La mandragola, l’erotismo secondo Lattuada


A cura di Gordiano Lupi

La mandragola (1965) è una commedia di Niccolò Machiavelli, rivista e modernizzata per il cinema da Alberto Lattuada, con la collaborazione di Luigi Magni e Stefano Strucchi. Fotografia di Tonino Delli Coli, scenografie di Carlo Egidi, costumi di Danilo Donati. Esterni girati a Urbino. Interpreti principali sono Rosanna Schiaffino, Philippe Leroy e Totò, ma ricoprono ruoli di un certo peso Romolo Valli, Jean-Claude Brialy, Nilla Pizzi, Jacques Herlin e Mino Bellei. Callimaco (Leroy) si innamora di Lucrezia (Schiaffino) e per diventare suo amante sfrutta l’ingenuità del marito (Valli) e il desiderio frustrato di avere un figlio. Il piano elaborato dal giovane consiste nel fingersi medico e prescrivere alla bella moglie del notaio un infuso a base di mandragola, radice capace di guarire la sterilità di una donna, ma letale per il primo uomo che abbia rapporti con lei. Non è niente vero, ma il marito ci crede, il finto medico somministra alla paziente una tisana di vino rosso e cannella, si traveste da rozzo popolano e si fa catturare dal marito per finire nel letto della moglie. Donna Lucrezia apprezza le doti di amante del giovane, passa tutta la notte con il bel Callimaco e – una volta scoperto l’arcano – decide di assumerlo come medico personale per godere a lungo dei suoi servigi amatori. La pellicola è interessante da un punto di vista erotico, “mette in scena la filosofia di un libertino che contrasta superstizione e bigottismo” (Mereghetti), ma soprattutto rappresenta la filosofia di Lattuada attualizzata al 1500. Rosanna Schiaffino è la protagonista assoluta da un punto di vista erotico, i suoi nudi sono frequenti ma molto censurati, così come è interessante il ruolo di Totò nei panni dell’ipocrita frate Timoteo, che aiuta Callimaco a mettere in pratica il suo obiettivo.
La madragola è un decamerotico colto ante litteram, per meglio dire è un precursore del sottogenere, contiene in nuce tutti gli elementi che saranno volgarizzati da pellicole girate in pochi giorni e con mezzi ridotti. Abbiamo il marito sciocco e cornuto, il furbo giovanotto che insidia la bella moglie, le grazie discinte di donne disponibili e il tono farsesco che permea l’intero lavoro. Il film anticipa la commedia sexy, citiamo la sequenza girata nelle terme con un gruppo di uomini che paga un biglietto per guardare le donne seminude da fori praticati in una parete divisoria. Rosanna Schiaffino è bellissima e solare, spesso inquadrata in pose sensuali, seminuda, di spalle, coperta da rapidi asciugamani e da una macchina da presa che la riprende solo in zone consentite. Molte le sequenze calde, sforbiciate dalla censura ma reinserite nella copia restaurata, come la parte in cui il marito cerca di curare la sterilità della moglie con pietre caldissime posizionate sul ventre. Per i tempi bigotti insistere su gambe, ombelico, fianchi e parti intime di una donna era il massimo dell’erotismo.

Gordiano Lupi
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