Recensione: Nicoletta Cinotti – Genitori di sé stessi. Mindfulness e reparenting


“Genitori di sé stessi: Mindfulness e Reparenting” di Nicoletta Cinotti è un libro illuminante che esplora il tema dell’autoregolazione emotiva attraverso l’adozione di una prospettiva genitoriale verso sé stessi. Il libro offre una guida pratica per diventare il proprio genitore ideale, imparando a prendersi cura di sé in modo incondizionato e ad accogliere ogni parte di sé in modo compassionevole.
Cinotti ci mostra come riconoscere i nostri pensieri limitanti e come sostituirli con pensieri più positivi e costruttivi: imparare a vacillare, proprio nel momento in cui abbiamo bisogno di aiuto, proprio nel momento in cui stiamo barcollando, nel momento in cui le cose non vanno per come dovrebbero andare, è proprio quello il momento in cui si potrebbe mettere un punto, chiedendo aiuto come facevamo da bambini quando la nostra tolleranza era superata, per poi ripartire e avere un miglioramento della nostra esistenza.
Una delle idee centrali del libro è che molte delle difficoltà che affrontiamo nella vita adulta derivano dalle esperienze che abbiamo vissuto nella nostra infanzia: se i nostri genitori non fossero stati in grado di fornirci il supporto emotivo di cui avevamo bisogno, potremmo avere difficoltà a gestire le nostre emozioni da adulti.
È vero che spesso gli errori dei genitori si ripetono per generazioni, ma ciò non significa che dobbiamo subirne le conseguenze e che debbano influenzare il nostro vivere, è importante ricordare che ogni individuo ha la capacità di cambiare e di evolversi, indipendentemente dai propri trascorsi famigliari.
Attraverso il “reparenting”, possiamo ricostruire il rapporto che abbiamo con noi stessi e diventare il nostro genitore ideale, fornendo noi stessi il supporto emotivo di cui abbiamo bisogno.
L’evoluzione umana passa inevitabilmente attraverso gli errori, poiché ogni sbaglio rappresenta una possibilità di apprendimento e di crescita personale, è importante saper gestire gli errori e non farsi sopraffare.
La pratica della mindfulness è fondamentale in questo processo, poiché ci aiuta a diventare più consapevoli del momento presente e delle nostre reazioni emotive. La mindfulness ci permette di osservare la nostra mente senza giudizio e di accettare ogni pensiero ed emozione che ci attraversa, senza cercare di cambiarli o reprimerle. In questo modo, possiamo sviluppare una maggiore capacità di gestire le nostre emozioni e prevenire le reazioni automatiche che spesso ci portano a fare scelte poco efficaci.
L’autrice offre al lettore una guida pratica per diventare il proprio genitore ideale, attraverso l’utilizzo di esercizi di meditazione, visualizzazioni e attività pratiche, il lettore impara a riconoscere le proprie esigenze emotive, a prendersi cura di sé stesso e ad accogliere ogni parte di sé in modo incondizionato.
Personalmente, ho trovato il libro molto utile e ho trovato gli esercizi e le meditazioni proposte da Nicoletta Cinotti molto efficaci per sviluppare la capacità di autoregolazione emotiva.

Titolo: Genitori di sé stessi. Mindfulness e reparenting
Autore: Nicoletta Cinotti
Prezzo copertina: € 17.00
Editore: ED-Enrico Damiani Editore
Collana: La pietra filosofale
Data di Pubblicazione: 10 febbraio 2023
EAN: 9791254560235
ISBN: 1254560238
Pagine: 192

Citazioni tratte da: Genitori di sé stessi. Mindfulness e reparenting di Nicoletta Cinotti

«Perché dovrei essere genitore di me stessa? Ho fatto da genitore ai miei genitori per tutta la vita. Quand’è che sarà il mio turno? Quand’è che anch’io potrò ricevere una cura gratuita e affettuosa come quella che ho dato ai miei genitori, a mio marito, ai miei amici?».
Le sue parole e il suo viso erano così toccanti perché davano voce al grido che ognuno di noi ha dentro: «Quando toccherà a me ricevere tutto l’amore di cui ho bisogno?». (pag 11)

I figli non ci amano perché siamo belli o perfetti o di successo. Ci amano perché siamo i loro genitori, perché ci prendiamo cura di loro, ma soprattutto perché ognuno di noi nasce con il cuore aperto, il corpo libero da contrazione e la psiche libera dalle difese. (pag 12)

Ho capito cos’è la vacuità: non è il vuoto. E quella discrepanza che si crea tra la situazione in cui ti trovi e quella in cui pensavi di essere. (pag 14)

