La verità del ghiaccio
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Quella missione, però, aveva fatto accelerare il battito cardiaco a lui e ai suoi compagni quando ne avevano sentito parlare per la prima volta. Le informazioni erano arrivate “anonime”, ogni frase spiegata attraverso canali elettronici sicuri. Lui non aveva mai incontrato il responsabile della missione.
Delta-Uno stava preparando un pasto a base di proteine di-sidratate quando il suo orologio suonò all’unisono con quello dei compagni. Nel giro di pochi secondi il dispositivo di comunicazione CrypTalk lampeggiò. Delta-Uno interruppe quello che stava facendo e prese in mano l’apparecchio. Gli altri due lo osservarono in silenzio.
«Delta-Uno» disse nel trasmettitore.
Le due parole furono istantaneamente identificate dal software di riconoscimento vocale all’interno del congegno. A ogni parola veniva poi assegnato un numero di riferimento, che era crittografato e quindi inviato via satellite a chi aveva chiamato. All’arrivo, i numeri venivano decrittati e ritradotti in parole grazie a un dizionario casuale con corrispondenze prestabilite numero-lettera. Quindi, le parole venivano scandite da una voce elettronica. Tempo di attesa: ottanta millisecondi.
«Parla il capo» disse il responsabile dell’operazione. La voce del CrypTalk era sinistra, incorporea e androgina. «Svolgimento della missione?»
«Tutto come previsto» rispose Delta-Uno.
«Eccellente. Ho un aggiornamento sulla tempistica. L’informazione diventerà pubblica stasera alle venti, fuso orario di New York.»
Delta-Uno controllò il cronografo. “Ancora otto ore.” Quel lavoro sarebbe finito presto. Incoraggiante.
«C’è uno sviluppo» riprese il capo. «Un nuovo giocatore è sceso in campo.»
«Quale nuovo giocatore?»
Delta-Uno ascoltò con attenzione. “Una partita interessante.” Qualcuno vi aveva puntato molto, evidentemente. «Ritiene che ci si possa fidare di lei?»
«Deve essere tenuta d’occhio in ogni momento.»
«Se sorgono problemi?»
Nessuna esitazione sulla linea. «Valgono gli ordini che avete ricevuto.69