Cinema: La tenerezza


Recensione film “La tenerezza” di Gianni Amelio

Il senso della vita secondo Amelio
Se fosse scrittura su carta il cinema di Amelio, almeno da “Lamerica”, e poi con “Così ridevano”, sarebbe inciso da un pennino, segno forte, colore intenso. Anche qui le immagini perdurano ben oltre la proiezione. Dipende da un preciso equilibrio (melo)drammatico tra visione ed etica del raccontare (in sintonia col direttore della fotografia, qui Luca Bigazzi). L’accosto alla storia di Lorenzo (memorabile Carpentieri), anziano avvocato infartuato, intrappolato tra solitudine, rimorsi, cinismo e orizzonte finale, è nelle strade
irrequiete e in un appartamento pieno di tempo di una Napoli che insieme lo rispecchia e lo emargina. Quando dal terrazzo incontra la famiglia di Michela (Ramazzotti, altro eccellente ruolo), transfuga da una vita “normale” cui si adatta a fatica, l’amicizia di vicinato crea risonanze e ripercussioni emotive fin dentro la pessima relazione con i figli. Le conseguenze di un evento tragico riaprono non la fiducia, ma un senso di responsabilità verso la vita spinto dal sentimento del titolo. Visconti e Bertolucci nella personale alchimia di regia.

Silvio Danese

Titolo originale: La tenerezza
Nazione: Italia
Anno: 2017
Genere: Drammatico
Durata: 103′
Regia: Gianni Amelio
Cast: Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Greta Scacchi, Renato Carpentieri, Arturo Muselli, Giuseppe Zeno, Maria Nazionale

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