Citazioni tratte da: L’isola di Arturo di Elsa Morante
… è meglio non viziare troppo il prossimo e mandarlo ogni tanto all’inferno, altrimenti, sarebbe la fine! La nostra vita andrebbe avanti pesantemente, come un barcone carico di zavorra, e ci porterebbe a fondo a morire asfissiati…
” Dunque, pare che alle anime viventi possano toccare due sorti: c’è chi nasce ape, e chi nasce rosa. Che fa lo sciame delle api, con la sua regina? Va, e ruba a tutte le rose un poco di miele, per portarselo nell’arnia, nelle sue stanzette. E la rosa? La rosa l’ha in sé stessa, il proprio miele: miele di rose, il più adorato, il più prezioso! La cosa più dolce che innamora essa l’ha già in sé stessa: non le serve cercarla altrove. Ma qualche volta sospirano di solitudine, le rose, questi esseri divini! Le rose ignoranti non capiscono i propri misteri.
“La prima di tutte le rose è Dio. “
Fra le due: la rosa e l’ape, secondo me, la più fortunata è l’ape. E l’Ape Regina, poi, ha una fortuna sovrana! Io, per esempio, sono nato Ape Regina. E tu, Wilhelm? Secondo me, tu, Wilhelm mio, sei nato col destino più dolce e col destino più amaro:
” tu sei l’ape e sei la rosa “.
Sì, per la morte, un uomo grosso e un guaglione, sono tutti uguali. Per lui, sono tutti creature!
Già chi si prende paura della morte sbaglia proprio, perché quella è un travestimento, mica è altro: che a questo mondo, apposta, ci si fa vedere bruttissima, come fosse un lupo; ma invece là nel Paradiso ci si farà vedere al vero, che tiene una bellezza di Madonna, e difatti là cambia pure nome, che non si chiama più Morte, ma Vita Eterna. Che là nel Paradiso, veramente, a dire questa parola: morte, nessuno capisce.
Ma lei, fino da piccerilla, aveva concluso che la lettura dei libri era solo una penitenza, senza nessun frutto. A lei pareva che dentro i libri ci fosse solo una confusione di parole. A che valevano tutte quelle parole là stese, morte e confuse, su una carta? Oltre le parole, lei in un libro non ci capiva nient’altro. Ecco tutto quello che arrivava a capirci: delle parole!
Il sacrificio è la sola vera perversione umana.
Se almeno quell’altro, a cui toccavano tanti invidiati baci, fosse stato brutto, difettoso, io avrei potuto, in qualche modo, confortarmi, paragonandolo a me stesso. Invece, sempre più, da questo paragone, io mi sentivo avvilito, perché lui, più cresceva, e più s’imbelliva. Non solo aveva preso, si può dire, tutte le bellezze di mio padre, ma anche quelle poche di sua madre; e di bruttezze, per quanto uno avesse voglia di trovargliene, non ne aveva nessuna. Quelle bellezze speciali di loro due, poi, non s’erano riprodotte in lui come in una copia; ma combinate in un modo inaspettato, che pareva una nuova invenzione originale, piena di fantasia. A parlare sinceramente, per quanto ho potuto vedere allora e in seguito, anche a Napoli, e per tutti i posti dove sono passato, io non ho mai visto nessun guaglione che fosse più carino di quel mio fratello.
I beati rumori e iridescenze della realtà sono un teatro incantato che innamora ogni cuore vivente fino all’ultimo.
Ero curioso di sapere se questo sonnifero dava pure dei sogni. E chi sa se anche nella morte non si hanno dei sogni? Così supponeva quel buffone di Amleto; ma io non sono un buffone al pari di lui e capisco bene la verità: che nella morte non c’è niente. Né riposo, né voglia, né spazio d’aria, né mare, e nessuna voce.
La morte è una irrealtà insensata, che non significa niente, e vorrebbe intorbidare la chiarezza meravigliosa della realtà.
Spesso certi nostri affetti, che presumiamo magnifici, addirittura sovrumani, sono, in realtà insipidi; solo un’amarezza terrestre, magari atroce, può come il sale, suscitare il sapore misterioso della loro profonda mescolanza!
Forse la nostra natura ci porta a considerare i giochi dell’imprevisto più vani e arbitrari, troppo, di quel che sono. Così, ogni volta, per esempio, che in un racconto, o in un poema, l’imprevisto sembra giocare d’accordo con qualche segreta intenzione della sorte, noi volentieri accusiamo lo scrittore di vizio romanzesco. E, nella vita, certi avvenimenti imprevisti, per sé stessi naturali e semplici, ci appaiono, per la nostra disposizione del momento, straordinari o addirittura soprannaturali.
Titolo: L’isola di Arturo
Autore: Elsa Morante
Prezzo copertina: € 13.00
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi tascabili. Scrittori
Edizione: 2
Data di Pubblicazione: luglio 2014
EAN: 9788806222642
ISBN: 8806222643
Pagine: 402
Scusate ma a che pagine stanno queste citazioni