Recensione film “La mélodie”, per la regia di Rachid Hami
Trovare il riscatto passando fra le note
Il maestro, l’allievo, la melodia. Ci mettono mesi e mesi i ragazzini turbolenti, rissosi, maleducati, maneschi, di una scuola multietnica di periferia parigina per scoprire la musica, un curioso pezzo di legno con mentoniera detto violino e la strana soddisfazione di riuscire a muovere incerti le dita per un movimento dalla “Sheherazade” di Rimsky- Korsakov. Al limite della pazienza, preso da istinto di fuga, sedotto dal ritorno ai concerti, come riuscirà il prof Simon, un riservato bravo Kad Merad (“Giù al nord”) a fare breccia tra il rifiuto dei ragazzi e la curiosità del nuovo, la magia del suono? Attore, sceneggiatore e regista, nel montaggio delle sequenze come nel respiro più ampio Rachid Hami sceglie con sensibilità e intelligenza di bilanciare i due mondi senza scegliere, i ragazzini e l’insegnante, la scuola e la vita, lasciando semmai a un allievo, come un canto emergente, il compito di raccontare la differenza anche a livello elementare tra talento, volontà e partecipazione. Pazienza per qualche cliché (i genitori conquistati, il concerto semplificato). Parla diretto alla crisi didattica e all’educazione.
Silvio Danese
Titolo originale: La mélodie
Nazione: Francia
Anno: 2017
Genere: Drammatico
Durata: 102′
Regia: Rachid Hami
Cast: Kad Merad, Samir Guesmi, Alfred Renely, Jean-Luc Vincent, Tatiana Rojo, Slimane Dazi, Corinne Marchand, Constance Dollé, Sofiene Mamdi Jean-Luc Vincent, Mathieu Spinosi, Ginger Romàn