Geometrie sconnesse palpiti geometrici. Niente di meglio che questo doppio e poetico ossimoro per raccontare la mostra che la sempre benemerita e da sempre lungimirante Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, in collaborazione con la Fondazione Merz, ha deciso di dedicare a Marisa Merz.
Una mostra che emoziona e libera il pensiero in innumerevoli suggestioni, echi, richiami e rimandi, fra concretezza dei materiali – una sorta di sapiente, paziente, antica tessitura e facitura artigiana – e le scelte più feconde e felici dell’astrazione, da cui non è mai assente tuttavia l’immane cultura figurativa dell’artefice.
Né ci si può limitare, quando si parla dell’opera della Merz, all’apparentamento con la cosiddetta Arte Povera. Il lavoro dell’artista era dentro e pure a latere di tale movimento, con uno scarto del tutto personale e una interpretazione originale, una capacità evocativa, propria e infinita. Umile e ricca è stata l’officina creativa della Merz.
Quarantacinque sono le opere esposte a dimostrare l’acutezza dello studium dell’artista torinese: disegni su diversi supporti, sculture in argilla cruda, tessiture di filo di rame e di nylon, tecniche miste, cere e installazioni. Magnifico l’insieme delle figure pittoriche, così come quello delle testine in creta, sbozzamenti fra il primordiale e il futuristico, che si nutrono di solidissima terra e, nel contempo, delle ombre di essa. “Il titolo stesso della mostra Geometrie sconnesse palpiti geometrici (straordinaria andata e ritorno, parabola e ciclo, nda) – frase autografa dell’artista, appuntata su una parete della sua casa-studio – si pone come sibillina guida al personalissimo universo segreto di Marisa Merz, di cui la mostra di Lugano desidera restituire la complessità lirica e rigorosa al tempo stesso”.
Scrive nell’introduzione al catalogo Beatrice Merz: “Il percorso della mostra è disegnato per permettere alle singole opere di intrattenere un dialogo serrato tra loro creando, così, un campo di forza scandito da una successione di volti sconosciuti e trasfigurati, ma profondamente reali […] eseguiti attraverso la sovrapposizione di segni e materie, in un ritmo quasi ossessivo”.
Un lungo itinerario quello della Merz, scomparsa di recente, dalle sculture di lamina in alluminio degli anni Sessanta, composte da più elementi spiraliformi, irregolari e mobili, alle azioni come, una fra tante, le coperte arrotolate disposte sul bagnasciuga di Fregene, dalle forme scultoree alle cromie dipinte, sino alle più che raffinate carte e alle “testine grevi e impalpabili”.
La mostra della Merz è assolutamente ben contestualizzata nello spazio della Collezione Olgiati dal momento che un’intera sala è dedicata ai principali esponenti dell’Arte Povera. La visita all’esposizione in corso è anche un’occasione per ammirare le pregiatissime opere di altri artisti – in colloquio ideale con la Merz e fra loro – quali Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Emilio Vedova, Ugo Rondinone, Christopher Wood, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Fortunato Depero, Anish Kapoor, Anselm Kiefer, Yves Klein, Michelangelo Pistoletto, Alberto Burri (con un Cretto del 1972). Ma l’elenco è ben più lungo… Oltre alla sala dedicata al Futurismo. Va ricordato che la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati è parte del circuito museale del Museo d’arte della Svizzera Italiana (MASI Lugano).
Quel che in definitiva traspare dalla visione dei manufatti artistici di Marisa Merz è l’immagine di un lavoro segreto ma assiduo, fluttuante e imprevedibile, penetrante, delicato e potente, scardinante.
Alberto Figliolia
Marisa Merz-Geometrie sconnesse palpiti geometrici. Fino al 12 gennaio 2020. Collezione Giancarlo e Danna Olgiati. Lungolago, Riva Caccia 1, Lugano (CH).
Info: siti Internet www.collezioneolgiati.ch e www.masilugano.ch; e-mail info@collezioneolgiati.ch; tel. +41 (0)919214632 e +41 (0)79444211.
Orari: ven-dom 11-18.
Ingresso gratuito.
Catalogo edito da Mousse Publishing.