L’io culturale di Ibrahima Sow


L’io culturale. Dall’etnopsichiatria alla transcultura
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Siamo inclini a pensare che l’immaginario in quanto categoria dello psichismo non è, in modo così irriducibile, la fortezza individuale inespugnabile che alcuni autori moderni vogliono farne. Riguardo a questo problema essenziale ci sembra estremamente importante portare avanti dei lunghi e minuziosi studi di antropologia culturale comparata. Sappiamo fin da ora che esistono dei meccanismi socio-culturali che favorizzano lo sviluppo di un immaginario puramente narcisistico e viceversa. Ci sono altresì numerosi meccanismi al livello dello sviluppo genetico e dell’esperienza psicologica del sé che segnano, con la loro impronta, la struttura dell’immaginario in funzione dell’ambiente socio-educativo. Per ciò che riguarda l’Africa i dati clinici sottolineano tutta un’esperienza collettiva dapprima diffusa e permanente, prediscorsiva, emozionale, in seguito discorsiva e iniziatica, che sembra di solito arrestarsi riguardo l’esperienza puramente narcisistica del sé.
Se da un lato è vero che i valori tradizionali costituiscono il fondamento e il garante della cultura vivente perché riposano su un principio di unificazione che è l’Antenato, la strutturazione delle risorse relazionali interpersonali e intracomunitarie incitano poco, al livello personale, a delle condotte di ritiro egocentrico evidenti e/o costanti.
D’altronde il praticante tradizionale non saprebbe né potrebbe essere uno specialista dell’interpretazione dei sogni, delle fantasie o dell’immaginario puramente narcisistico che sarebbe rivelatore, piuttosto, di una psicodinamica intelligibile soprattutto nel contesto antropologico di una cultura globale di tipo individualista.
Ciò che viene analizzato infatti durante lo studio dei sogni da parte dell’analista occidentale non è il Desiderio in quanto tale, «materiale», il Desiderio-oggetto, ma il linguaggio del Desiderio, ovvero il testo del racconto del sogno attraverso il quale esso si manifesta. L’interpretazione è operata in funzione di una semantica; questa semantica ha dei fondamenti antropologici senza i quali non sarebbe possibile. Al fondo, il discorso del sogno è, molto semplicemente, un discorso culturale (anche se assume lo stile offensivo della contro-cultura) nonostante la distanza apparente che separa il suo «testo» e quello della cultura diurna.
Secondo lo stesso Freud esistono delle analogie tra produzioni come:
– il sogno;
– il motto di spirito;
– «l’illusione religiosa»;
– l’opera d’arte;
– la mitologia, ecc.
Insomma è il freudismo stesso che ha cercato di stabilire (o di proporre) una lettura del Desiderio nella follia, nel sogno, nell’atto o nella parola quotidiana e nell’opera d’arte, come altrettante analoghe produzioni psichiche.

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Titolo: L’ io culturale. Dall’etnopsichiatria alla transcultura
Editore: Armando Editore
Collana: Antropologia medica
Data di Pubblicazione: Gennaio 2015
Prezzo: € 11.00
ISBN: 8866778672
ISBN-13: 9788866778677
Pagine: 128

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