… credevo di avere i cassetti del cuore in ordine e invece vi regnavano il caso e l’imprevisto. (pag 14)

Abbandono, tradimento e rifiuto sono una triade mortale perché rompono il senso di appartenenza, ti mettono a nudo e ti strappano via un pezzo di cuore. (pag 14/15)

Ci aggrappiamo alle nostre idee convinti che ci metteranno in salvo, e, invece, la salvezza nasce sempre dal riconoscere la direzione della realtà e dall’entrarci in dialogo. (pag 23)

Se siamo noi a decidere di cambiare, siamo disponibili a impegnarci, ma se è la vita che ci presenta il cambiamento siamo piuttosto sospettosi. (pag 27)

Quando siamo in una situazione difficile, a volte ci sembra che la cosa migliore da fare sia rimuoverla, coprirla sotto uno strato spesso di dimenticanza o evitamento. (pag 28)

Il senso di colpa è un’emozione che proviamo quando riteniamo di aver fatto un danno. È un’emozione che frantuma, perché una parte di noi ha sbagliato e un’altra parte la giudica a posteriori. È una delle emozioni che interferisce di più con la possibilità di consolarsi, perché porta con se una certa quota di punizione. Come se non bastasse, è un’emozione che ci lega al passato e beneficia poco dell’assoluzione altrui. (pag 35)

La genitorialità può essere un momento fruttuoso per sciogliere nodi e fare i conti con il passato, ma richiede consapevolezza di quello che accade nel teatro interiore. (pag 57)

…i genitori si trovano a mediare tra quello che sanno di essere giusto e quello che è possibile fare nelle specifiche circostanze della loro vita. (pag 57)

È facile comprendere perché abbiamo paura del dolore: attiva uno schema di risposta al pericolo primitivo e su base neurofisiologica. Siamo strutturati per la fuga dal dolore e solo un atto di riflessione può permetterci di comprendere se possiamo sostenere o affrontare il dolore che proviamo.
In automatico, la risposta sarà sempre cercare di sfuggirlo. (pag 86)

Lo stagno che si chiama “Ho capito tutto ma non cambia niente” (pag 97)

Essere grandi e piccoli insieme è la vita. (pag 99)

Se crediamo di sapere già tutto, come possiamo aver voglia di crescere e cambiare? (pag 100)

…abbiamo paura della paura e paura dell’incertezza. Vorremmo sapere subito come andrà a finire e se non lo sappiamo preferiamo difenderci. Abbiamo costruito un equilibrio attraverso le nostre difese e non siamo più disponibili a modificarlo. Abbiamo paura di sentire e preferiamo limitarci a capire. Vogliamo essere certi che la cura non sia peggiore della malattia e chiediamo alla psicoterapia che ci aiuti a capire, non certo che ci aiuti a sentire, ad ascoltare. (pag 116)

Vivere è una forma di incertezza, non possiamo prevedere cosa succederà e, se lo sappiamo, è quasi una piccola morte che ci toglie il gusto di vivere. (pag 118)

Se dovessi dire a cosa somiglia l’ansia direi che assomiglia a un vulcano. Può essere dormiente per molto tempo o sempre un po’ in attività. Le piccole eruzioni servono a mantenere l’equilibrio e le bocche laterali non vengono mai ostruite. Le peggiori eruzioni sono quelle improvvise, che assomigliano tanto a un attacco di panico e, malgrado tutto, vivere vicino a un vulcano ha dei vantaggi perché il terreno è più fertile. (pag 120/121)

C’è una locazione inglese che descrive molto bene cosa significa innamorarsi, falling in love, letteralmente traducibile come “cadere nell’amore”. Quando ci innamoriamo è proprio così, cadiamo nell’amore, tra le braccia dell’altro. Una caduta che ha tante caratteristiche della vertigine: l’eccitazione, la rapidità, il cambiamento che comporta, il sussulto del cuore. (pag 124)

…innamorarsi di noi e della nostra vita, proprio per come è e non solo se diventa perfetta. (pag 155)

La compassione incoraggia ad affrontare tutte le esperienze con gentilezza e apertura, gli ingredienti fondamentali di qualsiasi sincero processo di auto-esplorazione e auto-guariglione. (pag 160/161)

Ma nessuna parola può davvero essere ascoltata senza silenzio e nessun silenzio potrebbe essere compreso se non esistessero anche le parole. È nello spazio tra parole e silenzio che troviamo la possibilità di ascoltare la voce del Sé, una voce che non sempre parla ma che si esprime nella pace, e nella calma spaziosità che intervalla i momenti di tempesta. (pag 168/169)

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

 

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