Humpty Dumpty essere vivo se non è ancora nato? E invece è proprio vivo, non ci si può sbagliare. Lo sappiamo perché è capace di parlare. Anzi, è addirittura un filosofo del linguaggio. “Quando mi servo di una parola” rispose con tono piuttosto sprezzante, Humpty Dumpty “quella parola significa quello che pare e piace a me, né più né meno.” “Il problema è” insisté Alice “se lei può dare alle parole dei significati così differenti.” “Il problema è” tagliò corto Humpty Dumpty “chi è il PADRONE? Ecco tutto.”»
«Lewis Carroll.»
«Viaggio attraverso lo specchio, capitolo sesto.»
«Interessante.»
«Più che interessante, signore. È il vero punto cruciale. Mi ascolti con attenzione, forse imparerà qualche cosa. In quel suo discorsetto ad Alice, Humpty Dumpty delinea la strada per realizzare le speranze dell’umanità e fornisce la chiave per raggiungere la salvezza: diventare padroni delle parole che diciamo, piegare il linguaggio ai nostri bisogni. Humpty Dumpty esprime una verità profetica, che l’umanità non era ancora pronta a recepire.»
«Un uovo profeta?»
«Certo, perché l’uovo è una perfetta metafora dell’uomo. Ogni uomo è ancora allo stadio di uovo, per così dire. Esistiamo ma non abbiamo ancora raggiunto la forma che ci è destinata. Il nostro stadio è puramente potenziale, non abbiamo raggiunto la nostra meta. Tutto questo è conseguente alla caduta, come ci dice la Genesi. Humpty Dumpty finisce per cadere dal muro anche lui, per analogia con la condizione umana. E nessuno riesce più a metterlo insieme: né il re, né i suoi cavalli, né i suoi uomini. E infatti ecco il compito che ci sta davanti, ecco qual è il nostro dovere in quanto esseri umani: rimettere insieme l’uovo. Perché Humpty Dumpty e noi siamo la stessa cosa. Aiutare lui significa aiutare noi stessi.»
«La menzogna è una cosa molto brutta. Ti fa pentire di essere nato. E non essere nati è una maledizione. Significa essere condannati a vivere fuori del tempo. E quando tu vivi fuori del tempo, non conosci né giorno né notte. Non hai nemmeno la possibilità di morire.»
«Capisco.»
«Una menzogna non può mai essere rimediata. Nemmeno la verità è sufficiente. Io sono padre, e so di cosa parlo. Ricorda cosa fece il nostro padre della patria. Abbatté l’albero di ciliegio e disse al suo genitore: “Io non posso dire una bugia”. Conseguentemente, lanciò la moneta dall’altra parte del fiume. Questi due episodi sono eventi fondamentali nella storia dell’America. George Washington abbatté il ciliegio e poi buttò via la moneta. Comprendi? Ci comunicava in questo modo un’essenziale verità. Infatti è noto che i soldi non crescono sugli alberi. Questo è quello che ha fatto grande il nostro paese, Peter. E adesso l’effige di George Washington è su tutte le banconote. Da tutto ciò si ritrae una lezione molto importante.»
«Sono d’accordo.»
«Naturalmente, noi deploriamo che l’albero sia stato abbattuto. Quell’albero era l’albero della vita, e ci avrebbe resi liberi dalla morte. Ora invece accogliamo la morte a braccia aperte, specialmente quando siamo vecchi. Ma il nostro padre della patria sapeva qual’era il suo dovere. Non poteva fare altrimenti. Questo è il significato della frase: “La vita è un cesto di ciliege”. Se l’albero fosse rimasto al suo posto, avrem-mo avuto la vita eterna.»
Quale miglior ritratto di uno scrittore di quello che mostra un uomo ossessivamente ammaliato dai libri?
Un grande filosofo disse una volta che la strada che porta in cime e quella che porta in fondo sono esattamente le stesse
Così va il mondo: un passo alla volta, una parola dopo l’altra.
I libri vanno letti con la medesima libertà e individualità di motivazioni con la quale sono stati scritti.
Così va il mondo: non un attimo prima, non un attimo dopo.
La vita ci sospinge avanti senza che noi possiamo farci niente, e quasi nulla rimane uguale nel tempo. Un po’ alla volta tutto passa e muore, come noi moriamo un po’ alla volta ogni giorno.
In fin dei conti, la vita di ciascuno non è altro che la somma di fatti contingenti, la cronistoria di incroci casuali, di svolte accidentali, di eventi sparsi che si distinguono soprattutto per la mancanza di concatenazione logica.
Le avventure capitano solo a quelli che sono capaci di raccontarle (…). Allo stesso modo, forse, le esperienze si offrono solo a coloro che sono capaci di viverle.
Quando si ascolta davvero quello che ci comunicano le parole, quando si ha un reale interesse in ciò che sta scritto, se si ha fede nel potere dei libri, tutto ciò travolge ogni altra cosa, e la stessa vita dell’individuo pare insignificante.
Per definizione, un pensiero non è tale finché non affiora alla coscienza.
E quando sogna che non vuole scrivere, non ha la forza di sognare che vuole scrivere; e quando sogna che vuole scrivere, non ha la forza di sognare che non vuole scrivere. (Spinoza)
Ciascuna vita è un mistero inesplicabile, mi dicevo. Puoi raccontare tutti i fatti che vuoi, fornire quanti dettagli ti pare, ma l’essenziale resta difficile da i cogliere. Raccontare che il tale è nato in quel tal posto e poi è andato in quell’altro, che ha fatto questo e quello, che ha sposato quella donna e ha avuto quel figlio, che è vissuto, che è morto, che ci ha lasciato questi libri, o questa battaglia, o quel ponte, tutto ciò ci dice ancora ben poco. Quello che noi tutti vogliamo è piuttosto qualcuno che ci narri delle storie, storie capaci di farci volare con la fantasia, come quelle che ascoltavamo da bambini. La nostra immaginazione scorge al di là delle parole la dimensione reale della vicenda, e per fare questo ci sostituiamo al protagonista, presumendo di capirlo nella misura in cui comprendiamo noi stessi. Ma questo è un inganno. Infatti, anche ammesso che noi si esista veramente come singole persone, solo occasionalmente possiamo cogliere qualcosa di ciò che siamo; in verità non pos-siamo mai averne alcuna certezza, e anzi, invecchiando, diventiamo sempre più sconosciuti a noi stessi, sempre più coscienti della nostra essenziale incoerenza. Da ciò si desume che nessuno può varcare il confine che ci separa dagli altri, immedesimarsi nell’altro, per la semplice ragione che nessuno può accedere nemmeno all’interno di se stesso.
In generale, la nostra vita sembra sospinta brutalmente da un estremo all’altro, con continui sobbalzi e contorcimenti. Uno parte in una direzione, ed ecco che di colpa fa dietro-front a metà strada, si arresta, gira a vuoto e infine riprende a marciare in un altro senso. Non c’è mai niente di sicuro, e inevitabilmente approdiamo in un punto diverso da quello prefissato.
Ero entrato nella zona più buia della mia anima, e lì scoprii la cosa più terribile di tutte: che il desiderio sessuale può anche coincidere con il desiderio di uccidere, che c’è un attimo in cui l’impulso dell’uomo è in bilico tra la morte e la vita.
Titolo: Trilogia di New York
Autore: Paul Auster
Prezzo copertina: € 12.50
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Edizione: 2
Data di Pubblicazione: marzo 2014
EAN: 9788806220716
ISBN: 8806220713
Pagine: 316