Recensione: Maria Grazia Calandrone – Dove non mi hai portata


“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone è un romanzo che si distingue per la capacità di toccare le corde del cuore, dove la sofferenza dell’autrice si avverte in tutta la sua essenza. Un libro che offre una profonda meditazione sulla ricerca delle radici, la comprensione delle scelte dei genitori e l’amore materno, il tutto in un contesto storico e sociale complesso.
La narrazione si apre con il misterioso abbandono della neonata Maria Grazia a Villa Borghese a Roma nel 1965, un gesto che getta le basi per un viaggio alla scoperta delle vite dei suoi genitori. L’autrice, con profonda sensibilità, ricostruisce le vicende di Lucia Galante, la madre biologica, e di Giuseppe Di Pietro, il padre, offrendo al lettore un quadro completo delle loro vite.
Lucia, una giovane donna con molte speranze, è costretta a sposare un uomo più anziano di lei, Gino Centolire, a causa delle aspettative della famiglia e della società dell’epoca; matrimonio che si trasforma in un inferno di violenza fisica e psicologica, costringendo Lucia a cercare una via di fuga. La sua vita cambia quando incontra Giuseppe, un muratore, e inizia una relazione con lui. Questo amore proibito e travolgente li porta a fuggire dalla loro vita precedente e a cercare una nuova opportunità nel Nord Italia, dove il boom economico sembra promettere un futuro migliore.
Tuttavia, l’Italia degli anni ’60 è una terra di contraddizioni, con regole coercitive che puniscono le donne per la relazione adulterina e l’abbandono del tetto coniugale. Lucia e Giuseppe, inseguendo il loro sogno d’amore e di libertà, si ritrovano emarginati e perseguitati dalla legge: storia che diventa un riflesso di un’Italia smarrita, in transizione tra la tradizione e il cambiamento.
Maria Grazia Calandrone si immerge nella ricerca delle origini dei suoi genitori con la dedizione di un detective, raccogliendo prove, intervistando testimoni e scavando nei dettagli della vita di sua madre. Questo processo di scoperta diventa un viaggio affascinante e coinvolgente per il lettore, offrendo una finestra sulla storia personale di Lucia e Giuseppe e, allo stesso tempo, sulla storia sociale e politica dell’Italia dell’epoca.
La scrittura dell’autrice è una vera delizia, con parole che fluiscono come poesie e immagini vivide che si formano nella mente del lettore.
“Dove non mi hai portata” è un’opera letteraria interessante che offre una riflessione profonda sulla maternità, l’amore e il perdono.

Titolo: Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca
Autore: Maria Grazia Calandrone
Prezzo copertina: € 19.50
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Data di Pubblicazione: 18 ottobre 2022
EAN: 9788806257477
ISBN: 8806257471
Pagine: 256

Citazioni tratte da: Dove non mi hai portata

Ogni cosa che ho visto di te,
te la restituisco amata

Escluso l’omicidio, resta comunque arduo immaginare che due adulti scivolino e anneghino fra i bagnanti nel fiume in pieno giorno, e nel pieno centro di Roma. Chi lo sa se hanno atteso la notte. E con che cuore mai.

La verità dedotta appare migliore e peggiore di quella espressa nel titolo: mia madre non si è uccisa per me (migliore), bensí anche a causa mia (peggiore). La mia nascita ha contribuito a far esplodere l’ordigno già innescato di una congiuntura esistenziale di abbandoni e rifiuti, di fiatella sociale alla nuca.

La vita fa una musica diversa, basso profondo con piccoli trilli di risate. Chi ha sopportato la guerra, riposa nella giusta convinzione che chi ha voglia di vivere sopravviva a quasi tutto. Che non esista vita senza ferita. Nessuno resta integro, se vive.

Malgrado questa diffusa saggezza, le ultime volontà di Lucia e Giuseppe sono, comunque, mettere al riparo la vita della figlia, nel miglior modo a loro disposizione e nel miglior mondo da loro immaginabile e, soprattutto, raggiungibile, attraverso un moto interiore che possiamo definire con una sequenza di espressioni d’uso ordinario, tutte improvvisamente vivificate e chiare: «forza della disperazione», «ingegno dei poveri», «arte di arrangiarsi».

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

*Nelle citazioni riportate non ci sono i riferimenti alle pagine perché ho ascoltato il libro su Audible.

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