Sinossi
«A raggia, Frank, ti consumerà per tutta la vita»… «Frank lo vuoi capire o no? È cambiato tutto. Tu sei un lupo ferito in un mondo di agnelli feroci. Ti sbraneranno… Cazzo, Frank, ma mi ascolti o no?» Frank non ascoltava. Si alzò, le diede un bacio sulla guancia e andò via.
La Genovese era venuta proprio bene. La sua vita no. Il cuoco non era stato bravo con i tempi di cottura, si era distratto nel combinare i vari sapori. La sua vita era venuta proprio una chiavica. Frank aveva perso. Ma questa volta, no. Questa era la notte della sua ultima vittoria.
Frank ha un nome straniero, ma è italianissimo, un figlio del Sud. Da subito capisci che è un fuoriposto, uno che naviga proprio male nelle acque del mondo di oggi. Giornalista da una vita, è da sempre costretto a raccontare i personaggi della ridicola commedia italiana. Quelli che affollavano il mondo dorato della sua “direttora”, grandissima animatrice dei salotti dove si decidono fortune e carriere, e che il potente segretario del partito aveva voluto al comando della sgangherata nave del giornale. Oppure Pellegrino Diotallevi, in arte Pel. Un pezzo di malacarne che aveva fatto i soldi con le macchine usate a Durazzo e con la monnezza che importava dall’Italia, ed era riuscito in un’impresa unica: fottere ai poveri la loro fame e trasformarla in un business.
Frank, divorato dalla raggia – la rabbia, nel suo dialetto – è stato sempre un uomo contro. Perché il suo mondo era un altro. Quello di Peppino Matarazzo, di mestiere edicolante, che gli insegnò ad amare i giornali e da morto volle che lo scemo del paese gli cantasse in chiesa Bella ciao. Il suo mondo era quel vecchio professore di violino incontrato sulle rive di un fiume a Prizren, in Kosovo. Il maestro elementare di quel piccolo borgo sullo Jonio che spendeva i pochi soldi dello stipendio per i libri e per alimentare la sua idea di comunismo. Oppure Peppino Gagliardi, che non vinse un Festival di Sanremo per colpa di una censura scandalizzata da un culo americano e procace. Insomma, gli sconfitti pieni di dignità e umanità che aveva incontrato nella sua vita.
Romanzo fatto di personaggi e luoghi, La Genovese ha per vero co-protagonista un Sud più immaginario che reale. Cambiano le epoche, i tempi della vita e della Storia si sovrappongono fino a mescolarsi, sempre accompagnati da suoni, odori e sensazioni precise ed evocative.
Come il sapore di quella Genovese che dà il titolo al libro. «La Genovese era così, come una bella donna portatrice di una naturale bellezza. Si chiama Genovese ma a Genova non sanno neppure cos’è». Se non siete napoletani e non sapete chi o che cosa sia, la risposta è nelle pagine finali.
Titolo: La genovese
Autore: Enrico Fierro
Prezzo copertina: € 17.00
Editore: Compagnia Editoriale Aliberti
Data di Pubblicazione: ottobre 2017
EAN: 9788893231961
ISBN: 8893231964
Pagine: 160
Enrico Fierro (Avellino, 23 novembre 1951) è un giornalista e scrittore italiano. Scrive per «il Fatto Quotidiano», ha collaborato con «La Voce della Campania», «Dossier Sud», «L’Espresso», «Epoca». È stato inviato speciale de «l’Unità». Per la pubblicazione del volume La santa. Viaggio nella ‘Ndrangheta sconosciuta, assieme a Ruben H. Oliva, ha ricevuto il Premio “Globo d’Oro” 2007-2008, il Premio “Paolo Borsellino” 2007 e il Premio “Itaca” 2008. È autore inoltre di Dieci anni di potere e terremoto (1990) e O ministro. La Pomicino story (1991), scritti con Rita Pennarola e Andrea Cinquegrani; E adesso ammazzateci tutti (2005), Ammazzàti l’onorevole (2007). Per il teatro ha curato testo e regia di O cu nui o cu iddi con Laura Aprati.