Kriss Kristofferson nato nel 1936, esordisce nei primi anni ’70 con un bellissimo album “KRISTOFFERSON” (Monument Records Corp., 1970) ristampato diversi anni fa su etichetta Columbia. In seguito ha mischiato la sua carriera alternandosi tra attore e cantante, realizzando albums discreti, alcuni ottimi. Ha inciso molti album anche insieme a Johnny Cash, Willie Nelson e Waylon Jennings, a nome di HIGHWAYMEN: ricordo l’ottimo “THE ROAD GOES ON FOREVER” (Liberty Records, 1995) da poco ristampato con diverse bonus tracks. Cito anche un album insieme a Rita Coolidge a nome KRIS & RITA: “BREAKAWAY” (Monument Records Corp., 1974), anche se non si tratta di un capolavoro. THIS OLD ROAD, l’ultimo album che andiamo ad esaminare è composto da 11 canzoni scritte per intero dall’autore stesso Kris Kristofferson. E’ un album prevalentemente acustico intenso, a tratti epico, a tratti emozionante. Concordo con chi considera queste ultime canzoni destinate “a restare nella memoria e a resistere alle scalfitture del tempo”. Tra queste ci sono anche canzoni fiere, eleganti con riferimenti al passato e al presente, sia nei testi che nella musica. Parlano di politica e di avvenimenti che riguardano l’autore stesso. L’album è stato prodotto da Don Was. Non mi è mai piaciuto particolarmente, perché spesso ha appesantito il sound di molti altri albums da lui stesso prodotti. Ma in questo album ha fatto davvero un buon lavoro parco nel suono e per nulla ingombrante. Nelle canzoni si sente la sua impronta. Partecipano a questo progetto, lo stesso Don Was al pianoforte e al basso acustico; l’onnipresente Jim Keltner alla batteria; Stephen Bruton alla chitarra, mandolino e alle harmony vocal; Kris Kristofferson alla voce, chitarra e armonica. Ma passiamo ora alle canzoni. THIS OLD ROAD. Dà il titolo anche all’album stesso. Ha una melodia molto bella, che cattura già dal primo ascolto. Una ballata acustica molto ispirata per voce e chitarra. PILLGRIM’S PROGRESS. Secondo brano acustico. Andamento country-folk. Cantato con voce secca e profonda di Kris Kristofferson. Molto emozionante. THE LAST THING TO GO. Inizio parlato, come se fosse una prova in studio. Dopo una manciata di secondi, il brano parte a tempo di valzer. Si tratta di una ballata acustica di stampo classico, con sfumature di western music. Rievoca persone e momenti di vita. WILD AMERICAN. E’ una canzone dedicata a quei cantautori che combattono per i diritti civili, cantano a favore della libertà. Kris Kristofferson cita nella canzone Steve Earle, John Trudell, Willie Nelson. E’ un brano davvero intenso e profondo. IN THE NEWS. E’ una canzone suggestiva e coinvolgente: è una ballata lenta, a tratti sofferta e a tratti pastorale. THE BURDEN OF FREEDOM. E’ un inno. Una acoustic folk ballad di protesta contro il governo Bush. Andamento lento e marziale. L’armonica suonata da Kris Kristofferson fa da contorno ad una canzone direi epica. CHASE THE FEELING. E’ un brano elettro-acustico dall’andamento blues, che si differenzia dalle altre. Ottimo arrangiamento e interpretazione dell’autore. HOLY CREATION. Si ritorna alle atmosfere acustiche dell’album. E’ una ballata acustica a tempo di valzer. Sembra di ascoltare vecchie folk song dei primi anni ’60. Una ballata di grande spessore. THE SHOW GOES ON. Si tratta del secondo brano con svisate blues, ma più acustico. E’ un brano meno suggestivo degli altri, ma si ascolta con piacere. THANK YOU FOR A LIFE. Si tratta di una ballata di stampo classico. Profuma di passato, ma non risulta affatto datata. Riesce a dare brividi ed emozioni. FINAL ATTRACTION. L’introduzione è lenta e acustica, ma man mano che il brano cresce diventa elettrico. Kris Kristofferson elenca tutti i suoi artisti, i suoi miti di sempre: Janis Joplin, Hank Williams, Waylon Jennings, John Lennon, Lezy Frizzel, Roger Miller, Jimi Hendrix, Mickey Newbury, George Harrison, e altri. E’ una canzone che parla del rapporto tra artista e pubblico. Molto bello. E’ un disco di altri tempi tra folk songs e alcuni folk-blues che riesce ad emozionare. Bella anche la copertina e il retrocopertina virate seppia dove ritraggono l’autore su una spiaggia, un cielo esteso che termina incrociandosi col mare creando un orizzonte suggestivo.
Samuele Romano