Prima visione: L’affido – Una storia di violenza


Recensione film “L’affido – Una storia di violenza”, per la regia di Xavier Legrand

Quando la violenza è fra quattro mura
Cronaca familiare dalla pagina di giornale al film. Conta il come. L’esordiente Legrand (premiato a Venezia) ha chiesto agli attori di assimilare e tenere compresso e implicito tutto: alla madre, i passaggi di scontri brutali e pestaggi del marito in un matrimonio; al marito, la possessione del dominio e il crescendo di una volontà di vendetta dopo la separazione; al figlio piccolo, il terrore del padre negli anni, più l’ingegno di un bambino sulle strategie per evitarlo. Poi ha girato alcuni giorni di una tragedia probabile, giocando con lo spettatore un thriller domestico ambivalente: da un lato la suspense del lupo cattivo nel gregge può risultare efficace e insieme strumentale per fare spettacolo (ma è meglio dei melò tipo “Via dall’incubo” con la Lopez), dall’altro l’implicito di una vicenda d’ordinaria violenza parentale, un intelligente montaggio dell’essenziale e la performance di Ménochet, giocata sul controllo incontrollabile dell’aggressività, ci portano nel verosimile, nell’esperienza, nella sofferenza. Il più riuscito sul tema resta, per ora, “La moglie del poliziotto” di Groning.

Silvio Danese

Titolo originale: Jusqu’à la garde
Nazione: Francia
Anno: 2017
Genere: Drammatico
Durata: 90′
Regia: Xavier Legrand
Cast: Denis Ménochet, Léa Drucker, Thomas Gioria, Mathilde Auneveux, Saadia Bentaïeb

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